Il fatto del giorno
di Giorgio Dell'Arti
Sembra incredibile, ma domani si vota. E al voto siamo arrivati quasi senza accorgercene...
• Già, strano, no?
Siamo rimasti impigliati in Noemi, Veronica, Gino e quant’altro. Solo che era campagna elettorale.
• Che cosa si deve eleggere esattamente? Il Parlamento europeo, mi pare, no?
Non solo il Parlamento europeo. Anche un bel po’ di consigli provinciali e relativi presidenti, e praticamente la metà dei consigli comunali esistenti, con relativi sindaci. Quindi è un turno molto importante, se non altro per la massa teorica di gente che sposta. Dico «teorica» perché poi si prevede un’astensione notevole, probabilmente favorita dal fatto che si vota di sabato e domenica invece che, come al solito, di domenica e lunedì. Parecchi, col bel tempo, si godranno il weekend, partendo il venerdì sera e rientrando magari il lunedì mattina. Comunque, in Italia le urne saranno aperte sabato dalle tre del pomeriggio alle dieci di sera e domenica dalle sette di mattina alle 22. Scrutini già domenica sera, cominciando dalle Europee e dai candidati all’estero.
• Se si vota per Europa, Provincia e Comune, dovremmo ricevere tre schede.
Sì, se si abita in un posto dove si rinnovano anche le assemblee locali si riceveranno tre schede. La scheda per le Comunali è di colore azzurro, quella per le Provinciali di colore giallo e quella per le Europee cambia a seconda della circoscrizione: grigio per il NordOvest, marrone per il NordEst, rosso per il Centro, arancione per il Sud, rosa per le Isole. Come ci sono tre colori, così ci sono anche tre sistemi elettorali, anzi quattro. Voto per eleggere consiglio comunale e sindaco nei Comuni con più di 15 mila abitanti: si barra il simbolo della lista e in questo modo si vota anche per il candidato sindaco collegato; si barra il simbolo del candidato sindaco e in questo modo non si vota per la lista; si barrano lista e nome del sindaco e in questo modo non ci sono dubbi; si possono anche barrare il simbolo di una lista e il nome di un candidato sindaco collegato a una lista diversa (voto disgiunto). Per essere eletti sindaci bisogna prendere il 50% dei voti più uno. Se non ci si arriva, vanno al ballottaggio i due candidati più votati. Si può indicare una sola preferenza per il consiglio comunale. Nei Comuni con meno di 15 mila abitanti non è ammesso il voto disgiunto, non si va al ballottaggio, se si vota un sindaco si vota per forza anche la lista collegata e per il resto è tutto uguale al sistema dei Comuni popolosi.
• Mamma mia. La Provincia è complicata allo stesso modo?
Forse no. Non ci sono le preferenze perché ogni candidato è collegato a un collegio, quindi barrando una lista si vota contemporaneamente per il sindaco, per il consigliere comunale e per la lista. Se si vota solo il candidato presidente, il voto è valido solo per lui. Ballottaggi anche qui come alle comunali, ma niente voto disgiunto.
• Adesso deve spiegare le Europee.
E’ abbastanza semplice: si vota la lista barrando il simbolo e a fianco si possono esprimere tre preferenze. Non c’è praticamente altro, tranne i casi particolari degli italiani che si trovano all’estero o delle liste per le minoranze linguistiche, tutte situazioni in cui si seguono procedure particolari. Per eleggere un parlamentare europeo bisogna che la lista raccolga almeno il 4% dei consensi nazionali. Se fa 3,99 non passa nessuno. la famosa soglia di sbarramento che i partiti piccoli (da Storace a destra fino al solito nugolo di liste comuniste a sinistra) hanno tentato di non far passare e che Berlusconi ha mantenuto con l’assenso implicito di Veltroni. L’evento è imponente: alle Europee, dove gli italiani hanno diritto a 72 eletti, si presentano in 828, età media 49 anni e 10 mesi, appena il 5% ha meno di 30 anni, c’è anche un novantaseienne: lo scrittore Boris Pahor, candidato dalla Svp. Nelle elezioni locali corrono quasi mezzo milione di persone. Il match più affollato è quello per le Provinciali di Torino: 16 candidati alla presidenza, collegati a 38 liste con 1627 aspiranti a un posto in consiglio. Tra le liste: «Partecipazione, progresso e azione», «Arca azzurra», «Per il divieto di licenziare», eccetera. A Napoli gareggiano cinque partiti comunisti, una «Lista per l’insorgenza civile», una lista «Preservativi gratis» e anche un «Partito degli impotenti » che, ne siamo certi, non rappresenta la maggioranza della città. [Giorgio Dell’Arti, Gazzetta dello Sport 5/6/2009]
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