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 2010  novembre 01 Lunedì calendario

SE LA BUROCRAZIA SALVA I PARADISI FISCALI


Sul fenomeno non esistono cifre né dati. Nessuno può dire con certezza quanti siano le ditte fornitrici della pubblica amministrazione che siano controllate da una società con sede nei paradisi fiscali. Ma se il ministero dell’Economia di Giulio Tremonti ha sentito il bisogno di fissare il principio che per lavorare con lo Stato italiano quelle imprese hanno bisogno di una specifica autorizzazione, perché si sappia con esattezza chi vanno a finire i nostri soldi, vuol dire che il caso è concreto. E quindi è giusto correre ai ripari. La regola in questione è stata introdotta a maggio con il decreto legge dell’ultima manovra economica.
L’articolo 37 prescrive che gli operatori economici «aventi sede, residenza o domicilio» nei Paesi della black list del ministero dell’Economia italiana ( nella quale, per inciso, ci sono anche nazioni che l’Ocse ha messo invece nella white list, come lo Staterello caraibico di Antigua e Barbuda sul quale tanto si è discusso a proposito degli investimenti immobiliari del nostro premier Silvio Berlusconi), «sono ammessi a partecipare alle procedure di aggiudicazione dei contratti pubblici relativi a lavori, servizi e forniture previa autorizzazione rilasciata dal ministero dell’Economia e delle Finanze».
Come? Naturalmente con le modalità « stabilite con decreto del ministero dell’Economia da adottare entro 30 giorni». Ma il punto è proprio questo: che come spesso capita, quel provvedimento attuativo non ha ancora visto la luce. In teoria doveva essere emanato entro giugno o nella peggiore delle ipotesi entro agosto, volendo prendere a riferimento non la data del decreto ma quella della sua legge di conversione.
Siamo invece arrivati alla fine di ottobre e non ce n’è alcuna traccia. Ragion per cui l’Autorità per la vigilanza sui contratti e le forniture pubbliche, ora presieduta dall’ex parlamentare del Ccd Giuseppe Brienza, non ha potuto fare altro che prenderne atto. Sentenziando, con una sua delibera appena pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale , che la mancanza delle norme attuative rende quella disposizione inapplicabile.
C’è scritto proprio così. Per chi sta nei paesi della black list l’autorizzazione del Tesoro a partecipare alle gare pubbliche non sarà obbligatoria fino a quando non si decideranno a tirare fuori quel benedetto decreto. Magia della burocrazia italiana. Fanno le leggi e poi non le applicano. Alla faccia della guerra, dichiarata ma poi evidentemente non combattuta fino in fondo, ai paradisi fiscali.