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 2010  settembre 26 Domenica calendario

ORIGINI, CAUSE ED EFFETTI DELL’ OTTO PER MILLE - L’ 8

per mille convenuto nel Concordato rappresenta in particolare un rimborso alla Chiesa cattolica per la cessione allo Stato italiano di quanto era dello Stato pontificio (beni mobili e immobili, terreni, costruzioni di valore incalcolabile oggi sedi istituzionali, opere d’ arte soggette alla Protezione delle Belle arti che controlla anche le più sperdute chiesette e che nessuno può alienare o modificare ma solo mantenere con i quasi nulli fondi statali e ricorrendo ai soliti sponsor o proprio al solito 8 per mille). Ovvio che l’ occupante può incamerare quanto conquistato, ma se già nel 1870 lo Stato italiano con la legge delle guarentigie cercava una soluzione pacifica, poi conseguita col Concordato, significa che riconosceva la forzatura. Mi pare quindi che il continuo contestare o polemizzare con l’ otto per mille alla Chiesa cattolica sia una posizione illogica, in certi casi perversa. Lo Stato può concordare l’ 8 per mille con le istituzioni religiose che ritiene opportune, oltre alla cattolica, però solo da un bilancio materiale, storico e patrimoniale diretto e indiretto (turismo per esempio ai Musei Vaticani, agli incontri religiosi, alle basiliche e cattedrali sparse per l’ Italia, ecc.) non esiste perequazione nel riconoscere l’ 8 per mille.
Giuseppe Ferrari paratico1@aliceposta.it
Caro Ferrari, tra l’ 8 per mille e la liquidazione del contenzioso patrimoniale sorto dopo la fine dello Stato pontificio non esiste alcun rapporto. A una definitiva soluzione del problema non si giunse con il Concordato del 1929, né tanto meno con quello del 1984, ma con la convenzione finanziaria allegata ai Patti Lateranensi e firmata a Roma da Mussolini e dal cardinale Gasparri l’ 11 febbraio di quell’ anno. La legge delle guarentigie, approvata dal Parlamento italiano il 13 marzo 1871, prevedeva per il pontefice, ogni anno, una dotazione pari a 3 milioni e 225 mila lire. Ma la Santa Sede non riconobbe la legittimità dello Stato italiano, respinse la legge e non volle la dotazione. Nel 1929, quando si cominciò a parlare di denaro, i negoziatori vaticani cominciarono col chiedere la somma delle dotazioni accumulate nei cinquantanove anni trascorsi dal 1870, aumentata degli interessi. Ma finirono per accettare 750 milioni in contanti e un miliardo di consolidato 5% al portatore. In quel negoziato non si parlò di congrua (il salario dei parroci) perché lo Stato nazionale aveva già deciso di garantirla unilateralmente. Con la legge del 1867 aveva privato le istituzioni e associazioni religiose della loro personalità morale, e creato in tal modo le condizioni per l’ incameramento dei loro beni; ma negli anni seguenti era giunto alla conclusione che i sacerdoti svolgevano una funzione civile e che spettava quindi all’ erario il compito di assicurare il loro mantenimento. Si parlò di congrua invece nei negoziati per il Concordato del 1984. Fu chiaro a tutti che il salario statale non era compatibile con lo spirito di un accordo in cui si affermava solennemente l’ indipendenza e la sovranità dello Stato e della Chiesa, ciascuno nel proprio ambito. La soluzione venne dopo la firma del Concordato e fu per l’ appunto l’ 8 per mille, una formula che assomiglia alle tasse ecclesiastiche di alcuni Paesi europei. Ho scritto «assomiglia» perché l’ 8 per mille non è un contributo volontario. Il contribuente può decidere liberamente se darlo allo Stato, alla Chiesa cattolica o a una delle confessioni religiose che hanno concluso con l’ Italia il loro concordato. Se non sceglie, tuttavia, lo Stato prende egualmente il suo denaro e lo distribuisce ai beneficiari nella proporzione delle scelte fatte da coloro che hanno deciso. Questo metodo assicura alla Chiesa cattolica, ogni anno, circa un miliardo: una somma considerevolmente superiore a quella necessaria per il pagamento della congrua.
Sergio Romano