Lavinia Farnese, Novella 2000, n. 45, 11 /11/2010, pp. 64-67, 1 novembre 2010
Fabrizio Corona protagonista del Ribelle, il docu-film diretto da Giacomo Franciosa, nipote di Anthony Franciosa («era il 1958, e picchiò Tazio Secchiaroli, il primo paparazzo della storia, che lo colse, sposato, passeggiare in via Veneto con Ava Gardner»)
Fabrizio Corona protagonista del Ribelle, il docu-film diretto da Giacomo Franciosa, nipote di Anthony Franciosa («era il 1958, e picchiò Tazio Secchiaroli, il primo paparazzo della storia, che lo colse, sposato, passeggiare in via Veneto con Ava Gardner»). Il film si trova in edicola, in dvd. *** «Fabrizio Corona? Un ragazzetto viziato, che monetizza anche l’anima». I cameramen lo hanno seguito per due mesi, tra novembre e dicembre 2009, prima, durante e dopo il processo Vallettopoli. Lo seguono ovunque. […] «Scoprirete invece che Fabrizio ci fa, più che ci è: non è duro e cattivo come si atteggia […] e suscita voyeurismo: lo guardano per strada e, nel bene e nel male, se lo mangerebbero. […] Comunque è solo il primo: ora stiamo seguendo Mauro Marin del GF10, verranno poi Mike Tyson, Nelson Mandela». Quanto è costato? «200 mila euro, ma sarebbe uscito con la metà se non mi avesse fatto dannare. Non si faceva microfonare: abbiamo girato 30 ore e buttato la metà delle scene. Era sempre in ritardo: le attese sono state incalcolabili. Era spesso allergico a ogni forma di collaborazione. È stato come avere a che fare con una animale da giungla». Perché «non rispetta niente e nessuno». Perché «non ha affetti, non sa cosa significhi andare a cena con un amico, si perde il gusto vero della vita. Lo vedrete arrabbiarsi tra le mura della sua casa; saltare tutti i semafori rossi, in macchina; nei camerini degli studi Mediaset, prima di quel cazzotto sferrato per ira incontrollata a Matrix; firmare autografi e per questi sbuffare; in piena trattativa, al telefono con Elisabetta Canalis, con Michelle Hunziker; fare il coccolone e commuoversi, quando va a prendere il figlio a scuola non lo vuole lì, ma la sofferenza dura niente: dopo pochi minuti dimentica tutto, deve tornare a guadagnare». Lui ha visto il film? «Sì, ma non mi sono fidato a lasciarglielo. Se lo sarebbe venduto».