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 2010  novembre 01 Lunedì calendario

Zucchero a sorpresa assolve Silvio: «Che male fa?» - Massì, ma dai, erano tutti lì che non ci credevano

Zucchero a sorpresa assolve Silvio: «Che male fa?» - Massì, ma dai, erano tutti lì che non ci credevano. Ma come, arriva Zucchero a Brescello dove ses­sant’anni fa hanno girato i cinque film di Peppone e Don Camillo e si sie­de proprio alla scrivania che Gino Cervi usava sul set per battere a mac­china i suoi discorsi da sindaco del ti­po «il partito impone che...», «la con­giura reazionaria »,«il capitalismo pa­drone » e vai con il dizionario (mica tanto) vetero comunista. Atmosfera giusta, già si pregustava il titolone. Poi addirittura lui dice che «mi sento sempre come Peppone» e quindi era quasi certo: ci siamo con l’attacco a Berlusconi. Il momento, poi, è quello giusto, sapete il bunga bunga e tutte quelle cose lì. Invece ciccia. A puntua­le domanda, Zucchero, quello che non le ha mai mandate a dire, si strin­ge nelle spalle e dice: «Sicuramente preferisco le persone goliardiche alle mattonate irreprensibili». Occhi spa­­lancati: ma come. Già: «Non vedo questo grande casino se a uno piac­ciono le donne». Insomma, Zucche­ro, uno che solo una sana e consape­vole libidine salva il giovane dallo stress e dall’azione cattolica, proprio lui, fa quello che bisognerebbe fare, ossia mantenersi equilibrati, non sprofondare nel qualunquismo a tut­ti i costi. Specialmente se non si cono­scono bene i dettagli. E difatti lui dice puntuale: «Non li conosco». Però co­nosce ciò che pensa la gente, anche all’estero:«Sai cosa mi dicono?In Ita­lia d’altra parte non ci sono alternati­ve a Berlusconi». E poi aggiunge,mica a caso:«Cono­sco Prodi, conosco Sircana con cui ho anche suonato la chitarra e maga­ri­su di loro potrei esprimere un pare­re. Ma Berlusconi non lo conosco e non mi sento di giudicarlo. Come fac­cio a dire la mia opinione se non cono­sco la persona?». Elementare, Watson. Bada bene, non è un’assoluzione. Ma nemmeno una condanna. È il pa­rere di una rockstar che non si è mai tirata indietro e lasciamo perdere l’os­s­essione di chiedere sempre alle rock­star i pareri politici (cosa che accade solo in Italia e solo con i cantanti: c’è qualcuno che chiede a Cassano o a Del Piero che cosa vota? Suvvia). In­somma, alla fine è il pensiero di un cantante dichiaratamente di sinistra, presumibilmente neanche favorevo­le a Berlusconi, sicuramente abitua­to­a dirne di cotte e di crude senza far­si troppi problemi. L’archivio è pieno zeppo: frecciate al Festival di Sanre­mo, battutine a Vasco (forse), polemi­ca su Jovanotti e la canzone del dopo terremoto a L’Aquila. E sono solo le prime che vengono in mente. Esplosi­vo e davvero rock, Zucchero ha sem­pre parlato chiaro, ha scatenato pole­miche e talvolta - come dice il gergo dei maligni-l’ha anche fatta fuori dal vasino pagandone pure le conse­guenze (ricordate Striscia ?). Perciò non è mai stato iscritto al campiona­to di diplomazia. E oggi, capirete, sa­rebbe una passeggiatina guadagnar­si una standing ovation facile facile con un paio di battutine precise sul caso Ruby. Ma niente. Un commen­to, questo sì, pacato e obiettivo. Per­ciò la notizia è una non notizia: Zuc­chero non ha sparato contro Berlu­sconi, non è entrato nel coro, non ha cercato l’applauso gratis. Delusione collettiva, bisogna ammetterlo. Comunque. Quasi quasi il paradosso è che oggi, visto il tempo politico che fa, sia pro­prio una rockstar non di primo pelo, uno che tanti anni fa ha persino fatto arrabbiare un’acqua cheta come Mo­gol, a dare una lezione di equilibrio. Volendo, è stato ancora più rock del solito. Ossia più trasgressivo. Ha evita­to il luogo comune, si è mantenuto sottovento annusando il conformi­smo un tanto al chilo che ormai va co­sì di moda e comunque­ nel caso Ber­lusconi - guadagna sempre paginate e titoloni ben strillati. E, per dirla tut­ta, presentando ieri il suo sorpren­dente nuovo disco Chocabeck , pro­dotto da santoni del rock come Don Was o Brendan O’Brien e zeppo di collaborazioni gallonate come quel­la con Bono degli U2 o Brian Wilson dei Beach Boys, lui si è anche messo a commentare il verso «Ho visto fedi fal­se fare solo guai » ( da Il suono della do­menica ) azzardandosi persino a par­lare della Palestina. Attenzione: sen­za esaltarla, guarda un po’. «Quando scoppiano guerre come quella tra Israele e Palestina, quelle sono frutto di fedi false come canto qui nella can­zone ». Tutto qui. Lucido. Roba rock. Roba che serva da lezione.