Paola Pierotti e Giorgio Santilli, ཿIl Sole-24 Ore 5/6/2009;, 5 giugno 2009
NON SOLO STANZE, OBIETTIVO RIQUALIFICAZIONE
Il piano casa libera la fantasia degli architetti. Non mancano le perplessità sull’efficacia di una norma che distribuisce «indifferentemente» nuova cubatura nella città consolidata e nelle periferie, ma sono numerosi gli architetti che vedono gli ampliamenti del 20% e la demolizione e ricostruzione con premio di cubatura del 30-35% come un’opportunità per il risveglio della città contemporanea.
A scala internazionale numerosi i progettisimbolo che pescano nelle stesse tipologie: dagli olandesi Mvrdv studio cult in Europa con il complesso WoZoCo di Amsterdam ai piccoli ampliamenti delle case dell’atelier giapponese Bow Wow. O ancora la "casa zaino" ideata dall’artista bavarese Stefan Eberstadt: la Rucksack House è una scultura appesa alla facciata di un edificio e ancorata al tetto con tiranti in acciaio, un’aggiunta di nove metri quadrati che si vede agganciata in diversi edifici della Germania.
In Italia non mancano le tracce di contemporaneità legate al tema. A Torino lo studio Uda ha realizzato il sopralzo di un edificio storico, Palazzo Gioberti. A Milano lo studio Albori ha ampliato e recuperato i sottotetti di un edificio liberty e ha costruito un nuovo piano in due edifici di case popolari comunali a Milano e a Cinisello Balsamo. Mario Cucinella, sempre a Milano,per conto dell’Aler sta riconvertendo quattro torri di social housing migliorando le prestazioni dal punto di vista energetico e sopraelevandole con nuove case per studenti. «L’azienda milanese – racconta l’architetto bolognese – ci ha chiesto di lavorare sull’involucro dell’edificio di edilizia residenziale pubblica, oggi occupato da un centinaio di famiglie, e di aggiungervi due piani con alloggi per studenti che contiamo di realizzare con strutture leggere». Non un semplice maquillage, ma un’operazione che aumenterà la capacità d’affitto e rigenererà il tessuto sociale delle case popolari senza spostare chi ci abita.
Le volumetrie non sono quelle previste dalla legge regionale lombarda, appena varata in giunta, che prevede limiti di mille metri cubi per i condomini e un ampliamento massimo di 300 metri cubi. Qui siamo su altre scale, ma è lo stesso Cucinella a riconoscere un legame fra questo progetto e le elaborazioni collegate al piano casa. L’intervento progettato è su un edificio pubblico e monoproprietario. «Il tema della proprietà – dichiara – sarà un limite per l’attuazione del piano casa. Gli edifici pubblici, come sono le case popolari, potrebbero essere laboratori che sfruttano la norma per portare un’iniezione di contemporaneità in edifici fatiscenti».
«Ci sono progetti di successo come quello di Alejandro Aravena in Cile o di Alvaro Siza a Evora, in Portogallo, in cuii cittadini che vi abitano sono i primi protagonisti nella definizione della struttura insediativa. I nuovi modelli di abitare dichiara Alessandra Segantini, socia di C+S Associati e autore dell’Atlante dell’Abitare (edito Skira) – vanno concepiti come progetti aperti, in questo senso il piano casa è una necessità per ogni progetto di edilizia». La partecipazione diretta da parte di chi abita gli spazi e la necessaria flessibilità sono una condizione imprescindibile. «Gli innesti sull’esistente – aggiunge Segantini – sono addizioni sostenibili in termini energetici e costruttivi in edifici pensati senza questi accorgimenti. Devono essere oggetti semplici, industrializzati, tecnicamente facili da costruire».
Per gli spazi in aggiunta gli architetti non pensano solo alla «stanza per la nonna» ma alle serre e ai giardini di inverno, alle sale tecnologiche casa-lavoro, alle funzioni proprie del cohousing. «Demolire e ricostruire con l’aggiunta di cubatura – commenta Cino Zucchi – può creare continuità tra gli insediamenti di diversi periodi storici. Si può lavorare apportando un mix funzionale che integri l’abitare con gli spazi per il lavoro. Altro tema è quello degli spazi condivisi come sono le lavanderie e gli spazi gioco negli interventi residenziali. Ma ancora, aumentare la cubatura vuol dire poter lavorare sul tema degli spazi pubblici, trovare un nuovo rapporto tra aree pubbliche e private, come richiesto da una società contemporanea e dalle sue esigenze in continua evoluzione».
Non tutti gli architetti guardano con favore al piano casa. Claudia Clemente (Labics) legge come nota positiva l’opportunità di lavorare sugli spazi di relazione; Giacomo Borella, specialista di "sopralzi" in territorio milanese pensa che «l’idea di fare un provvedimento così sia un segno negativo della una cultura che vede il costruito solo come merce economica». Tuttavia, «aggiungere e togliere pezzi è la storia dell’architettura».