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 2010  settembre 26 Domenica calendario

UN COMITATO SEGRETO PER L´EURO COSÌ L´EUROPA VINSE LA SPECULAZIONE - NEW YORK - «E

poi» sussurrò Xavier Musca quasi all´orecchio di Thomas Wieser «ci sarebbe il comitato segreto». Segreto? Il funzionario austriaco guardò con sorpresa il collega francese che gli stava passando le consegne al vertice del Comitato economico e finanziario. Sì, un comitato così top secret che veniva chiamato in codice "il gruppo che non esiste". Un pugno di funzionari scelti tra le migliori teste dell´economia di Francia e Germania e poi allargato a pochissimi funzionari dall´Unione Europea, della Banca Centrale e dell´ufficio di Jean-Claude Trichet, il guardiano dell´euro. Perché proprio l´euro era la preoccupazione principale del gruppo ristretto e segreto: difendere la moneta comune dal crollo eventuale e sempre più possibile di uno dei 16 stati membri. Ed evitare il disastro di una nuova crisi economica mondiale.
I burocrati di Bruxelles non hanno mai ispirato ricostruzioni da romanzo. E infatti la storia svelata dal Wall Street Journal è anche la storia della debolezza dell´Europa e del suo "comitato segreto". Eppure per una volta ci si era mossi per tempo. E´ l´inverno del 2008 e a Wall Street la Lehman Brothers si è appena liquefatta sotto il peso della bolla dei subprime quando i leader europei decidono di correre ai ripari: se tocca a uno di noi è finita. La caduta di uno dei paesi europei avrebbe travolto l´intera eurozona e l´intero mercato globale. Che cosa sarebbe stata capace di fare l´Europa per evitarlo? Le regole erano chiare: nell´eurozona sono vietati i salvataggi di stati che non sono riusciti a controllare il proprio deficit. Ma la situazione imposta dalla recessione stava cambiando le regole del gioco: e perfino nell´America di George W. Bush, dopo il tonfo di Lehman, ci si era decisi al salvataggio pubblico del colosso Aig.
Il gruppo segreto si mette al lavoro con due obiettivi. Primo: tenere all´oscuro i governi per evitare fughe di notizie che avrebbero spaventato ancora di più i mercati già depressi. Secondo: tenere sott´occhio i paesi più a rischio. Che poi sono i soliti del famigerato gruppo dei Pigs: Portogallo, Irlanda, Grecia e Spagna. Non c´è l´Italia nell´elenco: che però sarebbe stata tenuta all´oscuro anche del comitato. Almeno agli inizi.
L´incubo si materializza alla fine dello scorso anno. Il governo greco dichiara che il deficit ha triplicato le previsioni ufficiali. Che fare? Da questo momento in poi i protagonisti principali si chiamano Angela Merkel e Nicolas Sarkozy. Il presidente francese cerca di farsi luce come il paladino dell´Unione spronando la Ue a intervenire in difesa della Grecia. Il cancelliere tedesco non vuole che il salvataggio avvenga con i soldi della ricca Germania - soprattutto alla vigilia delle elezioni in Westfalia - e chiede un intervento dell´Fmi. La lite ha retroscena epici. Quando Sarkozy piomba in una riunione con il codazzo di telecamere pronte a testimoniare il suo attivismo la Merkel gelida gli ordina di far sparire i cameramen: «Non puoi farmi questo: non giocherò per te la parte del vecchio arnese».
E il comitato segreto? Nel gruppo che dietro le quinte lavora per un´intesa perfino il rappresentante tedesco alla fine è d´accordo sull´unica conclusione comune: se dev´esserci salvataggio che sia made in Europe. A gestirlo deve essere la Ue e non il Fondo monetario internazionale: coinvolgere Washington vorrebbe dire ammettere la debolezza dell´Europa.
Com´è finita si sa. Agli inizi di maggio parte finalmente il piano: prestito di 110 miliardi alla Grecia concesso dai paesi dell´eurozona e dall´Fmi. Mezzo miliardo di euro per il fondo di stabilizzazione più 250 miliardi sempre dell´Fmi. Basterà? Per la verità i dubbi erano già stati manifestati nel documento con cui il piano veniva criticato dallo stesso Fondo Monetario: che era riluttante al salvataggio e in partita è entrato soprattutto per le pressioni dell´"azionista di maggioranza" Barack Obama. Ma adesso è sempre il giornale di Wall Street a rivelare che a poche ore del salvataggio il ministro francese Christine Lagarde aveva lanciato l´ennesimo allarme ai colleghi ancora divisi: l´euro è sull´orlo del colosso. Il risultato è il compromesso sotto gli occhi di tutti: come il baratro che potrebbe riaprirsi da un momento all´altro.