Marco Alfieri, La Stampa 1/11/2010, pagina 1, 1 novembre 2010
Molise, campione degli sprechi d’Italia (3 articoli) - Ha il numero più alto di dipendenti regionali in rapporto agli abitanti: 2,79 ogni mille abitanti (Lombardia 0,39 - Veneto 0,59 - Lazio e Emilia Romagna 0,64)
Molise, campione degli sprechi d’Italia (3 articoli) - Ha il numero più alto di dipendenti regionali in rapporto agli abitanti: 2,79 ogni mille abitanti (Lombardia 0,39 - Veneto 0,59 - Lazio e Emilia Romagna 0,64). Conta 27 dirigenti regionali ogni mille abitanti (la Lombardia soltanto 3). Costo di funzionamento della Regione: 171 euro l’anno pro capite (media nazionale: 93). Il 30,3% dei tributi locali finisce in stipendi al personale. In Lombardia la quota è del 2,1% . Ha il record di dipendenti dello stato centrale: 42,6 ogni mille abitanti, seconda solo al Lazio (54,1% ma qui ci sono i ministeri). C’è un dipendente pubblico ogni 350 abitanti (la media nazionale è uno ogni mille). Ha il record per la spesa in diarie e stipendi dei consiglieri regionali: 10,27 euro a carico di ogni abitante contro 1,06 della Lombardia 1,29 del Veneto 1,43 del Lazio 1,49 dell’Emilia. C’è un consigliere regionale ogni 10.700 abitanti; in Emilia Romagna uno ogni 83.751; in Campania uno ogni 96.484 e in Lombardia uno ogni 118.440. Con 10.250 euro lordi al mese un semplice consigliere regionale del Molise guadagna più del presidente francese Sarkozy (6800 euro). Al Molise lo stato centrale trasferisce più di mille euro pro capite contro i 243 euro della media italiana. *** Molise, sul regno dorato lo spreco non tramonta mai - Sul regno di Michele Iorio non tramonta mai il sole», ironizzano i detrattori. I possedimenti immobiliari della regione spaziano da Campobasso, a Roma (due sedi in via del Pozzetto e via Nomentana), al villino di rappresentanza di Bruxelles (554 mq nella centralissima Rue de Toulouse), fino alla «Casa Molise» di Moron (Buenos Aires), la dependance argentina inaugurata nel settembre 2008 con un viaggio costato alle casse regionali la bellezza di 80 mila euro. La flotta presidenziale invece era pronta in rada al porto di Termoli: una nave/jet da 8,5 milioni acquistata per collegare la cittadina adriatica con i dirimpettai ex jugoslavi. Peccato che la scelta diretta del partner senza gara pubblica sia stata irregolare. Aliscafi Snav ha fatto ricorso e ha vinto. Frustrando i sogni di gloria del presidente armatore. Michele Iorio da 10 anni è il vicerè immaginifico del piccolo Molise (320 mila abitanti, un quartiere di Roma), la regione più sussidiata d’Italia. Anche se il suo potere camaleonte affonda al principio dei Novanta: prima sindaco di Isernia, il suo feudo, poi assessore regionale in quota centrosinistra, poi il ribaltone, la sconfitta in regione, una fugace apparizione in senato, il ricorso, e il rivoto vittorioso nel 2001 a capo di una coalizione berlusconiana, ma sempre con una avvertenza: in Molise Iorio è Iorio, non certo un di cui del premier. Potere e consenso conquistato con capacità chirurgica, clientela su clientela. Si potrebbero scrivere interi libri sull’epopea di questo medico di provincia fattosi in poco tempo monarca assoluto dell’ex contado del Molise, staccatosi nel 1963 dagli Abruzzi nell’illusione di farsi mantenere in eterno. L’anno scorso c’ha pensato Vinicio D’Ambrosio («Il regno del Molise», edizioni il Chiostro). Il suo è un documento pieno di fatti e cifre, sprechi e scandali, mai smentiti dai protagonisti ma nemmeno ripresi dai media locali: «semplicemente snobbato, un muro di gomma», commenta amaro D’Ambrosio. Per capire il Molise basta un numero: articolo 15. Lo chiama così chi prova a mettere in fila il sistema Iorio. Una tecnica nata dopo il «terremotino» del 2002. Il