ANDREA MALAGUTI, La Stampa 26/9/2010, pagina 13, 26 settembre 2010
Via da Blair, si va a sinistra “Ma restiamo una famiglia” - Qual è stato il momento esatto? Fuori faceva un freddo cane e dalle vetrate del Manchester Central Convention Center entrava una luce piatta, larga, e l’orologio sull’arcata centrale segnava le 15 e 30
Via da Blair, si va a sinistra “Ma restiamo una famiglia” - Qual è stato il momento esatto? Fuori faceva un freddo cane e dalle vetrate del Manchester Central Convention Center entrava una luce piatta, larga, e l’orologio sull’arcata centrale segnava le 15 e 30. Ed Miliband, teso, con un vestito di sartoria blu e la cravatta viola ha attraversato a grandi falcate il corridoio di fianco all’auditorium, salutando tutti riuscendo a non guardare in faccia nessuno, e si è chiuso in una stanzetta dove David, vestito come negli anni Settanta, con una camicia rigata da hippy, lo stava aspettando bevendo un caffè. C’erano anche la Abbott, Balls e Burnham, ma era come se fossero lì per caso. Nessuno sapeva niente, se non che solo i due Miliband erano in corsa per fare il capo. Allora nella stanza è entrata Ann Black con i suoi capelli di un giallo senza senso e ha sussurrato: «Ha vinto Ed». Silenzio per un secondo. Ed il Rosso ha stretto gli occhi come se volesse piangere, David ha barcollato, poi lo ha preso sotto braccio e gli ha detto: «Vieni, andiamo a parlare un istante da soli». Il suo ultimo gesto da fratello maggiore. È stato quello il momento. Marion Koziak, vedova di Ralph, granitico storico marxista, madre dei due ragazzi d’oro dei Labour, era nella casa di Primrose Hill, cuore dell’intellighenzia londinese, con la testa tra le mani. Gli amici dei Miliband, i loro compagni di partito, dicono che ieri non ce l’ha fatta ad andare a Manchester, che le si sarebbe spaccato il cuore vedendo perdere uno dei due, sentendo il suo dolore, e che in questo dramma shakespeariano si sentiva in colpa, perché era stata lei, quando Ed aveva 17 anni e sembrava banalmente un fantasioso scapestrato, a spingerlo a entrare in politica. Tony Bennet, unico laburista che il padre poteva vedere, lo aveva preso sotto la sua ala. Per non lasciarlo affogare nel nulla mentre David il saggio, lo studioso, il caparbio, era lanciato verso la gloria. Lì è cominciata la storia che è finita ieri. Con Ed che cresce all’ombra di Brown e David che pochi mesi dopo la morte del padre diventa il delfino di Blair. A sinistra il piccolo, al centro il grande, con nessun dubbio su chi avrebbe preso in mano le sorti del partito. Invece lo specchio si è girato e ha rimandato l’immagine del sorprendente ecologista di sinistra. Nell’auditorium, per la proclamazione ufficiale, i cinque candidati arrivano in fila. Il protocollo impone facce neutre come se ci fosse una sorpresa da custodire. Poi l’applauso scrosciante al nuovo re. David, stavolta con la camicia bianca e la cravatta, si alza un po’ storto, come se si fosse appoggiato male o avesse un dolore alla gamba e non riesce a nascondere quel sapore amaro che gli si incastra nella bocca dell’anima. Abbraccia ancora il fratello sotto gli occhi di tutti, perché la forma vale più delle ferite. Ed lo bacia. Consegna il suo discorso ai diecimila delegati e alle 19 e 30 lascia il palazzo. «Il mio rapporto con David è eccellente e rimarrà eccellente. Siamo uniti come partito e siamo uniti come famiglia». La stampa lo bracca, mentre il vento gelido di Manchester gli taglia la faccia, consegnandolo alle telecamere con una smorfia innaturale. Nessuno gli chiede del futuro del partito. Ed che succederà a tuo fratello? Ed gli darai un ruolo? Ed che vi ha detto la mamma? Ed ti ricordi quando giocavate con le figurine? Non è ancora un capo, piuttosto il protagonista di una grande saga familiare. Sei il buono o il cattivo Ed? Si indispettisce. Un velo gli passa sugli occhi. Infila le mani in tasca, respira, si ricompone, lo sa che è solo l’inizio. «David è una grande risorsa per l’Inghilterra anche se non è oggi il giorno per parlare di ruoli. Siamo uniti come partito e siamo uniti come famiglia», ripete meccanicamente. Stringe ancora mani, dice «per adesso è tutto», scivola via rapido, giurandosi che niente potrà rovinare la bellezza di questa serata, ma il passato è una creatura curiosa e a guardarlo in faccia si può arrivare all’estasi, o alla disperazione.