MilanoFinanza 5/6/2009, 5 giugno 2009
I NUMERI DELL’ENEL AD AUMENTO CHIUSO
A giudicare dal comportamento del titolo in borsa, si potrebbe concludere che su Enel il mercato è combattuto tra un atteggiamento guardingo per via dell’aumento di capitale che incrementerà di oltre il 50% il numero delle azioni in circolazione (13 nuove ogni 25) e uno di sostegno con uno sguardo alla redditività futura. Il tema è ovviamente tra i più caldi all’esame degli analisti finanziari, impegnati come sono a cercare di intuire le prossime mosse del gruppo energetico. Ieri Goldman Sachs ha aggiornato le proprie stime aumentando il target price del titolo da 4,3 a 5 euro. Il target include però una valutazione della controllata Endesa a 26 euro per azione nella somma delle parti rispetto a una quotazione alla borsa di Madrid di circa 18,5 euro. Il broker avverte che utilizzando per la controllata spagnola il semplice valore di borsa, la sua vvalutazione del titolo Enel potrebbe ridursi a 4,1 euro, quindi non più dell’8% in più rispetto al prezzo attuale. Ma quanto incide il cosiddetto effetto diluizione prodotto dall’aumento di capitale da 8 miliardi? Goldman Sachs stima un utile per azione per gli esercizi 2010 e 2011 di 0,38 euro, con una riduzione del 16% rispetto alla precedente valutazione di 0,45 euro. Quanto al tema dell’indebitamento, la casa americana stima, una volta concluso l’aumento di capitale, un rapporto debito netto/margine operativo lordo pari a 3,7 volte nel 2010, senza però tenere conto del programma di cessione di asset per 3 miliardi da realizzare entro quest’anno, con obiettivo quota 10 miliardi entro l’anno prossimo. I benefici di queste operazioni sono intuibili. A fine maggio il gruppo guidato da Fulvio Conti (che nel frattempo ha investito sulla società altri 715 mila euro) ha chiuso un primo accordo per la cessione dell’80% di Enel Rete Gas, «che porterà a una riduzione del debito netto di 1,2 miliardi di euro». Da questa operazione gli analisti di Société Générale ricavano la dimostrazione che la società è capace di vendere asset al giusto prezzo. Del resto, la strada dell’aumento di capitale è stata percorsa proprio perché alternativa alla svendita di cespiti, inevitabile in una fase come l’attuale. La casa francese stima tuttavia che quest’anno il debito netto di Enel possa salire di 3,1 miliardi a quota 57,6 miliardi, sostanzialmente per via dell’acquisto del 25% di Endesa, non pienamente compensato dalle entrate straordinarie. Mentre un’ultima considerazione, di tono favorevole, riguarda gli effetti positivi derivanti dall’applicazione delle nuove direttive nel settore elettrico spagnolo, in cui agisce prevalentemente Endesa. Maggiori informazioni su questo fronte si potranno ricavare dalla lettura del piano industriale 2009-2013 che il gruppo iberico presenterà a breve.
Opa Ipi al rush finale Azionisti in surplace
Azionisti in evidente fase di surplace sul fronte Ipi, la società immobiliare proprietaria di aree interessanti a Milano e Torino sui cui titoli Banca Intermobiliare ha lanciato un’opa a 1,3 euro. A tre sedute dalla fine dell’operazione (si concluderà il 9 giugno) sono state consegnate solo 82.132 azioni, pari allo 0,23% del totale. I pochi soci in circolazione (il flottante è ridotto al 15% circa) meditano sul da farsi: probabilmente i pur blandi segnali di ripresa che giungono anche dal mercato immobiliare non incoraggiano a uscire dall’investimento a un prezzo che rappresenta meno della metà del suo valore intrinseco e che trova giustificazione solo nell’escussione operata da Bim per rientrare del credito vantato verso Danilo Coppola.