sisma colpisce 14 paesi vicini a Campobasso ma il presidente riesce ad estendere lo stato di calamità a tutta la provincia. Lo stesso farà qualche mese dopo con l’alluvione che colpisce il Basso Molise: emergenza spalmata su tutta la regione. Nel frattempo da duplice commissario straordinario (terremoto e alluvione) il presidentissimo lavora al suo capolavoro: un programma pluriennale (votato con delibera nel giugno 2004 e istituito ex art 15) per rilanciare il sistema socio-economico della regione colpito. Un pacchetto omnibus su cui fa convergere un miliardo di euro di risorse. Da quel giorno non c’è comune, impresa, famiglia molisana che non ne sia stata beneficiata: le piazze dei paesi rifatte, le scuole di musica, il museo del profumo, la sanità foraggiata (vedi articolo a fianco) il parco sentimentale, le consulenze d’oro e le assunzioni attraverso le controllate regionali, l’università, la Camera di commercio, i centri per l’educazione ambientale o Sviluppo Italia Molise. Fondi per le calamità usati per oliare il consenso e costruire clientele. Un miliardo gestito in house su cui la magistratura contabile chiede lumi da tempo e che ha finito per dopare un’intera economia già in difficoltà, dal pastificio La Molisana allo zuccherificio di Termoli all’ex impero Ittierre in amministrazione straordinaria. Lasciando il piccolo Molise in balia della bolla edilizia e dell’impiego pubblico. Economia assistita più che produttiva. Con questo metodo clientelare, nel 2006 Iorio non rivince le elezioni, trionfa. Lo stuolo di auto blu e di carte di credito per dirigenti ed assessori, il personale in eccesso, la nuova facoltà di medicina aperta nel 2006 (a pochi metri dalla Cattolica), i viaggi all’estero (tipo per le olimpiadi del formaggio in Svizzera), le 18 commissioni consiliari tra ordinarie e speciali (ce n’è una sulla influenza suina) e una regione merchant bank che si occupa di produrre polli e zucchero, sono paradossalmente la sua forza. «Finché Berlusconi lo copre per via del voto regionale nel 2011, Iorio resta a galla ma le vacche grasse sono finite», ragiona Peppino Astore, senatore molisano ex Idv oggi nel gruppo Misto. «Per questo sta provando a dare la colpa al governo centrale che taglia i trasferimenti e lo mette sotto accusa per il deficit sanitario. Fa la vittima, il leghista al contrario». Sarò dura scalzarlo. La sua è sempre stata una satrapia dolce, costosa ma avvolgente, consensuale, che si è mangiata pezzi di opposizione offrendo posti di sottobosco e che controlla molta stampa locale e soprattutto la tv principe, Telemolise (diretta dalla moglie di Ulisse Di Giacomo, coordinatore regionale del pdl), attraverso il meccanismo della pubblicità istituzionale per la promozione di progetti tipo «albergo diffuso» (306 mila euro di stanziamento nel 2009 più altri 190mila due settimane fa). «Il Molise resta un quartierino asfittico in cui tutti si conoscono e in cui quasi tutti tengono famiglia», prosegue D’Ambrosio. Ad esempio Nicola Passarelli, ex presidente della corte d’appello di Campobasso, appena andato in pensione è stato nominato assessore esterno alla Sanità. Tutto passa in cavalleria perché l’andazzo va bene a molti. «Manca l’autonomia della società civile, attaccata alla sottana di una politica che si è comprata il consenso di tutti», spiega Michele Petraroia, consigliere regionale del Pd. Potere e soldi senza responsabilità. «Solo che oggi con il federalismo fiscale è insostenibile», dice Sergio Sammartino dell’associazione Majella madre. L’ex contado «non ha più i presupposti per restarsene da solo, bello e sussidiato. Produciamo 30 euro su ogni 100 consumati». E’ finita la pacchia. «Meglio tornare con i cugini abruzzesi». Nel frattempo i giovani scappano (il 50% dei laureati) e Campobasso e Isernia sono pieni di torsoli di cemento sconclusionato costruito qua e là, a sfregiare una regione bellissima e selvaggia... Marco Alfieri *** Il vero feudo di Michele Iorio è la sanità. E’ tra i camici bianchi che trae il suo grande consenso. Basti dire che sul totale occupati del Molise gli addetti sanitari valgono il 6,4%, un record secondo solo alla Sicilia. L’Ospedale Veneziale di Isernia per i molisani è semplicemente il nosocomio di famiglia. Il presidentissimo si è addirittura inventato un reparto di neurofisiopatologia per darlo in mano al fratello Nicola, «su cui ha incardinato una stroke unit (a pochi chilometri da quella del centro Neuromed) che costa un milione di euro l’anno senza che l’ospedale abbia le professionalità necessarie a gestire le trombolisi», racconta una bella inchiesta del quotidiano on line Altromolise diretto da Antonio Sorbo. In Chirurgia vascolare lavora invece il figlio Luca, la cui moglie è stata assunta come anestesista. E ancora. Il primario di psichiatria è il dottor Tartaglione, genero di Iorio e marito della sorella Rosetta, responsabile del distretto sanitario di Isernia, nonché assessore in comune. Ma il Veneziale è anche il regno del senatore Ulisse Di Giacomo, coordinatore regionale del Pdl e primario di cardiologia in aspettativa. Al Cardarelli di Campobasso, invece, Iorio ha sdoppiato la chirurgia generale per accontentare gli amici, mentre a Larino e Termoli vige la doppia ostetricia. Una grandeur che produce costi astronomici, mantiene posti letto fuori norma (1.650) disposti su ben 11 strutture (6 pubbliche e 5 private), e alimenta episodi di Parentopoli e corruttela (l’inchiesta Black hole a Termoli). Il buco sanitario in tre anni è arrivato a 90,7 milioni di euro su 550 milioni trasferiti. E dire che il governo Prodi, nel 2007, aveva già ripianato i debiti delle regioni sprecone. Ma Iorio ha afferrato i 405 milioni pro quota, ha firmato la nomina a commissario ad acta, continuando a fare il monarca irresponsabile. Ancora in queste ore, braccato dai tecnici del Tesoro sul piano di rientro, fa melina, nasconde i documenti agli ispettori, non rispetta le scadenze. Leggere i verbali degli ultimi due tavoli tecnici è impressionante e insieme grottesco: sembra una commedia di Eduardo. A Roma Iorio promette di chiudere i tre ospedali di Venafro, Agnone e Larino, ma in casa ferma i motori; accetta il blocco del turnover ma l’altro giorno ha indetto un bando per assumere nuovo personale sanitario; taglia i budget alle due strutture private accreditate a carattere scientifico (la Neuromed di Pozzilli della famiglia del suo grande rivale Aldo Patriciello, europarlamentare Pdl, e la Cattolica di Campobasso) che fanno ricorso al Tar, vincendolo; riduce le sette Asl trasformandole prima in 4 zone sanitarie uguali nel personale e nei budget e poi, dietro la protesta del ministero, obbedisce ma lascia ancora 4 coordinatori di zona. Il massimo del gattopardismo. Nel frattempo il governo centrale ha bloccato l’uso dei fondi Fas per ripianare il debito (concesso a Lazio, Campania e Calabria), imponendo un ulteriore incremento delle addizionali Irpef e Irap. Trentasette milioni di gettito attuale che verrà alzato a 45 per far fronte alla voragine. Per i molisani si passerà dai 274 euro pro capite a 332. Iorio scalcia, minaccia di impugnare le scelte del governo «amico», eppure qualche crepa nel muro si sta aprendo se anche un conterraneo celebre come Antonio Di Pietro, per anni amico (su terremoto e infrastrutture) del presidente nonostante il diverso colore politico, l’altro giorno lo ha improvvisamente scaricato, paragonandolo nientemeno che a Totò Cuffaro... Resa dei conti in vista nel piccolo Molise?