LUIGI GRASSIA, La Stampa 1/11/2010, pagina 20, 1 novembre 2010
La Nasa boccia il turismo spaziale - Chi va nello spazio avvelena anche te, digli di smettere. O meglio ancora, digli di non cominciare proprio
La Nasa boccia il turismo spaziale - Chi va nello spazio avvelena anche te, digli di smettere. O meglio ancora, digli di non cominciare proprio. È questo il messaggio che la Nasa americana lancia alla compagnia privata britannica Virgin Galactic, in procinto di cominciare (tra le fanfare) un grandioso programma di viaggi per turisti spaziali, aperto a tutti i clienti sufficientemente avventurosi e danarosi da pagarsi 170 mila euro di biglietto. Uno studio commissionato dall’ente spaziale di Washington e validato da una rivista scientifica internazionale (Geophysical Research Letters) dice che se la Virgin organizzerà davvero mille voli nello spazio all’anno con le sue navicelle (e il programma è questo, anzi pure più intenso, a regime) verrà scaricata nell’atmosfera anidride carbonica supplementare bastevole ad alzare la temperatura media di 0,7 gradi in varie zone del globo (e fino a 0,8 sulla strategica Antartide), inoltre verrà bruciato tanto ozono da ridurre del 10% la consistenza della sua fascia, e questo lascerà il pianeta e i suoi abitanti più esposti alle radiazioni cosmiche, finora schermate dall’ozono medesimo. La prima reazione a questa notizia potrebbe essere che la Nasa ha una bella faccia tosta a rinfacciare agli altri qualche missione nello spazio, mentre lei, la Nasa, non fa altro da mezzo secolo e passa, infischiandosi dell’ambiente; un classico caso di pagliuzza e di trave. Ma il fatto è che pure quella della Virgin Galactic non è per niente una pagliuzza: mille voli nello spazio all’anno la Nasa non li ha fatti mai, anzi è probabile che non li abbiano mai fatti neanche tutte le agenzie spaziali del mondo messe insieme. È proprio in arrivo un salto di qualità, una bella botta per l’ambiente globale, a quanto pare. Il coordinatore della ricerca commissionata dalla Nasa, Martin Ross di Aerospace Corporation (El Segundo, California), dice che bisognerebbe fermare tutto, quanto meno in attesa di studi più approfonditi. La Virgin Galactic è la branca spaziale dell’impero Virgin, creato pezzo a pezzo dal britannico Richard Branson. Il gruppo Virgin è partito nei primi Anni 70 con una giovane e temeraria casa discografica a Londra, messa su da un Branson ventenne e squattrinato, poi di attività in attività e di società in società la Virgin ha allargato il suo raggio d’azione che oggi spazia dagli aerei alle bevande, dai treni alle palestre, dai telefoni all’editoria e dalle carte di credito ai cosmetici, per citare solo qualcuno dei suoi business più noti. Il turismo spaziale è di sicuro l’attività più nuova e fantasiosa, e fra parentesi Branson scelse di annunciarla in Italia proprio a «La Stampa» in un’intervista del 2005. Secondo i tempi prestabiliti il programma dei viaggi nello spazio con Virgin a quest’ora avrebbe dovuto essere già in pieno svolgimento da una paio d’anni, e invece partirà nel 2011, ma in questo nessuna sorpresa, i ritardi pluriennali fanno parte della miglior tradizione dell’esplorazione spaziale (e questo vale anche e soprattutto per la Nasa). Un altro classico è la lievitazione dei prezzi: nel 2005 Branson stimava che il biglietto sarebbe costato 80 mila euro a persona, adesso siamo a 170 mila, però la stessa compagnia prevede un calo dei prezzi man mano che l’attività si espanderà e ci saranno economie di scala. TORINO Come si fa ad andare e tornare dallo spazio con la disinvoltura del passeggero di un volo di linea? Le escursioni spaziali della Virgin Galactic avverranno con una specie di aereo, dotato di ali, spinto nello spazio da un razzo e poi capace di atterrare coi suoi mezzi planando alla maniera di uno Space Shuttle in miniatura. Ma la faccenda è complicata. Lo Space Shuttle viene lanciato da potenti missili, mentre la SpaceShipTwo della Virgin (si chiama così, la One era il prototipo) non parte da una rampa di lancio, ma si fa portare in quota da una specie di doppio aereo, con un’ala lunghissima, due carlinghe e quattro motori, che alla Virgin chiamano pomposamente MotherShip Eve, cioè «Astronave Madre Eva» (Eve è il nome della madre di Richard Branson). La SpaceShipTwo viene agganciata al centro della lunga ala dell’astronave madre, fra le due carlinghe, e portata in quota con un decollo regolare. Il bello comincia a 16 chilometri di altitudine. A quella quota la SS2 si sgancia, precipita brevemente (attenti allo stomaco, passeggeri) e poi accende il razzo che con spinta poderosa raggiunge la velocità di Mach 4, cioè quattro volte quella del suono, a circa 4.800 chilometri all’ora. Anche qui il fisico dei passeggeri viene fortemente sollecitato. Finalmente la SpaceShipTwo raggiunge la quota massima di 110 km e i passeggeri possono sganciarsi dai sedili e fluttuare senza peso per 6 minuti. Poi comincia il rientro. L’intera esperienza dura circa 4 ore. Per la precisione 110 km non corrispondono al vero e proprio «spazio» ma una quota sub-orbitale, da cui si ha una magnifica vista della Terra da fuori, ma con ancora un po’ di aria attorno, sia pure rarefatta all’estremo (in termini scientifici si parla di termosfera: è lo strato più esterno dell’atmosfera fra gli 80 e i 200 km di altezza). Per arrivare a quella quota si attraversa tutta l’ozonosfera (al di sopra dei 40 km) e non solo si brucia ozono, ma si scaricano anidride carbonica e vari composti chimici da combustione destinati a restare in sospensione per anni.