Antonella Olivieri, ཿIl Sole-24 Ore 5/6/2009;, 5 giugno 2009
«Il LINGOTTO DA SOLO NON CE LA FA» - Se si è in mezzo al guado non c’è altro da fare che guadagnare la sponda
«Il LINGOTTO DA SOLO NON CE LA FA» - Se si è in mezzo al guado non c’è altro da fare che guadagnare la sponda. Ma quale? Nel caso di Fiat l’unica scelta è andare avanti. Tradotto: molti sul mercato sono convinti che Fiat debba comunque procedere con il progetto di scorporo dell’Auto, per avere carta azionaria da spendere sul mercato delle aggregazioni. Il piano originario era quello di portare sul mercato un gruppo con la massa critica necessaria per sopravvivere al consolidamento del settore, potenzialmente una public company da affidare alle capacità di ristrutturazione di un manager dal track record provato come Sergio Marchionne. Con la sola Chrysler, Fiat può solo raddoppiare la produzione a 4 milioni di vetture, non raggiungere il target dei 6 milioni che lo stesso a.d. aveva indicato. Se non si ripresenterà la chance Opel, sarà arduo trovare un’alternativa che si presti altrettanto bene allo scopo. Gm Sul banco Gm c’è anche altra "merce", ma non è chiaro cosa sia realmente in vendita. In Europa c’è ancora Saab, che però ha una produzione annua limitata a 100mila autovetture, e potrebbe perciò costituire più un problema che un’opportunità. Ci sono poi gli impianti brasiliani che sfornano 800mila unità all’anno, non sufficienti a centrare il target, ma abbastanza per avvicinarvisi. Il problema è che le attività sud-americane sono le sole profittevoli per il gigante americano in crisi, che, di conseguenza, se decidesse di cederle, difficilmente rinuncerebbe al cash. E non è detto che si accontententerebbe di poco. Perché su piazza, oltre a Fiat, c’è, testa a testa, Volkswagen, che probabilmente non resterebbe alla finestra. Ma anche nel caso in cui si trovasse una soluzione, si dovrebbe farla digerire all’Antitrust, dal momento che Fiat (come del resto anche Volkswagen) con le attività brasiliane di Gm avrebbe in loco una quota di mercato superiore al 40 per cento. Peugeot Sulla carta, Peugeot sarebbe l’alternativa ideale a Opel. Con la casa francese, l’aggregato FiatChrysler sfiorerebbe una produzione di 7 milioni di vetture. Ma politicamente, avvertono gli ana-listi, sarebbe un ginepraio. Peugeot ha appena ottenuto 3 miliardi di aiuti di Stato col vincolo di non chiudere alcun impianto in Francia e le potenziali sovrapposizioni con Fiat sono tante. Finora Peugeot ha respinto le caute avances di chi testava il terreno per un’eventuale aggregazione con il Lingotto, ma proprio in questi giorni il vertice della società si è lasciato scappare che non esiterà a cogliere opportunità di crescita. Cosa significhi in concreto è da vedere. Opel La questione Opel non è chiusaè il tam-tam che risuona tra Roma e Berlino. Per ora comunque sono ancora i russi ad avere il pallino in mano. Prima che la partita arrivasse a questo punto, gli analisti del Credit Suisse avevano osservato che Opel per Fiat era da interpretare più come una mossa difensiva che offensiva. «Fiat da sola non ce la fa» – lo stesso Lingotto «sembra riconoscerlo », sottolinea il report – essendo «il più piccolo produttore di auto di massa, e troppo dipendente da Italia e Brasile». Peraltro il Cs osservava che il rischio di esecuzione nei tentativi di aggregazione del settore è elevato. Goldman Sachs, prima di sospendere la copertura del titolo (è advisor per il progetto di scorporo dell’Auto), aveva definito «convincente» la logica seguita da Fiat di cercare la massa critica, promuovendo il tentativo di formare un polo a tre con Fiat, Chrysler e Gm Europe.