Financial Times, 18 Novembre 2008, 18 novembre 2008
Venerdì il governo dell’Ecuador ha rimandato il pagamento di 30 milioni di dollari di bond dopo che il presidente Rafael Correa ha definito quel debito illegittimo
Venerdì il governo dell’Ecuador ha rimandato il pagamento di 30 milioni di dollari di bond dopo che il presidente Rafael Correa ha definito quel debito illegittimo. Un segnale che aumenta i timori che l’Ecuador sarà il secondo paese, dopo le Seychelles, a fare un default del proprio debito pubblico a causa della crisi. Il debito pubblico totale dell’Ecuador è di circa 10 miliardi di dollari, in gran parte crediti del Venezuela. I credit default swaps dei conti pubblici ecuadoregni sono schizzati da 1.700 fino a 2.300 punti base. Correa sostiene che il debito contratto dai suoi predecessori è illegittimo, perché ha solo danneggiato la popolazione dell’Ecuador e l’economia nazionale. A mettere in crisi i conti nazionali è stato soprattutto il crollo del valore del petrolio: l’Ecuador ha bisogno di un prezzo a quota 95 dollari al barile per coprire le sue spese, e di almeno 76 dollari al barile per non essere costretto a intaccare i 6,3 miliardi di dollari delle sue riserve di valuta estera. Già a febbraio il governo di Quito aveva tentato di non saldare i propri debiti, per poi pagare all’ultimo minuto. Per gli osservatori Correa sta giocando una partita molto pericolosa, rischiando di mandare a gambe all’aria l’economia del paese. Non ci si aspetta, però, che il default del debito pubblico ecuadoregno scateni un contagio nel resto dell’America Latina.