Il fatto del giorno
di Giorgio Dell'Arti
Ieri Fini ha nuovamente attaccato Berlusconi (Roma, teatro Adriano: incontro con i comitati promotori di Futuro e Libertà nel Lazio). Però con una certa prudenza. Sul caso Ruby, che sembrerebbe scuotere il governo dalle fondamenta, il presidente della Camera ha detto quanto segue: «È una storia che sta facendo il giro del mondo e mette l’Italia in una condizione imbarazzante. Sono amareggiato dalle ultime vicende politiche di cui sarebbe meglio non parlare. L’Italia merita un biglietto da visita migliore … una brutta pagina per il nostro Paese … Quello che posso dire è che il punto sul quale il premier deve fare assoluta chiarezza è uno solo: se effettivamente, come appare da alcuni verbali, c’è stato o meno un intervento diretto presso la questura di Milano per evitare che la ragazza marocchina fosse affidata a una comunità. Intendo che si verifichi se c’è stato un intervento atto a modificare la prassi e il rispetto delle regole. È una questione di estrema delicatezza anche perché è stato detto che Ruby fosse parente di uno statista». Si è trattenuto, quindi, anche se ha aggiunto: «Quando è scoppiata la vicenda ero dalla Merkel, potete figurarvi i commenti».
• Avrebbe potuto dire di più?
La telefonata è assodata, il testo integrale tra virgolette è stato pubblicato sabato dal Corriere della Sera, e non è stato smentito: «Dottore, volevo confermare che conosciamo questa ragazza - dice Berlusconi al capo di gabinetto della questura di Milano, dottor Pietro Ostuni - ma soprattutto spiegarle che ci è stata segnalata come parente del presidente egiziano Mubarak e dunque sarebbe opportuno evitare che sia trasferita in una struttura di accoglienza. Credo sarebbe meglio affidarla a una persona di fiducia e per questo volevo informarla che entro breve arriverà da voi il consigliere regionale Nicole Minetti che se ne occuperà volentieri». È probabile che il presidente della Camera – terza carica dello Stato – non voglia e non possa far dichiarazioni basandosi su uno scoop. È sensato ritenere che aspetti la relazione di Maroni mercoledì alla Camera. Ieri il ministro dell’Interno ha detto che la polizia ha seguito, nel caso di Ruby, la prassi costante e che non ci sono state irregolarità. Una circostanza che viene smentita dai giornalisti. L’Ansa ha confermato che il pubblico ministero di turno in quel momento – dottoressa Anna Maria Fiorillo – aveva ordinato che la ragazza venisse identificata con un documento certo (per la questione Mubarak) prima di un eventuale affido, comunque non ancora consentito. Il documento non c’era, lo avevano promesso dalla Sicilia il giorno dopo e, in realtà, non è mai arrivato. Sempre i giornali sostengono – senza essere smentiti – che la Nicole Minetti, affidataria, uscita fuori della questura spedì Ruby a casa di un’amica, guardandosi bene dal portarsela a casa e mancando quindi all’impegno preso. Più di un’irregolarità, si direbbe, su fatti che, a livello giornalistico almeno, sembrerebbero piuttosto indiscutibili.
• Su che cosa ha attaccato Fini, allora?
Fini non vuole che il Fli provochi la caduta del governo su questioni scandalistiche, tipo Ruby. Desidera che, casomai, il divorzio definitivo, col passaggio di Fli al voto contrario, avvenga su questioni del dovuto spessore. L’offensiva di ieri si è basata sul giudizio pesante dato l’altro giorno dalla Marcegaglia. Fini: «C’è un paese fermo e un paese dilaniato da mille polemiche, Emma Marcegaglia ha drammaticamente ragione … L’Italia deve affrontare un’emergenza di tipo sociale che ogni giorno di più morde … Gli amici del Pdl devono smetterla di dire che la colpa di tutti i problemi è dei giornali, della sinistra o della magistratura … Interdizione sulle leggi che servono unicamente Berlusconi? Sì».
• L’ago della bilancia sembra Bossi.
Sì, è vero. La Lega ha tre strade: continuare a sostenere Berlusconi, sfilarsi e lasciare che gli altri facciano un governo tecnico fidando che non dureranno più di un paio di mesi, sedere al tavolo del governo tecnico per completare il federalismo. In questo momento Bossi sembrerebbe orientato a imboccare – casomai – la seconda strada. Capiremo meglio proprio dal discorso di Maroni, mercoledì alla Camera.
• Che problema c’è a sedersi al tavolo dove si discuterà il governo tecnico, magari ponendo come condizione che si completi il federalismo?
Con chi si presenterebbe alle elezioni, poi, la Lega? Con il Pd?
• Cioè, il problema è la debolezza del Pdl?
Proprio così. Un’altra via sarebbe quella di persuadere Berlusconi a occuparsi del partito e continuare l’esperienza del centro-destra con un altro presidente del Consiglio. Se ne parla, ma per ora è fantapolitica. [Giorgio Dell’Arti, Gazzetta dello Sport 1/11/2010]
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