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 2010  novembre 01 Lunedì calendario

AL QAEDA E’ TORNATA LETALE E RECLUTA DI NUOVO I SUNNITI —

In primavera, il Pentagono e il governo iracheno si erano sbilanciati: Al Qaeda è quasi sbaragliata, abbiamo neutralizzato 34 dei 43 dirigenti chiave. Nel computo dei nemicieli minatic’era no a nche due «HVT», target di alto valore. Abu Omar Al Baghdadi e Abu Ayyub Al Ma sri ,idue leader del movimento, uccisi il 18 aprile 2010. La risposta non si è fatta attendere e i terroristi hanno lanciato una serie di attacchi. Dopo l’estate, gli americani sono stati costretti a rivedere le loro analisi ammettendo la loro sorpresa davanti alla rinascita del movimento. Lo «Stato islamico iracheno» — questa la sua denominazione — dato per morto è invece vivo quanto letale. Lo dicono — per quel che valgono — alcuni dati. Nel periodo ottobre-dicembre 2009 c’era una media mensile di 15 tentativi di attentati di grandi dimensioni. Tra aprile e giugno 2010 la media è salita a 23. A luglio siamo passati a 34. Una sequenza con la quale i qaedisti hanno messo in serio imbarazzo il governo.
Gli analisti hanno offerto diverse interpretazioni sul ritorno degli estremisti, pur riconoscendo che alcuni aspetti rimangono misteriosi. Per quanto indeboliti, i militanti hanno ricucito rapporti con i ribelli nazionalisti (quelli del Baath) e altre formazioni sunnite. Offrendo denaro — segnalano gli esperti — i qaedisti sono riusciti ad ottenere la collaborazione persino dei nemici storici, gli sciiti. Alcuni di loro — per puro interesse economico — hanno offerto consigli sulle bombe e informazioni poi usate negli attacchi. Non è escluso neppure un sostegno segreto da parte dell’apparato clandestino iraniano (Armata Qods). Per creare difficoltà agli Usa e al tempo stesso rendere debole l’Iraq in modo da poterlo condizionare.
I qaedisti, per incrementare le loro finanze, si sono dedicati alle rapine in grande stile. Assalti a banche, furgoni blindati, gioiellerie e negozi accompagnati da uccisioni indiscriminate.
Negliulti mi me si , poi , avrebbero riaccolto nelle loro file diversi miliziani sunniti che avevano accettato di lasciare l’insurrezione per collaborare con il governo.
Non pagati, non reinseriti nella società come promesso, vittime di discriminazioni, hanno preferito tornare tra gli insorti. I pentiti si sono «ripentiti».
Per il Pentagono l’organizzazione è composta da un nucleo centrale di 200-300 membri ai quali si aggiunge un numero non definito di simpatizzanti. Al vertice dello «Stato islamico» c’è Abu Bakr Al Quraishi, assistito dal «premier» Abu Abdullah Al Quraishi (nessuna parentela tra i due) e dal «ministro della guerra», Nasser Abu Suleiman. Un triumvirato che impartisce le linee guida.
Sotto si muove una realtà di cellule indipendenti, ognuna formata dai 6 ai 20 mujahedin e comandata da un «emiro». È lui a decidere le azioni, a stabilire alleanze locali, a promuovere iniziative. La struttura flessibile permette di resistere ai colpi subiti. Le autorità distruggono una cellula ma il resto di un network agile è intatto. Se cade un «emiro», un altro prende il suo posto.
Interessante anche il modus operandi. Le azioni kamikaze — spesso affidate alle donne — sono alternate con incursioni stile commandos contro i simboli del potere. In estate i qaedisti hanno sferrato una campagna di omicidi mirati. I primi obiettivi sono stati ufficiali o dirigenti, quindi i poveri vigili urbani: li hanno freddati a decine per alimentare il caos nelle strade. Molti colpiti da killer che impugnavano pistole con il silenziatore.
Per gli analisti, i seguaci di Al Qaeda, a causa della mancanza di esplosivi, hanno ridotto le cariche sulle autobomba. Dai 300 chilogrammi sono scesi ai 70, spesso formati da fertilizzante e altri ingredienti di natura civile. Sufficienti però a continuare la guerra contro tutti. A cominciare dai cristiani.
Guido Olimpio