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 2010  novembre 01 Lunedì calendario

Il vero potere è calcolare velocemente - Giovedì scorso a Tianjin, una metropoli di 12 milioni di abitanti nel Nord-Est della Cina con non trascurabili tracce della ottocentesca presenza italiana, Tianhe-1A è diventato il più veloce calcolatore del mondo

Il vero potere è calcolare velocemente - Giovedì scorso a Tianjin, una metropoli di 12 milioni di abitanti nel Nord-Est della Cina con non trascurabili tracce della ottocentesca presenza italiana, Tianhe-1A è diventato il più veloce calcolatore del mondo. Tianhe-1A, infatti, grazie a oltre ventimila microprocessori connessi in maniera innovativa, ha iniziato a effettuare più di due milioni di miliardi di operazioni al secondo, circa il 40% in più del precedente campione, un calcolatore americano ospitato in un laboratorio del governo Usa in Tennessee. Non è la prima volta che la supremazia americana nel supercalcolo viene sfidata. Era già successo nel 2002 quando i giapponesi avevano inaspettatamente prodotto un supercalcolatore nettamente più veloce del campione americano dell’epoca. Il successo giapponese non era però durato a lungo: già nel 2004 cospicui finanziamenti governativi avevano riportato gli Usa in prima posizione. Ora la nuova sfida, questa volta da parte della cinese Università Nazionale di Tecnologia per la Difesa. È probabile che anche questa volta gli Usa, che ospitano più della metà dei 500 più veloci supercalcolatori al mondo contro gli appena 24 della Cina, recuperino rapidamente il titolo. Sia per motivi scientifici - le sfide sono spesso utili per portare avanti ricerche che altrimenti verrebbero condotte più lentamente, nonché per attrarre le migliori menti - sia per motivi simbolici: nell’età della conoscenza, infatti, possedere il più veloce elaboratore del mondo ha un valore difficile da quantificare, ma comunque non trascurabile. Ci sono però anche motivi molto pratici per avere a disposizione le migliori capacità di supercalcolo possibili. I supercalcolatori sono, infatti, strumenti di notevole utilità in numerosi settori nei quali è essenziale elaborare grandi quantità di dati, come gli studi sul riscaldamento globale, le previsioni meteorologiche, la ricerca di idrocarburi, analisi finanziarie in tempo reale, ricerche molecolari, simulazioni militari e altro ancora. Chi dispone dei calcolatori più veloci arriva prima al risultato, acquisendo così un vantaggio competitivo rispetto agli altri. Tuttavia, dovremmo prestare attenzione non solo a fuoriserie come Tianhe-1A, ma anche alle incarnazioni più prosaiche ma non meno importanti del supercalcolo, ovvero le «fattorie web» («web farms», in inglese). Dietro, infatti, alle risposte fulminee di motori di ricerca come Google o Bing, agli scorrevoli carrelli di negozi online come Amazon o Yoox, e dietro a molti altri servizi online, ci sono gigantesche «fattorie» di migliaia e migliaia di computer e di dischi fissi a basso costo abilmente connessi fra loro. Sono «fattorie» che possono arrivare a estendersi su spazi equivalenti a venti campi di calcio, che consumano energia come cittadine di medie dimensioni, e con costi di realizzazione che possono arrivare al miliardo di dollari. È in queste «fattorie» che si stanno concentrando, per motivi economici, non solo i servizi di numerose aziende, ma anche i documenti di molti di noi, attratti dalla comodità di avere, spesso gratuitamente, accesso ai nostri dati da ovunque ci troviamo, senza doverci preoccupare di fare copie di sicurezza o di effettuare altre attività di manutenzione. Dopo oltre tre decenni di decentralizzazione molto spinta di potenza di calcolo, dati e software in centinaia di milioni di computer sparsi nelle case e negli uffici di tutto il mondo e sotto il diretto controllo di tutti noi, è dunque in atto un poderoso processo di centralizzazione. Nelle mani degli utenti continueranno a esserci terminali sempre più potenti e intuitivi, ma anche sempre più dipendenti dalla loro connessione con alcune, poche grandi «nuvole» (il termine spesso usato in questo contesto è infatti «cloud computing») situate per lo più in altri Paesi, se non in altri continenti, e quindi soggette a norme diverse dalle nostre. Non è, quindi, infondato aspettarsi che nei prossimi anni sentiremo parlare più spesso di «fattorie web» e di «cloud computing» più che dei pur importanti Tianhe-1A e fratelli. La concentrazione di potenza di calcolo e di immagazzinamento dati, infatti, sarà presto, se non lo è già adesso, uno dei principali fattori della geopolitica del XXI secolo.