Maria Cristina Carratù e Orazio La Rocca, la Repubblica 5/6/2009, 5 giugno 2009
SI TINGE DI GIALLO IL CROCIFISSO DI MICHELANGELO
«Su questa storia vogliamo vederci chiaro, abbiamo avviato un´istruttoria». La «storia» di cui parla Pasquale Iannantuono, procuratore generale della Corte dei conti del Lazio, è l´acquisizione da parte dello Stato del crocifisso di Michelangelo.
Lite sull´attribuzione, indaga la Corte dei Conti
Vogliamo vederci chiaro dopo le polemiche sorte negli ultimi mesi sull´attribuzione dell´opera acquistata dallo Stato italiano
Troppi dubbi su quella scultura: se il ministero dei Beni culturali non ha ancora completato il pagamento, farebbe bene a restituirla
Si tratta di una scultura che negli ultimi tempi ha fatto molto parlare di sé, un Cristo di legno di tiglio attribuito nientemeno che al giovane Buonarroti. Un affare di 3,2 milioni di euro pagati a un antiquario torinese dal ministero dei Beni culturali per un´opera dalla paternità contestata, alta 41,3 centimetri per 39,7 di larghezza, realizzata - stando agli esperti - intorno all´anno 1495. Dopo i trionfi dei mesi scorsi - la scultura a dicembre è stata presentata a papa Benedetto XVI e, successivamente, esposta alla Camera dei deputati e portata in giro per l´Italia - ora la magistratura contabile «vuol vederci chiaro su tutta l´operazione», come spiega Innantuono, il quale ha aperto un fascicolo e affidato l´istruttoria sul caso a uno dei suoi sostituti, Salvatore Sfregola, vice procuratore generale della Corte dei Conti del Lazio.
Un passo nato, evidentemente, dalle polemiche esplose intorno all´acquisizione e rimbalzate nei giorni scorsi anche sul New York Times. Chi, invece, non ha mai avuto incertezze è l´attuale ministro dei Beni culturali Sandro Bondi, convinto sostenitore dell´acquisto dell´opera, che dopo la presentazione ufficiale del 12 dicembre scorso nell´ambasciata d´Italia presso la Santa Sede, a Roma, è stata esposta anche a Trapani, Palermo e Milano. In questi giorni è a Napoli. Entro luglio dovrebbe prendere definitivamente posto al museo del Bargello, a Firenze.
Dovrebbe, perché ad oggi, come spiega la direttrice Beatrice Paolozzi Strozzi, «non ho ancora avuto nessuna comunicazione ufficiale, né del suo arrivo, né che sia questa la sua sede definitiva». Una dichiarazione che, dopo il clamore che ha accompagnato la presentazione ufficiale dell´opera, risuona di una singolare freddezza. Così come il no comment sull´attribuzione: « di sicuro un´opera di buona qualità», dice Paolozzi Strozzi, «che arricchirà il museo. Ma per il resto, non sono una michelangiolista e non mi pronuncio».
E il crocifisso come verrà presentato al pubblico: come opera «di Michelangelo», o soltanto «attribuita a»?: «Lo concorderemo col Polo Museale» risponde Paolozzi Strozzi. Ovvero con la soprintendente Cristina Acidini, grande sponsor, insieme al direttore dei Musei vaticani Antonio Paolucci, della scultura e della sua attribuzione michelangiolesca. Che invece assicura: il Cristo «andrà al Bargello, non appena sarà pronto l´allestimento adatto».
Ma il mondo dell´arte fiorentino è diffidente. A partire da Paola Barocchi, fra i massimi studiosi di Michelangelo, per la quale si tratta di «un´opera seriale», e da Mina Gregori, la grande storica dell´arte che riuscì a far rifiutare l´acquisto del crocifisso alla Cassa di Risparmio di Firenze, la prima a cui l´antiquario torinese lo aveva offerto («Se lo Stato non ha finito di pagarlo, valuti se non sia il caso di restituirlo»). «Stupito» dell´acquisto si è detto anche il direttore del prestigioso Kunsthistorisches Institut di Firenze Alessandro Nova; mentre «interrogativi» arrivano pure dallo storico Massimo Ferretti, in un primo momento fra i sostenitori dell´attribuzione a Michelangelo del Cristo tanto amato dal ministro Bondi.