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 2011  giugno 02 Giovedì calendario

CONTROLLORI CHE RESTANO IN FUORIGIOCO - I

controlli sono laschi, troppo rilassati, inadeguati. Tra spese senza freno causate dalla bulimia pallonara dei presidenti e bilanci che vanno a picco, la catastrofe finanziaria del calcio rivela anche il fallimento del sistema dei controlli. Le squadre di calcio sono organizzate come società per azioni, alcune anche quotate in Borsa. S ono guidate da consigli di amministrazione tenuti a presentare rendiconti annuali e infrannuali, sottoposti al controllo dei collegi sindacali, delle società di revisione e della Federcalcio, attraverso la Covisoc. È la commissione, detta la Consob del calcio, cui «è attribuita una funzione di controllo sull’equilibrio economico-finanziario» delle società di calcio.
La Covisoc ha diritto di vita e di morte. Se i conti non sono in regola, può infliggere punti di penalizzazione, inibire l’attività sul calciomercato, perfino proporre al consiglio federale l’esclusione di una squadra dal campionato. Ma la sanzione più grave non viene quasi mai applicata, se non a chi sia caduto in disgrazia, come avvenne per la Fiorentina di Vittorio Cecchi Gori. Il presidente della Covisoc è Cesare Bisoni, docente di economia delle aziende di credito all’università di Modena e Reggio Emilia. È stato sindaco supplente in Banca d’Italia, è sindaco di Unicredit. Fu nominato nel 2003 da Franco Carraro, dopo lo scandalo delle false fidejussioni con le quali l’As Roma era stata iscritta al campionato. In questi anni però la Covisoc ha potuto fare ben poco per rimediare all’anarchia finanziaria. Emblematico il caso dell’estate 2006, quando i club in difficoltà escogitarono la cessione a se stessi del loro marchio, rivalutandolo, per far emergere plusvalenze, in realtà fittizie, in modo da coprire le perdite maturate negli anni precedenti che, con la legge salvacalcio del 2003, erano state spalmate su dieci esercizi. Ma la Ue era intervenuta, obbligando ad assorbire il deficit al massimo in cinque anni.
La Covisoc provò a neutralizzare l’operazione sui marchi, chiedendo una ricapitalizzazione per almeno 300 milioni a Inter, Milan, Roma, Lazio e altri club minori. Ma tutto finì in una bolla di sapone. I presidenti se la cavarono con pochi spiccioli: 20 milioni di ricapitalizzazione per l’Inter di Massimo Moratti oltre al congelamento di altri 20 milioni del calciomercato, ancora meno il Milan di Silvio Berlusconi.
Gli altri componenti della Covisoc sono Domenico De Leo, Giorgio Donna, Bruno Rossignoli e Marco Cardia, entrato quando il padre Lamberto era ancora presidente della Consob.
Nel mondo omertoso e di ammiccamenti del calcio miliardario, la Covisoc non può dare pubblicità ai conti delle squadre. Ad eccezione dei tre club quotati, Juventus, Lazio e Roma, obbligati a fornire tempestivi rendiconti ogni tre mesi, i bilanci delle altre squadre in alcuni casi non sono disponibili nella banca dati del Cerved fino a 8-9 mesi dopo la fine dell’esercizio.
Tra i professionisti che non sono stati al gioco suicida Angelo Provasoli, ex rettore della Bocconi. Nel 2003 rifiutò l’incarico di Moratti di fare la perizia per la svalutazione dei calciatori per la legge salvacalcio, perché la legge era stata bocciata dall’organismo italiano di contabilità, di cui era presidente. La perizia per Moratti fu poi affidata a Luigi Borrè. Quella del Milan a Paolo Jovenitti. Ma il primo a occuparsi delle svalutazioni è stato Giovanni Fiori per la Lazio. Docente alla Luiss, Fiori è da qualche anno sindaco effettivo della Banca d’Italia. La perizia per la Roma è stata fatta da Tiziano Onesti, che poi è stato anche sindaco dell’Eni ed è nel cda dell’Espresso. Di certo i conti sono in profondo rosso. Eppure nei collegi sindacali, di tre componenti, non mancano professionisti di rango. In quello dell’Inter, presieduto da Giovanni Luigi Camera, c’è Fabrizio Colombo, partner dello studio Vitali, Romagnoli, Picardi e associati, lo studio fondato da Giulio Tremonti. Il fratello, Paolo Andrea Colombo, neopresidente Enel, è stato sindaco dell’Inter, ora ne è supplente. Il collegio sindacale del Milan è presieduto da Francesco Vittadini, che è sindaco di Mediaset, quello della Juventus da Paolo Piccatti, che è anche sindaco di Exor.