Il fatto del giorno
di Giorgio Dell'Arti
Fini aveva promesso di mettere in rete il video con il suo discorso al mattino, e invece fino alle sette di sera è stato lì a limare: la conferenza stampa del ministro della Giustizia dell’isola di Santa Lucia, che ha ammesso l’autenticità della sua lettera, deve averlo messo in difficoltà.
• Un discorso sulla difensiva?
Un discorso diverso da quelli che abbiamo sentito finora. Primo: il presidente della Camera, per la prima volta, ammette che, forse, potrebbe aver compiuto una leggerezza (per esempio: «Ho sbagliato? Col senno di poi mi devo rimproverare una certa ingenuità»); e poi non è più così sicuro che l’appartamento di Montecarlo non sia del cognato, Giancarlo Tulliani: «Certo anche io mi chiedo, e ne ho pieno diritto visto il putiferio che mi è stato scatenato addosso, chi è il vero proprietario della casa di Montecarlo. È Giancarlo Tulliani, come tanti pensano? Non lo so. Gliel’ho chiesto con insistenza: egli ha sempre negato con forza, pubblicamente e in privato. Restano i dubbi? Certamente, anche a me». Ricordo che fino ad oggi, a voce e per iscritto, Fini si è sempre detto sicurissimo che quell’appartamento non appartiene a nessun membro della famiglia sua e di sua moglie. Lo ha sempre detto con una tale sicurezza da far pensare che avesse qualche riscontro concreto. Le cose, ha ammesso ieri, non stanno così. E, per la prima volta, il presidente della Camera ha ammesso che potrebbe lasciare la sua posizione di terza carica dello Stato: «Se dovesse emergere con certezza che Tulliani è il proprietario e che la mia buona fede è stata tradita, non esiterei a lasciare la Presidenza della Camera. Non per personali responsabilità - che non ci sono - bensì perché la mia etica pubblica me lo imporrebbe».
• In che senso?
Fini ha già detto che i politici dovrebbero condividere un codice etico. Non tutto ciò che è penalmente irrilevante, è anche politicamente irrilevante. Dovrebbero esistere comportamenti inammissibili per chi ricopre una carica pubblica e ha altissime responsabilità istituzionali. Per esempio, un partito che vende un appartamento a una società off shore tiene un comportamento probabilmente ineccepibile in punta di diritto. Ma di sicuro criticabile, perché le società off shore esistono per ingannare il fisco. Lo sa anche il presidente della Camera, che in un passaggio del suo discorso ha detto: «L’obiezione è sensata, ma a Montecarlo le off shore sono la regola e non l’eccezione». Subito dopo però ha aggiunto: «E sia ben chiaro, personalmente non ho né denaro, né barche né ville intestate a società off shore, a differenza di altri che hanno usato, e usano, queste società per meglio tutelare i loro patrimoni familiari o aziendali e per pagare meno tasse».
• Questi altri sarebbero Berlusconi?
Penso proprio di sì. Fini ha alluso varie volte, senza nominarlo esplicitamente, alla differenza etica tra lui e il capo del governo. Per esempio ha ricordato che in 27 anni di vita politica non ha mai ricevuto un avviso di garanzia. E anche la ragione etica che starebbe dietro alle sue eventuali dimissioni ha un rovescio. Il sottinteso è: se io, per la vendita di un piccolo appartamento nella quale in ogni caso non c’entro niente, devo lasciare la presidenza della Camera, che comportamento dovrebbe tenere chi è sottoposto a tanti processi penalmente rilevanti e ha dato la stura a ogni sorta di pettegolezzi e ghigni per la sua spensierata vita notturna?
• Beh, qui c’è il problema che Berlusconi considera quelle delle persecuzioni, messe in atto da una magistratura politicizzata.
Non è il punto di vista di Fini che ha parlato della magistratura proprio all’inizio del discorso. Dopo aver detto che lo spettacolo politico di questi giorni è deprimente, e aver riassunto le accuse della «ossessiva campagna politico-giornalistica», ha aggiunto: «Evidentemente a qualcuno dà fastidio che da destra si parli di cultura della legalità, di legge uguale per tutti, di garantismo che non può essere impunità, di riforma della giustizia per i cittadini e non per risolvere problemi personali».
• I finiani voteranno o no la fiducia quando Berlusconi verrà a parlare alla Camera?
Intanto non è sicuro che Berlusconi chieda la fiducia. E poi, alla fine del suo discorso, Fini ha detto che continuando così, «con le insinuazioni, con le calunnie, con i dossier, con la politica ridotta ad una lotta senza esclusione di colpi per eliminare l’avversario si distrugge la democrazia. Fermiamoci tutti prima che sia troppo tardi. Riprendiamo il confronto: duro, ma civile. Mi auguro che tutti, a partire dal presidente del Consiglio, siano dello stesso avviso». [Giorgio Dell’Arti, Gazzetta dello Sport 26/9/2010]
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