Maurizio Caprara, la Repubblica 05/06/2009, 5 giugno 2009
Una volta era l’attesa delle visite degli imperatori e dei re a essere circondata da un’atmosfera fiabesca
Una volta era l’attesa delle visite degli imperatori e dei re a essere circondata da un’atmosfera fiabesca. Adesso è un uomo del deserto, un beduino orgoglioso delle proprie origini, ad essere al centro di un conto alla rovescia su un prossimo vortice di spettacolo adatto alle necessità dei mass media, uno show pirotecnico che sarà avvolto in un manto di tradizioni e costumi di terre d’oltremare. Sì, un ex ribelle, figlio del popolo, che è al potere nel suo Paese dal 1969, quando in Italia era presidente del Consiglio il democristiano Mariano Rumor. Il libico Muammar el Gheddafi, da mercoledì a sabato prossimo in visita a Roma per un viaggio ipotizzato e mai realizzato da oltre un decennio, ha un’agenda che rende perfino banale l’installazione della sua tenda (beduina) nel giardino di Villa Doria Pamphili. Il Colonnello ha dato mandato di organizzare per il 12 giugno all’Auditorium un incontro con circa 700 donne, una «rappresentanza del mondo imprenditoriale, politico e culturale italiano» come si legge sull’invito. In queste ore è in via definizione un altro appuntamento, storicamente e politicamente anche di maggior rilievo: l’ufficiale che prese il controllo della Libia con un colpo di Stato vuole dare udienza a Roma ad alcuni dei circa 6.000 ebrei cacciati dal suo Paese due anni prima, a partire dal 1967, durante persecuzioni cominciate in seguito alla guerra tra Israele da una parte e Egitto, Siria e Giordania dall’altra. Fino a ieri c’era un ostacolo. Da Tripoli l’incontro è stato proposto per sabato 13, in una coda della visita a Roma inizialmente non prevista. Per gli ebrei il sabato è Shabbat, festa del riposo. Se l’ostacolo verrà superato, il segnale distensivo, seppure seguito da messe a punto, avrà come destinatario finale Israele. A una delegazione di quegli ebrei rifugiatisi in Italia, la Libia diede visti per un breve ritorno nel 2004. L’appuntamento con loro però renderebbe quasi normali colloqui che, a Roma, sono comunque senza precedenti. Il Leader della Rivoluzione ha intenzione di parlare sabato 13 sotto la tenda con alcuni dei 20 mila «rimpatriati», gli italiani che nel 1970 fu il suo regime a cacciare giudicando insufficienti i risarcimenti per l’era coloniale. Oltre a essere ricevuto nei rispettivi palazzi da Giorgio Napolitano, Silvio Berlusconi, Renato Schifani, il Colonnello ha voluto (e ottenuto) un’accoglienza di maggioranza e opposizione. Venerdì 12 nella sala della Lupa di Montecitorio Gheddafi pronuncerà un discorso preceduto da interventi di Gianfranco Fini e di due vecchi amici: Giuseppe Pisanu, ex ministro dell’Interno di Forza Italia, poi Massimo D’Alema, ex ministro degli Esteri, già Ds. Alla Sapienza, giovedì, in un’aula che può ospitare 900 persone Gheddafi è disposto ad accettare domande degli studenti. Ma sarà curioso sentire che cosa dirà nell’Auditorium alle donne di partiti e associazioni varie che troveranno a far da padrona di casa Mara Carfagna, ministro per le Pari opportunità. Sul palco, a fianco di colui che che gli inviti presentano come il « Leader della Gran Giamahiria Araba Libica Polare Socialista » , siederanno anche il sindaco di Milano Letizia Moratti e una rappresentante di Confindustria, organizzazione visitata prima. E’ bene che il pubblico dell’Auditorium si attrezzi andandosi a leggere Il libro verde di Gheddafi, il suo manifesto ideologico. L’asilo nido viene condannato come «qualcosa che assomiglia a recinti di sagginamento del pollame », un luogo che «non si confà ai figli dell’uomo» perché, negando la differenza tra maschi e femmine, stacca i bambini dalle madri. Cardine della teoria: «Se la donna intraprende il lavoro dell’uomo deve trasformarsi in un uomo, abbandonando il suo ruolo e la sua bellezza». Più precisamente: «Indurre la donna a eseguire il lavoro dell’uomo è ingiusta aggressione (...) dato che il lavoro oblitera le belle fattezze della donna che la creazione ha voluto si evidenziassero ond’ella espleti un lavoro diverso da quello che si addice a chi non è femmina, come avviene coi fiori, creati per attrarre i granellini di polline e produrre i semi».