Mario Gerevini, Corriereconomia 1/11/2010, 1 novembre 2010
I TROPPI FORZIERI DI FRANCESCO B. CALTAGIRONE
Adesso che è scoppiata la grana giudiziaria del porto turistico d’Imperia si sente perfino dire che l’ex ministro Claudio Scajola (62 anni) è socio occulto di Francesco Bellavista Caltagirone (70). La chiacchiera non ha alcuna sostanza, ma è alimentata dal fatto che il gruppo Acqua Marcia, pur avendo tutte le sue attività in Italia, è controllato da una struttura di holding che fa il giro dell’Europa centrale, sponda ai Caraibi per finire ( si presume) in mezzo al Mediterraneo, a Malta.
Un pletorico e poco trasparente sistema di scatole (e schermi) cinesi che nasconde il mistero di una piccola parte di capitale tuttora senza nome.
Il gruppo, si è sempre detto, fa capo alla famiglia di Francesco Bellavista Caltagirone, il costruttore, immobiliarista e finanziere con molti interessi in Liguria, terra di Scajola. Il Porto d’Imperia spa (33% Acqua Marcia, 33% comune, 33% imprenditori locali tra cui Beatrice Cozzi Parodi, 40 anni, compagna di Caltagirone) ha l’appalto per costruire il porto turistico del capoluogo, quasi concluso. La Procura ha aperto un’inchiesta sulla realizzazione del porto, Scajola e Caltagirone sono tra gli indagati.
Al di là delle chiacchiere viene da chiedersi, piuttosto, chi sia quell’avvocato svizzero che da anni ha un ruolo centrale e decisivo in tutta la catena proprietaria del gruppo Bellavista Caltagirone, comprese le più defilate holding off shore. È di Lugano era entrato anni fa, si disse, come investitore. Per conto proprio o conto terzi non si è mai capito. Si chiama Filippo Dollfus de Volckersberg. È un professionista dei paradisi fiscali, uno degli uomini forti della luganese Corner Banca, in passato fu amministratore di Helios Holding e Cibiemme, società quotate del discusso finanziere Carlo Corba Colombo. Dollfus ha anche appena comprato (per sé o per altri?) un terreno incolto in Sardegna ad Arzachena, 6 km da Porto Cervo.
Risaliamo il «fiume» della proprietà
Livello 1: Roma
Centoquaranta anni di storia, la «Società dell’Acqua Pia Antica Marcia» nacque con l’obiettivo di riportare a Roma l’antica Acqua Marcia il cui approvvigionamento fu interrotto dall’invasione dei Goti nel 537 d.C. È la più vecchia immobiliare italiana. Dal ’ 94 il presidente è Caltagirone che l’ha rilevata da Vincenzo Romagnoli con l’appoggio finanziario del San Paolo di Torino e l’intervento dello svizzero Filippo Dollfus. Quotata in Borsa dal 1973 è stata delistata nel 2006 ma ha ancora circa 150 piccolissimi soci. Opera in cinque settori: finanziario (per esempio la quota dell’1,77% in Cai-Alitalia), immobiliare, turistico (sei grandi alberghi siciliani, il cinque stelle Molino Stucky a Venezia, ecc.), aeroportuale ( Ata-Linate), porti turistici. Nel 2009 il fatturato è calato a 259 milioni contro 302 del 2008; 0,4 milioni l’utile. Gli attivi sono saliti da 1,5 a 2 miliardi, i debiti bancari a 950 milioni, ma in gran parte sono mutui ipotecari.
Livello 2: Lussemburgo
Il controllo diretto di Acqua Marcia spa è da 15 anni in Lussemburgo attraverso due holding in cui è immancabilmente presente lo svizzero Dollfus, membro del consiglio di amministrazione anche dell’italiana. Da poco è stata creata una finanziaria satellite ( Acqua Marcia Finance) con Dollfus alla guida.
Da poco più di un anno, tuttavia, è stata messa in liquidazione la Gedeam Investment che fu la porta d’ingresso di Caltagirone nell’impero traballante di Romagnoli. E chi è il liquidatore? Un ragioniere di Imperia? Un commercialista lussemburghese? No, una società di Tortola, Isole Vergini Britanniche ( Bvi), Caraibi: la Aronfield Finance. «Si tratta di un accorciamento della catena di controllo » , dicono fonti del gruppo.
Probabilmente anche la Gedeam Tourism (Dollfus c’è), intestataria di un aereo, è della famiglia Acqua Marcia, senonché una società di Curaçao, la Eurofinance, ha rilevato il 100% del capitale convertendo un credito da 5 milioni. Un’altra divagazione off shore . Come quella della famosa estate 2005 delle scalate bancarie: finanziata dalla Bipielle Suisse comparve la Maryland delle Bvi (Dollfus era il presidente) con un pacco di Antonveneta.
Livello 3: Curaçao
Fedorex è uno snodo misterioso. È una finanziaria delle Antille Olandesi e possiede il 95% della Gedeam Lussemburghese. Dunque qui si inserisce un socio misterioso che ha il 5% del gruppo. Alla fine degli anni ’90 Fedorex possedeva quote in un’immobiliare romana da cui poi è uscita. Chi la gestisce? Ovvio, Filippo Dollfus, insieme a un altro fiduciario svizzero-ticinese, Gabriele Bravi.
Livello 4: Liechtenstein
Si sa quanto Vaduz sia impenetrabile. Qui ha sede l’«anstalt» del gruppo. La forma giuridica garantisce massima riservatezza. Fino a quattro anni fa l’anstalt deteneva il 95% di Fedorex, poi il 5% è stato acquisito. Da chi? «Non siamo a conoscenza dell’informazione — è la risposta ufficiale del gruppo —. La Fedorex non è obbligata alla tenuta di un libro soci». Strana lacuna per chi dichiara che il 100%, dall’alto in basso, è in mano alla famiglia Bellavista Caltagirone.
Livello 5: Malta
The Ignazio Caltagirone Trust è la «fonte» della proprietà. Il trust è un istituto giuridico che in genere ha lo scopo di preservare un patrimonio familiare. La sede è a Malta. Il trustee , cioè il gestore, è Gabriele Bravi. I beneficiari «sono i componenti del gruppo familiare dell’Ing. Francesco B. Caltagirone — dicono dagli uffici del gruppo —. Nessuno detiene una quota pari o superiore al 25% del trust ». Ma chi è il settlor , ovvero il disponente, colui ( anche persona giuridica) che si è «spogliato» del patrimonio conferendolo nel trust? « Nell’atto costitutivo del Trust — è la risposta di Acqua Marcia — non è indicato il settlor , il dato non è obbligatorio e non è stato riportato sull’atto costitutivo». Dunque non si sa.