ENRICO FRANCESCHINI, la Repubblica 26/9/2010, 26 settembre 2010
LABOUR, ED IN VOLATA SU DAVID VINCE IL MILIBAND PIÙ GIOVANE - MANCHESTER
Quarant´anni, origine ebraica, un padre che era professore di marxismo e comunista convinto. È l´identikit del nuovo leader del partito laburista britannico: Ed Miliband, l´erede di Tony Blair e Gordon Brown. «Mi sono iscritto al Labour a 17 anni», esordisce emozionato nel suo primo discorso, appena investito dell´incarico dal congresso del partito, «e mai, nemmeno nei miei sogni più azzardati, avrei immaginato di diventarne il leader». Non se lo sarebbe immaginato nessuno, fino a qualche settimana fa. Il favorito era suo fratello maggiore, David, 45 anni, ex ministro degli Esteri, più esperto, più moderato, più blairiano, sostenuto da tutti i pezzi grossi del Labour. Ma Ed ha corteggiato la base, in particolare il sindacato, diventato quasi una parolaccia negli anni del blairismo, e ha vinto a sorpresa le primarie per la leadership, dopo quattro mesi di accesa campagna elettorale, iniziata subito dopo la batosta sofferta dal Labour alle urne in maggio, quando guidato da Brown perse il potere dopo 13 lunghi anni.
Ha prevalso di un soffio: 50,65 per cento contro il 49,35 dei consensi per suo fratello David. Il sorpasso è maturato solo all´ultima curva, quando le seconde preferenze degli altri tre candidati in lizza sono state suddivise fra i due fratelli, per vedere quale dei due arrivava al 50 per cento più uno dei voti. E siccome il partito ha reso noto da quale settore proveniva ciascun voto, è diventato di dominio pubblico che David ha battuto Ed in ogni campo, tra i deputati, tra i semplici attivisti, tranne che in uno: fra i sindacalisti. È grazie alla spinta del sindacato che il nuovo leader del Labour è Ed Miliband, anziché David Miliband. Ne diventerà ostaggio? Oppure, se prenderà le distanze, il sindacato gli si rivolterà contro? E´ la prima incognita sulla sua leadership.
Una seconda, prova a spazzarla via subito, sul podio del congresso laburista che lo acclama come suo diciottesimo leader. Dopo Caino e Abele, dopo Romolo e Remo, non ci sarà - assicura Ed - un´altra faida tra fratelli. «David, I love you so much», gli dice al microfono, guardandolo negli occhi: non c´è bisogno di tradurre. «Tutti noi sappiamo quanto hai da offrire al partito e al paese», aggiunge. Ma la delusione per David è enorme. Da anni era il delfino designato di Blair. Non è detto che accetti di prendere ordini dal fratello minore. Prima o poi potrebbe lasciare la politica e scegliere altre strade.
La terza incognita è che tipo di leader sarà Ed. Lui risponde con quattro promesse. La prima: «Unirò il partito, basta conflitti intestini», ringraziando sia Blair che Brown, suoi predecessori. Seconda promessa: «Cambierò il partito, abbiamo perso le elezioni, so che dobbiamo cambiare molte cose». Terza promessa: «Ispirerò il partito e il paese con la nostra visione del futuro. Vogliamo ridurre il deficit, ma vogliamo anche molto altro. Credo nella Gran Bretagna, ma il gap ricchi-poveri è cresciuto troppo». Quarta promessa: «Porterò un nuovo modo di fare politica, una politica responsabile. Attaccheremo il governo per i suoi errori, ma lo sosterremo quando farà la cosa giusta». Le stesse parole usate da Cameron nei confronti di Blair, quando quattro anni fa diventò leader dei conservatori.
Una cosa è certa, conclude il nuovo leader: «Si volta pagina. Una nuova generazione è al comando. E da domani basta chiacchiere, si lavora». Vedremo se Ed Miliband riporterà il Labour al potere. Ma intanto, che bello ascoltare simili parole, a un congresso di partito.