FRANCESCO SEMPRINI, La Stampa 26/9/2010, pagina 5, 26 settembre 2010
Ma dall’isola caraibica confermano tutto “Abbiamo i documenti” - Ventiquattro ore di quiete apparente
Ma dall’isola caraibica confermano tutto “Abbiamo i documenti” - Ventiquattro ore di quiete apparente. Tanto è durata la tregua concessa alle autorità di Saint Lucia prima di tornare nell’occhio del ciclone per l’affaire Montecarlo. Le dichiarazioni dell’avvocato Renato Ellero riaprono nuovamente la vicenda delle società off-shore la cui titolarità, ha dimostrato l’indagine preliminare del dipartimento di Giustizia dell’isola caraibica, avviata su indicazione del Primo ministro, Stephenson King, è riconducibile a Giancarlo Tulliani. La notizia giunge nelle prime ore di sabato all’inizio di un fine settimana bagnato dalle piogge tropicali. Gli uffici governativi sono rigorosamente chiusi, e la speranza di avere una dichiarazione ufficiale da parte del governo appare da subito molto remota. Gran parte dei funzionari apprendono le dichiarazioni provenienti dall’Italia solo dopo alcune ore e da parte sua il premier è in partenza da New York dove ieri è intervenuto nei lavori dell’Assemblea generale dell’Onu, e tornerà a metà della prossima settimana. Solo un intenso intreccio di telefonate consente di raccogliere a poco a poco singole dichiarazioni che vanno a comporre un quadro chiaro per la posizione delle autorità locali: «Sulla validità di quella lettera non c’erano e non ci sono dubbi». Le dichiarazioni di questo avvocato «non le ho sentite, in ogni caso confermo la validità di quanto detto in conferenza stampa dal ministro della Giustizia, Rudolph Francis, e dunque anche il contenuto della lettera riservata», ci ribadisce Darnley Lebourne, portavoce del premier King. E la motivazione è chiara e inconfutabile: «Durante l’indagine preliminare sono stati raccolti documenti che sostengono quanto scritto dal ministro Francis». Lebourne precisa inoltre sulla natura di indagini come quella ordinata dal premier: «Le istituzioni locali hanno pieni poteri per avviare inchieste o approfondire aspetti delle attività delle società offshore, nel caso nutrano sospetti specifici o quando lo ritengano opportuno». Poco dopo è lo stesso King, incalzato dall’insistenza delle telefonate, a farsi sentire per mezzo della sua segreteria spiegando che per conto del governo «ha parlato il ministro della Giustizia», e lui non vuole aggiungere altro anche perché è in viaggio per impegni istituzionali. A chiosare sulle accuse del cliente di Ellero, titolare a suo stesso dire della società off-shore e quindi dell’appartamento di Montecarlo, che offre una lettura tecnica della vicenda pur confermando quanto sostenuto in conferenza stampa. «Cosa sostenga l’avvocato italiano non lo so, ma è certo che la lettera è autentica in tutti i suoi elementi e il suo contenuto è il risultato di un’indagine preliminare», dice l’Attorney General, sentito al telefono. «L’indagine formale – precisa – è in corso e una volta terminata i suoi risultati saranno divulgati pubblicamente, qualunque essi siano». La spiegazione di Francis in sostanza fornisce un’indicazione chiara del punto di vista del governo: sino al 16 settembre giorno in cui il ministro della Giustizia ha informato il premier con il «confidential memo» sull’affaire Montecarlo, il beneficiario effettivo di Timara era Giancarlo Tulliani, il cognato di Gianfranco Fini. Cosa sia successo dopo lo chiarirà l’indagine formale che è tuttora in corso e alla quale fa riferimento l’Attorney General. Non è escluso che la titolarità della off-shore in questione possa essere stata trasferita dopo dal momento che nella gran parte dei casi le società con sede nei paradisi fiscali come Saint Lucia sono costituite con azioni al portatore, e quindi basterebbe un passaggio di mano. Del resto su questo aspetto si è soffermato lo stesso Ellero spiegando che «le società passano, con titolo a portatore, da un minuto all’altro». Inoltre il legale della «new entry» dell’Affaire di Montecarlo ha spiegato di non sapere da quanto il mio cliente sia proprietario di questa società, e che lui l’ha saputo mercoledì, il giorno in cui i giornali dominicani hanno pubblicato la lettere dello scandalo. Intanto emerge un nuovo particolare nell’intricato sistema delle scatole cinesi delle off-shore e riguarda James Walfenzao: il registro locale delle IBC, le società internazionali con sede a Saint Lucia, emerge il suo nome come contatto della Corporate Agents Saint Lucia Limited ossia l’agenzia dove hanno sede al 10 di Manoel Street di Castries, tutte le società coinvolte nelle transazioni dove lui compare anche come consulente ma con sede fuori dal Paese Caraibico. E mentre si attende di far luce sull’intreccio tra politica e finanza che ha portato alla ribalta la tranquilla Saint Lucia sull’isola si parla già di «Italian invasion». E’ la copertina del principale giornale locale, Star, che dedica ampio spazio alla vicenda definita «St. Lucia connection, Big News dall’Italia», nel quale si critica il governo per aver discriminato la stampa locale e si domanda: «Quanti giornalisti italiani dovremo ancora vedere?».