Il fatto del giorno
di Giorgio Dell'Arti
Ottanta miliardi di euro messi a disposizione di famiglie e imprese dovrebbero aiutare gli italiani a uscire dalle difficoltà economiche, a comprare i regali per Natale, a tener viva l’economia, cioè il gioco delle domanda e dell’offerta che sta alla base del nostro sistema e che, se si affloscia, può mandare tutto all’aria. Così ha spiegato Tremonti a Washington e s’è riusciti a sapere qualcosa in merito a questo stanziamento ancora prima che venga varato il provvedimento di legge relativo, sicuramente un decreto.
• Ho sentito alla televisione che secondo Veltroni è “finanza creativa”... a parte che non ho ben capito che cos’è la finanza creativa.
Soldi inventati. Epifani dice che è denaro che si era già deciso di spendere con provvedimenti precedenti e su cui il ministro s’è limitato ad attirare l’attenzione, come un prestidigitatore. Tremonti ha detto che 40 miliardi vengono dall’Europa. Tremonti si dice poi sicuro di creare le condizioni perché si facciano investimenti sull’ammodernamento delle autostrade per almeno 10 miliardi. Dovrebbe trattarsi dei soldi che anche Di Pietro voleva, dai Benetton, e che i Benetton hanno sempre sostenuto di non aver potuto spoendere per le lungaggini della Pubblica Amministrazione. Il ministro ha poi promesso che alle migliaia di fornitori dello Stato che aspettano il saldo delle loro fatture, lo Stato comunicherà quando saranno finalmente pagati. stata pronunciata la parola ”certezza” che è consolante fino a un certo punto, dato che ci sono casi in cui lo i ministeri tardano a saldare i loro fornitori anche un anno.
• E per la gente qualunque?
La social card, una specie di carta di credito con cui i meno abbienti potranno andare a fare la spesa al supermercato o pagare le bollette. Tremonti non ha detto niente a Washington, ma da dichiarazioni precedenti si desume che dovrebbe valere 400 euro ed essere coperta dai famosi conti bancari dormienti, quelle somme cioè depositate nelle banche tanti anni fa e che nessuno ha mai reclamato o movimentato.
• E le tredicesime senza tasse?
Quelle sembra di no. Le chiedevano, oltre a Veltroni, tutti gli economisti liberali (Alesina, Giavazzi, Tabellini), ma Tremonti ha detto che non ci sono soldi per un’operazione così grande. Forse saremo esentati dall’anticipo dell’Irpef e da quello dell’Ires.
• Che roba è?
A fine anno, dal tempo dei tempi, lo Stato pretende l’incasso del 97% dell’Irpef dell’anno successivo. Irpef è una sigla che significa Imposta sul reddito delle persone fisiche. Insomma, le tasse. Hai guadagnato tanto e devi versare allo Stato tanto, quella roba lì. Beh, lo Stato italiano è talmente con l’acqua alla gola che vuole i soldi dell’anno prossimo l’anno prima. Tremonti intenderebbe rinunciare a questo anticipo, di sicuro però solo per le fasce di reddito più basse. Stessa cosa per l’Ires, cioè le tasse delle società. Finora dovevano anticiparle del 100 per cento. Adesso lo Stato rinuncerebbe all’anticipo, anche qui per le fasce più basse. Poi ci sarebbe la possibilità, per le famiglie povere e con molti figli (probabilmente con un figlio nato da poco in casa) di farsi prestare fino a cinquemila euro con un tasso del 4%. Quindi dovrebbe essere varata la cosiddetta Iva di cassa: le aziende oggi quando emettono una fattura devono versare subito l’Iva. Tante volte gli imprenditori, sottocapitalizzati come sono, vanno in banca a farsi anticipare i soldi proprio per colpo di questa incombenza. Le banche a loro volta adoperano l’anticipo delle fatture come un cappio per tenere al guinzaglio i clienti. Se si lasciasse davvero la possibilità di saldare l’Iva al momento dell’incasso, si farebbe un piccolo dispetto alle banche (alle quali questa settimana il governo concederà venti miliardi in prestito) e un gran favore alle imprese.
• Sono 80 miliardi o no?
Allora. Quaranta miliardi vengono dall’Europa e sono soldi che già ci sono ma che in genere noi non riusciamo mai a spendere. 15-16 miliardi sono fondi stanziati nel 1985 per la Salerno-Reggio Calabria, l’Alta velocità e i contratti di servizio delle ferrovie già messi a disposizione dalla Finanziaria. Con i soldi destinati alle banche (che dovranno restituirli) si arriva a 75 miliardi. Il “denaro nuovo”, per dir così, sarebbe pari a 4-5 miliardi. Il governo dice che, col debito pubblico che ci ritroviamo e volendo tener fermo il pareggio di bilancio al 2011 e il rispetto dei parametri di Maastricht, non si può fare di più. [Giorgio Dell’Arti, Gazzetta dello Sport 18/11/2008]
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