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 2009  giugno 05 Venerdì calendario

UN SOCIOLOGO SI CALA NEL VENTRE DEL CRIMINE


Riemergendo da uno dei suoi viaggi nel ventre di New York e di Chicago, Sudhir Venkatesh – il sociologo che da 15 anni studia l’«economia del sottosuolo», uno che rischia la pelle andando a esaminare di persona il mondo del crimine – avverte che la lunga recessione americana sta colpendo le attività illegali e quelle borderline più ancora di quelle svol­te alla luce del sole. Con conseguenze che possono essere gravi per tutti: dall’aumento della criminalità dopo decenni in cui la violenza è assai diminuita in grandi metropoli co­me New York, al rischio di diffusione di una «rabbia populi­sta » e di sommosse in un Paese nel quale, finora, la crisi è stata vissuta senza gravi conflitti sociali, nonostante i 5 mi­lioni di posti di lavoro persi in 18 mesi.

Questo professore della Columbia University nato in In­dia, cresciuto in California e che negli Usa ha appena pubbli­cato lo sconvolgente saggio «Gang leader for a Day», sostie­ne anche che una crisi molto lunga può cancellare i progres­si fin qui fatti nell’emancipazione dei neri. Riscattati dall’ele­zione di Barack Obama alla Casa Bianca, confortati dal vede­re posti-chiave del governo, delle agenzie federali e di im­prese private affidati a gente di colore o di altre minoranze etniche, molti afroamericani ri­schiano, ora, di essere risuc­chiati dalla povertà e dall’eco­nomia criminale.

I più vulnerabili – sostiene Venkatesh, le cui analisi sono state ampiamente utilizzate già qualche anno fa da Steven Le­vitt nel suo «Freakonomics» – sono uomini e donne impiega­ti nella pulizia degli uffici, guar­die private, pulivetri, persone che sopravvivono con la raccol­ta di lattine, plastica, carta, ba­by sitter licenziate da professionisti non più in grado di pa­gare un dipendente.

Persone che rischiano di essere risucchiate dall’economia «sotterranea» della prostituzione e dello spaccio della dro­ga. Attività, peraltro, che in tempi di crisi diventano anch’es­se estremamente competitive e poco remunerative. Venka­tesh è molto ascoltato proprio perché, come detto, per i suoi studi non usa il cannocchiale, ma si immerge nelle gang, rischiando coltellate e collezionando amicizie perico­lose. Lui stesso ammette che quella con J.T., il leader dei Black Kings, una banda di drug dealers di Chicago, è moral­mente discutibile.

Ma è anche così (il boss gli ha dato i quaderni con l’intera contabilità della gang negli ultimi quattro anni) che Venka­tesh è riuscito a scoprire, ad esempio, che le prostitute che hanno un protettore non solo subiscono meno minacce, ma mediamente guadagnano molto di più di quelle che non ce l’hanno. O che le attività criminali nei ghetti sono spesso affidate a manovali che guadagnano meno di quattro dollari l’ora: gente che rischia grosso (un criminale su quattro vie­ne ucciso) per una paga da fame.