Maurizio Molinari, La Stampa 05/06/2009, 5 giugno 2009
I MISTERI DEL VOLO AF 447
Autore del best seller «Ask the Pilot» (Chiedi al pilota) e ricercato commentatore sui temi della sicurezza aerea, l’ex pilota Patrick Smith ha vissuto la sciagura dell’aereo dell’Air France dal Brasile e, raccolte le poche informazioni certe disponibili, si è fatto un’idea sulla sua possibile causa.
A suo avviso che cos’è avvenuto?
«Non sappiamo molto tranne il fatto che l’aereo si trovava in prossimità di una tempesta e che, improvvisamente, sono a venuti a mancare non solo i comandi di bordo, ma anche il sistema che li sostituisce in caso di necessità. Si è trattato di una coincidenza, molto rara, fra cause differenti, ognuna delle quali di per sé non sarebbe stata fatale: una tempesta, il black-out dei comandi o di quelli di riserva. E’ stata la coincidenza a essere fatale».
Che cosa ha creato il nesso fra la tempesta e il collasso dei comandi di volo dell’Airbus?
«Di certo non lo sappiamo, però tutto porta a dire che si sia trattato di un fulmine».
Ma, scusi, non è forse vero che gli aerei sono notoriamente indenni ai fulmini?
«Gli aerei vengono colpiti da numerosi fulmini e hanno sistemi di protezione tali da renderli innocui. Ma in questo caso un fulmine, forse particolarmente potente, ha colpito il sistema elettrico in maniera tale da mandare in tilt i comandi di volo. Anche questa è una rarità: il resto del sistema elettrico dell’Airbus non ha subito gravi conseguenze».
Questo significa che i fulmini possono abbattere gli aerei?
«Gli aerei commerciali sono sicuri, gli incidenti civili sono assai rari e la gente non deve aver paura di volare e tuttavia ciò non significa che gli aerei siano invincibili. Gli incidenti, per quanto rari, possono infatti avvenire».
Come è stato possibile per il sistema di sorveglianza aerea, o per gli stessi piloti, ignorare la presenza della tempesta?
«Forse sapevano benissimo dove era. Le tempeste tropicali sono comuni in questa parte dell’anno così come in genere si possono aggirare. E’ possibile volarci attorno ed evitarle. Considerata la quota a cui l’aereo si trovava al momento del disastro, ci si deve chiedere se forse i piloti non stessero tentando di evitare la tempesta tropicale in maniera anomala: volandoci sopra».
E se ciò fosse avvenuto?
«Allora il fulmine potente potrebbe aver colpito l’aereo da sotto, in maniera anomala, perché in genere i fulmini raggiungono gli aerei da sopra o dai fianchi. I piloti evitano sempre di passare sopra le tempeste, perché è molto rischioso. Solo trovando le scatole nere potremmo avere la certezza di che cosa è davvero avvenuto».
Alcuni resoconti in Brasile e Francia accennano al fatto che l’aereo sarebbe completamente scomparso dai radar per dieci ore. E’ possibile?
«Sì».
Ma, scusi, i radar non seguono le rotte degli aerei in volo?
«Gli aerei che volano sugli oceani, da un continente all’altro, spariscono dai radar. Lo stesso vale per chi vola su alcune zone dell’Africa e dell’America Latina che non sono coperte da radar. Ci sono altri sistemi di sorveglianza dei voli, ma non i radar. Dunque la scomparsa del volo Air France non deve aver allertato i controllori: avranno pensato con ogni probabilità che era ancora sull’Atlantico».
C’è chi suggerisce che l’inusuale potenza del fulmine sia dovuta ai cambiamenti climatici: lei che cosa ne pensa?
«E’ possibile. I cambiamenti climatici hanno aumentato la potenza di uragani e tempeste tropicali negli ultimi anni e dunque, di conseguenza, anche dei fenomeni atmosferici che li accompagnano. Può essere stato un co-fattore ma, ripeto, ci troviamo di fronte ad un caso estremamente raro».
Dunque non ci sono lezioni da trarre oppure nuove precauzioni da adottare per evitare che si ripeta?
«Quando è caduto l’aereo, mi trovavo in Brasile. Il giorno dopo ero in volo, sopra l’Amazzonia, in un’area colpita da violente tempeste tropicali con numerosi fulmini. Sono situazioni di volo che possono capitare. Sta ai piloti adottare gli accorgimenti migliori. Se hanno volato sopra la tempesta, è stato un grave errore».