Maurizio Crosetti, la Repubblica 18/11/2008, 18 novembre 2008
MAURIAZIO CROSETTI PER LA REPUBBLICA DI MARTEDì 18 NOVEMBRE 2008
Oltre il regolamento, cioè molto più in là di qualunque barriera, c´è una strana terra di tutti: è il paese della furbata. E se il gol non è solo essenziale, ma è l´unica cosa che conta, ecco spiegati trucchi e stratagemmi per aggirare l´ostacolo e arrivare con l´astuzia dove la tecnica, per non dire la classe, forse da sole non potrebbero. Se le braghe calate di Catania rappresentano una frontiera inarrivabile, dove il grottesco si sposa col sublime, non sono ugualmente mancati in passato atteggiamenti «borderline», dove la linea è ovviamente quella di porta.
Lasciando da parte il capitolo delle furbate per evitare i gol (portieri che ballano davanti al rigorista o fanno le boccacce, come Grobbelaar del Liverpool nella finale di Coppa Campioni contro la Roma, 1984), non si può però dimenticare il leggendario difensore barese Neqrouz, il quale durante una sfida contro la Juventus provò addirittura ad infilare un dito tra le natiche del povero Pippo Inzaghi. Una variazione sul tema era quella dell´inglese Vinnie Jones, roccioso stopper di Wimbledon e Chelsea, specializzato nella strizzata di testicoli altrui. Così, tanto per restare nelle zone intime che sono diventate una notizia a Catania per via dei famosi pantaloncini abbassati.
Ma se talvolta i difensori si esibiscono in schemi a luci rosse, i loro nemici attaccanti restano i più creativi e fantasiosi nell´inventare situazioni inedite. I biancorossi dell´Ajax brevettarono addirittura il rigore «di seconda», che in un´occasione ebbe pure successo. Sempre gli olandesi, stavolta a livello di nazionale, mostrarono ai mondiali di Argentina ´78 lo schema della scarpa slacciata: Haan sta per battere una punizione, si china, finge di armeggiare con le stringhe e invece sfodera un pallonetto per Rep, tutto questo contro gli annichiliti iraniani.
Punizioni e rigori sono i momenti tipici, e topici, del furbastro d´area. Una malizia che si perde nella notte dei tempi, quando Benito "veleno" Lorenzi scavò sotto il dischetto del milanista Cucchiaroni che stava per calciare, e nel buco ficcò nientemeno che un limone. Il povero Cucchiaroni tirò alto, tra le vane proteste dei rossoneri nei confronti del principesco arbitro Concetto Lo Bello che non si era accorto di nulla. La fece franca pure il granata Maspero in un derby del 2001, quando fece la buchetta sotto il disco di gesso (ma senza la scorza di limone) e costrinse lo juventino Salas all´errore.
Curioso come la Juve sia spesso presente in questi episodi, e sempre nella parte della vittima. Come quando Angelo "soldatino" Di Livio, crudele ex, a fine carriera aveva addosso la maglia della Fiorentina: calcio di punizione per i viola, lui si mette in mezzo alla barriera bianconera dopo avere detto al compagno Chiesa «tira addosso a me, vedrai che fai gol», difatti Di Livio prende a spallate gli ex compagni creando il varco nel quale Chiesa infila il pallone. Juve beffata anche a Catanzaro, nel 1972, non da una furbata singola ma da una specie di trucco globale: prima della gara, infatti, i calabresi allagarono il campo a furia di bagnarlo e impedirono ai bianconeri di far valere le loro superiori qualità tecniche. Alla fine, dal pantano sbucò il compianto Mammì che andò a prendersi un gol memorabile e fradicio.
Lo scopo è sempre quello di spiazzare l´avversario, facendo qualcosa di totalmente inatteso. C´è chi si limita a battere una rimessa laterale dieci metri più indietro, perdendo terreno ma guadagnando in sorpresa, e c´è chi addestra i raccattapalle ad essere più svelti dei difensori altrui: è il caso della Roma, diventato un vero e proprio schema sui corner, finché la Federcalcio non ha ribadito che il raccattapalle deve solo recuperare il pallone e non piazzarlo sul campo. Da allora, i giallorossi hanno rinunciato al trucco che scatenò aspre polemiche in una partita contro il Palermo, risolta da Mancini su assist di un ragazzino in tuta.
Se poi è un fantasista come Cassano ad inventarsi un giochetto strano, nessuno si stupisce: perché creare è il suo mestiere. Ecco infatti il barese che sui calci d´angolo a favore si accovaccia, quasi si siede per terra (non sempre, qualche volta) in modo da smarcarsi con uno scatto improvviso, mentre il difensore in teoria lo perde di vista. Cassano è piccolo e può farcela. Di più minuscolo c´è solo lo juventino Giovinco: forse, lui potrebbe nascondersi direttamente tra i fili d´erba.
(m.cr.)