La Stampa 18/11/2008, 18 novembre 2008
Nel mazzo delle cento slide proiettate dai pm in aula, un paio rivelano uno scenario intuito, oggetto di forti polemiche e tuttavia mai provato sinora: i controlli annunciati e inefficaci degli ispettori Spresal, «struttura complessa» dell’Asl 1 di Torino, e quelli «morbidi» del Comitato tecnico regionale
Nel mazzo delle cento slide proiettate dai pm in aula, un paio rivelano uno scenario intuito, oggetto di forti polemiche e tuttavia mai provato sinora: i controlli annunciati e inefficaci degli ispettori Spresal, «struttura complessa» dell’Asl 1 di Torino, e quelli «morbidi» del Comitato tecnico regionale. Ce n’è abbastanza per ritenere che «Thyssen 2», l’inchiesta sui controllori, sia decollata. Molto probabile che nel registro degli indagati siano finiti nomi e cognomi di più ispettori dei due enti. Il reato ipotizzabile: l’abuso in atti di ufficio. I pm hanno risposto così alle domande che ieri sono fioccate su questo inedito versante di indagine: «In aula abbiamo utilizzato atti che sono depositati nell’inchiesta per omicidio volontario». Il sottinteso: se abbiamo raccolto altro non lo confermiamo. Argomento tabù fuori dell’aula. Ma dentro le loro frecciate sono state più che significative. La difesa, nella precedente discussione, aveva sostenuto che i controlli dei vari ispettori non avevano rivelato gravi carenze ai sistemi di sicurezza della ThyssenKrupp di Torino, linea della morte compresa. I pm: «Vigili del Fuoco e Comitato tecnico regionale avevano fissato una serie di prescrizioni che l’azienda non ha applicato. Lo stabilimento non aveva neppure il certificato prevenzione incendi». E poi la prima slide: proietta sullo schermo una e-mail inviata il 12 settembre 2006 da Cosimo Cafueri, responsabile della sicurezza per Torino, ai capireparto. Cafueri (uno dei 6 imputati) vi scrive: «Vi informo che venerdì 15 vi sarà un’ispezione da parte di funzionari dell’Asl». Segue l’elenco degli impianti oggetto dell’imminente ispezione. La nota prosegue così: «Siete pertanto pregati di verificare che questi impianti o locali siano mantenuti in ordine e che non vi siano problemi di sicurezza. L’ispezione è estesa al personale: si raccomanda l’uso di dispositivi di protezione personale». A questo punto, i pm hanno pescano passi della deposizione dell’ispettore Spresal Ugo Moratti di fronte alla Commissione parlamentare d’inchiesta, lo scorso gennaio. Il primo: «Io non sono in grado di valutare se il numero di estintori sia sufficiente per un determinato locale o se questi strumenti siano adeguati per spegnere eventuali sporadici incendi. E’ un compito che spetta ad altri soggetti». Secondo passo ricordato in aula: «In alcune zone delle linee era evidente il rischio di incendi. Ossia dove vi sono forni, depositi di metano. Dove invece vi è una vasca di decapaggio presumo che non vi sia lo stesso rischio». La linea 5 era purtroppo finalizzata alla ricottura e al decapaggio. Il presidente Tofani gli chiese se avesse mai visto prima della visita alla Thyssen uno stabilimento industriale. Moratti rispose: «Sì, mai un processo siderurgico». E, nella penultima slide proiettata dai pm, l’anonimo ispettore (tuttavia riconoscibilissimo) dice ancora: «Purtroppo non immaginavo il rischio di incendi dove si avvolgono i coil». Cioè all’imbocco della linea 5, dove i sette operai «venivano investiti da una vampata di fuoco prodottasi con improvvisa violenza in seguito alla rottura di un tubo contenente olio idraulico ad elevata pressione che in buona parte nebulizzava generando uno spray di vapori...». Ultima slide: un quadro azzurro tenue con al centro questa affermazione di Moratti: «L’azienda non deve essere avvertita». Per il Comitato tecnico regionale (organismo che fa capo al ministero dell’Interno) i pm passano sullo schermo una sola slide. Ma fulminante. Riassume lo strano caso delle prescrizioni impartite dai suoi componenti a Thyssen il 21 giugno 2007, con scadenza il successivo 31 dicembre per eseguirle. L’azienda non le esegue e, subito dopo la tragedia, fra l’8 e il 10 dicembre tre responsabili si affrettano a firmare un parere inspiegabile: «La Commissione ritiene che il sistema di sicurezza esaminato risponde agli obiettivi sui grandi rischi e risulta adottato». Perché tutta quella premura? DALLA STAMPA DI MARTEDì 18 NOVEMBRE 2008