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 2008  novembre 18 Martedì calendario

Il re del pop italiano nel 2008, si può ormai dire, è stato lui. Se Vasco ha sbaragliato negli stadi straesauriti, Jovanotti ha invece messo insieme il tour più sorprendente, divertente, spettacolare, nell’inventiva e nella tecnologia; e il suo «Safari» poi è stabile nelle zone alte della classifica da 43 settimane, con oltre 500 mila copie vendute

Il re del pop italiano nel 2008, si può ormai dire, è stato lui. Se Vasco ha sbaragliato negli stadi straesauriti, Jovanotti ha invece messo insieme il tour più sorprendente, divertente, spettacolare, nell’inventiva e nella tecnologia; e il suo «Safari» poi è stabile nelle zone alte della classifica da 43 settimane, con oltre 500 mila copie vendute. Il marketing discografico se ne esce ora con una «Safari Christmas Limited Edition» con in più quattro pezzi live, e il DVD «Nessuna ombra intorno» che racchiude tutti i concerti della tournée in un racconto filmico che ha la regìa di Marco Ponti, l’autore di «Santa Maradona». Spunta pure un libro fotografico, «Voi siete qui», di Francesco Raffaelli, artista a suo modo, catapultato alla conferenza di un Jovanotti bombastico, che oggi sarà ospite del Premio Videoclip Italiano allo Iulm. E’ alla vigilia di una nuova tranche del tour, al quale è mancata quest’anno solo la kermesse a San Siro: «Ma a gennaio non sapevamo che il disco sarebbe andato bene, il mio manager Maurizio Salvadori non è uomo di grandi rischi ed è meglio così». Il 15 dicembre, caro Jovanotti, c’è l’ultimo concerto di «Safari» a Parigi. E poi? «Guarderò il soffitto e non farò niente, che però è una parte importante del mio lavoro. Per il 2009 sto pensando a un viaggio, forse estremo, forse da solo in bicicletta. Sto disegnando molto, ho comprato bellissimi acquarelli a Parigi». «Safari Tour» è stato molto teatrale. Non ha mai pensato di lasciare i palasport per un teatro? «A me piace seguire l’avanguardia, che è un po’ come la Formula Uno: la Ferrari sperimenta una cosa e dopo due anni la mette sulla Cinquecento. Ma io sono la Cinquecento. Sono fedele al pop, mi piace parlare a tanta gente». Ha visto su Rete4 lo speciale dal concerto in onore di Pavarotti a Petra, al quale lei ha partecipato? Ridotto, banalizzato... «Già, quella riproduzione piatta ha tagliato fuori l’emozione; Laura Pausini ed io avevamo riregistrato "Caruso" per renderla migliore, ma hanno mandato la versione sbagliata; ho protestato con Goldsmith, organizzatore dell’evento, mi ha risposto "Prenditela con Mediaset". Per un evento del genere ci voleva l’ufficialità di Raiuno che non l’ha voluto. Il DVD, però, sarà a cura dello stesso Goldsmith». Segue le imprese dell’Onda studentesca? «Al di là del tentativo di metter loro un cappello politico, vedo una bella energia. Di studenti nessuno ha parlato in campagna elettorale, finalmente ci si confronta sul futuro. Come papà, sono contrario al maestro unico, da cittadino penso che la scuola pubblica è una delle più grandi conquiste della democrazia e sarebbe un errore tagliare fondi, sarebbero anzi da aumentare». La inquieta la mancanza di memoria? «La memoria è un valore importante del Dopoguerra, e come molte cose perderà forza. E’ molto più grave la crisi del futuro, per un ragazzo è difficile immaginarselo: anche se la vittoria di Obama negli Usa è un fatto gigantesco, un 11 settembre al contrario, il primo vero fatto storico della mia generazione. E’ la sconfitta dei cinici, che pensano non si possa cambiare: l’ingenuità di crederci è diventata un valore». Se poi si guarda all’Italia? «Siamo nel Patto Atlantico. Come sempre, da noi i jeans arrivano un paio di anni dopo. Per fortuna Obama governerà un Paese che ci influenza parecchio. La sua figura è potenzialmente più forte di quella di Kennedy: lui punta sulla parola che può cambiare il mondo, e finora l’aveva detto solo Dio nelle prime cinque righe della Genesi. Pensi quanto prendevano in giro Veltroni che parlava di Martin Luther King: quello, era un gigante. Per noi cresciuti con la Black Music, sembra che James Brown senza saperlo stesse già facendo campagna per Obama». Pensa mai di fare tv? «No. Bisogna saperla fare, la tv, e farla tutti i giorni. Ho visto X Factor, sono un fan di Morgan. L’Isola, pure, ma non più di 5 minuti e solo quando stramazzo. Però ho doppiato con Materazzi, per una puntata benefica di Italia Uno, i Simpson: faccio il venditore di fumetti, il concorrente di quello cattivo. Andrà in onda prima di Natale». MARINELLA VENEGONI PER LA STAMPA DI MARTEDì 18 NOVEMBRE 2008