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 2010  novembre 01 Lunedì calendario

UNA SORELLA CI RENDE PIU’ FELICI

Sono da sempre considerate un fattore a rischio dalla maschilista cultura latina. Sono spesso malviste da scrittori e registi. C’è chi (maschi e femmine) racconta allo psicoterapeuta di aver sofferto in gioventù causa sorella bella/sadica/impicciona; ci sono quelle (femmine) che quando diventano più anziane litigano sui gioielli della povera mamma. Ma sono luoghi comuni: le persone che hanno entrambi i genitori in comune con un’altra persona di sesso femminile vivono più felici. Sono da sempre considerate un fattore a rischio dalla maschilista cultura latina («mandami tua sorella», «dillo a quella x di tua sorella», «a soreta»; ecc.). Sono spesso malviste da scrittori e registi (certi profondi asti sororali sono alle base di celebri trame). Nella vita reale possono essere dichiaratamente poco amate: c’è chi (maschi e femmine) racconta allo psicoterapeuta di aver sofferto in gioventù causa sorella bella/sadica/impicciona; ci sono quelle (femmine) che quando diventano più anziane litigano sui gioielli della povera mamma; e cose del genere. Ma sono luoghi comuni che nasconderebbero un vantaggio emotivo: le persone che hanno entrambi i genitori in comune con un’altra persona di sesso femminile vivono più felici. Insomma, avere una sorella fa bene. O forse, conforta venirlo a sapere: da una settimana il mini-saggio sul tema della linguista Deborah Tannen è il pezzo più cliccato sul sito del New York Times. Ci si consola con quel che si può, di questi tempi.
Tannen, professore alla Georgetown University, è fresca autrice di You Were Always Mom’s Favorite!, «Tu eri la preferita della mamma!», ovviamente uno studio sulle conversazioni sororali; e dovendo scrivere qualcosa di nuovo sui motivi della maggiore felicità ha cercato di andare oltre i cliché. E spiega: «La risposta abituale è "succede perché le donne e le ragazze parlano delle proprie emozioni più degli uomini e dei ragazzi"; ma non è soddisfacente. Buona parte della mia ricerca è basata su una premessa: i comportamenti "femminili" nell’amicizia e nella conversazione non sono intrinsecamente migliori di quelli "maschili". Sono solo differenti».
Così, dalla nota linguista-celebrità Deborah Tannen alla nota attrice e testimonial italiana Sabrina Ferilli il passo è breve. Le conclusioni di Tannen si potrebbero riassumere nel più famoso tra gli slogan pubblicitari ferilliani (riguardava questioni telefoniche): «Quanto ce piace chiacchierà...». Tannen espone il concetto in modo più articolato, e parla di «dinamica sottile»: «Ho intervistato oltre 100 donne sulle loro sorelle; se avevano anche dei fratelli, ho chiesto loro di fare un paragone. La maggior parte ha raccontato di parlare più di frequente e più a lungo con le sorelle. Questo voleva spesso dire che si sentivano più legate alle sorelle che ai fratelli; ma non sempre. E molte mi hanno detto di non parlare quasi mai con le sorelle dei loro problemi personali».
Per cui, secondo Tannen, «avere delle sorelle rende più felici sia uomini che donne non per il tipo di discorsi che si fanno, ma per il fatto di parlare». Parlare più a lungo, regolarmente, con la naturalezza che porta l’essere cresciuti insieme; e magari parlare di niente. Magari c’entra quella che un altro linguista abbastanza importante, Roman Jakobson, chiamava la funzione fàtica, caratteristica degli atti linguistici che tendono a stabilire e mantenere un contatto. Nel caso delle sorelle chiacchierone, un contatto affettivo e rassicurante. Che consiste in continui scambi di informazioni minimaliste («ho visto dei collant in saldo», «stasera ho cucinato un pollo alla diavola», più infinite variazioni evolute e attuali, dalla quotidianità lavorativa alle previsioni sulla durata del governo) di scarso interesse, ma di enorme importanza: «Sono conversazioni apparentemente inutili; ma confortanti per molte donne quanto le conversazioni sui loro problemi». A pensarci, è più felice anche chi ha buone amiche femmine con cui regolarmente e serenamente parla di nulla; e a volte di cose serie. E non è costretto/a a vederle a Natale, poi, la sorellanza elettiva ha i suoi vantaggi, notoriamente.
Maria Laura Rodotà