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 2008  novembre 18 Martedì calendario

la Repubblica, martedì 18 novembre Fayetteville (Nord Carolina). Joanne Chavonne incontrava donne incinte ovunque in città

la Repubblica, martedì 18 novembre Fayetteville (Nord Carolina). Joanne Chavonne incontrava donne incinte ovunque in città. Poi è venuta a sapere che talmente tante famiglie avevano telefonato all´ambulatorio medico del vicino Fort Bragg per conoscere l´esito dei test di gravidanza che l´Esercito ha dovuto predisporre una nuova linea telefonica. Alla fine, l´estate scorsa, un funzionario le ha detto che l´ospedale della base era stato preso letteralmente d´assalto da donne in preda alle doglie, tanto che nascevano circa 300 neonati al mese. «Mi ha molto colpito. Significa dieci bambini al giorno», dice la signora Chavonne. Per la prima volta dai tempi della Guerra del Golfo, l´intera 82sima divisione aviotrasportata - mandata in missione durante il "surge" (aumento di truppe) del 2007 - formata da quasi 22.000 soldati, lo scorso ottobre ha fatto ritorno a casa. Fort Bragg ospita anche 29.000 soldati di altre unità, che hanno contribuito tutte insieme all´aumento del 50% delle nascite rispetto all´anno precedente registrato in agosto all´ospedale della base. La comunità ha organizzato grandi festeggiamenti per questo evento: sabato scorso circa mille neo-mamme o future mamme si sono ritrovate in vesti di ospiti d´onore a Boots & Booties, il festeggiamento di una futura nascita più affollato nella storia dell´esercito. L´impatto del "baby surge", l´aumento delle nascite, è evidente in tutta Fayetteville, città di 210.000 abitanti vicino a Fort Bragg: è impossibile attraversare le aree intorno alla base senza imbattersi in qualche pancione o in un neonato. A Dads 101, un corso per neo-papà o futuri papà che aiuta ad affrontare la transizione da soldati a genitori, il numero degli iscritti è raddoppiato. Mobili e accessori per la prima infanzia si vendono a ritmo sostenuto nei grandi magazzini Target, poche miglia a sudest della base, al punto che non si riescono più a trovare culle, fasciatoi e mobili coordinati. Tyneisha McRae, una commessa, spiega che quando il reparto prima infanzia riceve lo stock di forniture le acquirenti arrivano immediatamente. Il negozio apre alle otto del mattino e alle otto e trenta, massimo le nove, tutto è già esaurito. Medici, infermieri e levatrici del centro ospedaliero sono stati sicuramente tra i primi ad accorgersi dell´impatto dell´aumento delle nascite. Quando così tante signore incinte hanno iniziato ad affluire nella struttura gli studi medici si sono ritrovati in penuria di medicinali. Con soltanto undici letti a disposizione, le unità travaglio e parto del Womack hanno iniziato a riempirsi e gli amministratori hanno fissato a 260 la soglia limite di parti al mese. Ma ben presto è stata sforata: ad agosto sono nati 300 bambini e a settembre 261. Il colonnello Flavia Diaz-Hays, responsabile dei servizi di assistenza sanitaria e maternità, calcola che un quinto delle madri in attesa sia formato da soldatesse in servizio attivo che ottengono lo status di congedo maternità per la nascita dei bambini. I padri possono essere invece mandati in missione in qualsiasi momento. L´assenza di un genitore ha un forte impatto che si ripercuote su tutta la famiglia: «Si perdono le prime parole, i primi passi, e anche il legame che si suppone debba crearsi tra genitore e figlio», racconta il sergente capo Stephen Smith. Nei prossimi mesi una delle brigate di Fort Bragg dovrà ritornare oltreoceano per operazioni in Iraq o in Afghanistan: fino ad allora, le famiglie e la comunità di Fayetteville sono concentrate sull´entusiasmo che si avverte per questa esplosione di natalità. Il tenente colonnello Paul Whitecar, capo del Dipartimento di Ostetricia e Ginecologia del Womack, ha detto che durante il picco delle nascite - che secondo lui continuerà ancora per qualche mese - e fino alla partenza in missione del prossimo scaglione, lui e il suo staff non avranno altra scelta che quella di continuare a saltare la pausa pranzo. Wanda McCants, infermiera delle sale travaglio e parto, dice di non essere affatto dispiaciuta per il lavoro extra: «Credo che tornare a casa da una guerra con il desiderio di creare una nuova vita sia normale», dice. Julie Scelfo