Massimiliano Parente, LIbero 18/11/2008, pagina 29, 18 novembre 2008
Libero, martedì 18 novembre Neppure da Maria De Filippi a ”Uomini & Donne” raggiungono i vertici di Francesco Piccolo, neppure a immaginare le confessioni intime dello scrittore Walter Veltroni sotto Lsd, neppure i libri di Eugenio Scalfari pubblicati da Einaudi, e infatti Einaudi ora orgogliosamente pubblica La separazione del maschio (pp
Libero, martedì 18 novembre Neppure da Maria De Filippi a ”Uomini & Donne” raggiungono i vertici di Francesco Piccolo, neppure a immaginare le confessioni intime dello scrittore Walter Veltroni sotto Lsd, neppure i libri di Eugenio Scalfari pubblicati da Einaudi, e infatti Einaudi ora orgogliosamente pubblica La separazione del maschio (pp. 198, euro 17,5), un romanzo che racchiude il meglio dello sguardo analitico del Piccolo in materia sentimentale e sessuale, un capolavoro involontario ma un capolavoro. La trama lascia senza parole, le speculazioni azzerano i pensieri. Il protagonista, «il maschio», sta con Teresa e ha una figlia che si chiama Beatrice. Teresa un giorno se ne va e lui resta solo con la figlia. Ecco. La separazione del maschio. Voi direte: embè? Invece è una figata, perché Piccolo, nel romanzo, riflette sempre, non lascia tregua al lettore. Per esempio lui si ricorda di Teresa che dormiva e di lui che la guardava dormire e riflette su «quel respiro pesante e le lenzuola tenute fino agli occhi e la sensazione che lì dentro nessuno possa farle del male, altrimenti non dormirebbe così». Altrimenti si sveglierebbe, ci avete mai pensato? Pensieri ininterrotti Si ricorda anche di quando la vede scendere dall’aereo e Teresa, mentre va a prendere il passeggino, sbatte la testa contro la pancia dell’aereo, e riflettendo si commuove al pensiero perché «mentre si massaggiava la testa mi ha guardato, sperando che non l’avessi vista. Ma io ero lì, l’ha fatto davanti a me. Mi dispiace, ma non potevo non vederla. E in questa commozione credo ci sia anche la considerazione che Teresa potrebbe essere la prima persona al mondo che abbia sbattuto la testa contro un aereo». Di riflessione in riflessione, ricorda quando nacque sua figlia e riflette: «La guardavo e la cosa eccezionale è che non mi sembrava eccezionale. Avevo in braccio mia figlia: del resto, era mia figlia». Sua figlia era sua figlia, una prodigiosa riflessione sulla vita e correlativo oggettivo in letteratura. Quando la prende in braccio per la prima volta è una specie di miracolo, pensava di non saperlo fare invece lo sa fare, «è tua figlia, quindi tu automaticamente sai essere suo padre». Succede così, fai una figlia e sai essere suo padre, automaticamente. Quindi riflette su Teresa, che allatta la bambina, e pensa: «Vedevo Teresa che allattava Beatrice e chiedevo: tutto bene? E Teresa, per non disturbarla, sorrideva e faceva un cenno di assenso, ma molto convinto, che era un modo per dire: benissimo. Allora io restavo a guardarle e mi chiedevo: di cosa ha bisogno un essere umano appena nato? Di mangiare. Non ha bisogno di altro». Sono riflessioni sconvolgenti, lascerebbero allibita anche Barbara Palombelli. Eppure, siccome è un vero maschio, il narratore riflette anche sui vantaggi dell’essere stato abbandonato da Teresa, e scopre che ci sono anche i pro, per esempio «posso telefonare quanto mi pare, uscire con chi mi pare, e ovviamente scopare con chi voglio e quando voglio senza il timore di essere scoperto». Nessuno ci aveva mai pensato, ma Piccolo sì e ora ognuno sa che senza la moglie si possono fare tutte queste cose. Quindi, per esempio, può andare con Valeria senza problemi e senza sensi di colpa, e mentre ci va, indovinate?, riflette su alcuni problemi sessuali, perché in campo erotico Piccolo è imbattibile, e infatti gli accoppiamenti occupano tre quarti del libro. Come il fatto che «quando mi morde mi eccito molto e le do colpi violenti tenendola ferma, e lei a questo punto dice: non mi fare male; io so che sta dicendo fammi male e comincio a farle male, con attenzione, non per lei ma per me, perché mi eccito troppo e posso venire senza controllo. E lei non vuole; nemmeno io voglio». Valeria, per fortuna, non puzza come Teresa, verso la quale «il sentimento si era imposto sul maleodore; l’aveva battuto, sconfitto, non eliminato. Spesso mi chiedevo se era un destino infame quello di voler restare con una donna tutta la vita, e quella donna fosse una che aveva la fica maleodorante - anche se non troppo. Ma l’amavo, e questo faceva in modo che potessi sopportare il maleodore». Prese di posizione Per non dire del sesso anale, nessuno scrittore era mai arrivato a tanto prima di Piccolo, perché insomma il sesso anale «è eccitante per chi ama il culo, cosa parziale che deve essere sempre mediata dal pensiero, perché basterebbe infilarlo da dietro, e la posizione, e la vista, e la sensazione è quella». E quindi, perché lo si fa anale? Piccolo riflette, media col pensiero sulla cosa parziale, e scopre la differenza: «Il pensiero di possederlo, di averlo, di starci dentro, di fare un po’ più di male; la presa, la tenuta delle mani sui fianchi, il potere eccitante, averlo sotto gli occhi e posseduto e intanto godere senza misura». Da qui, Piccolo riesce anche a riflettere sulla nascita del sentimento amoroso, partendo dal culo. Declina il pensiero più volte, perché sia chiaro. «Ho compreso senza fare resistenze che il culo per me è un elemento decisivo»; «Non riesco ad amare una donna senza culo»; «Ho lasciato donne che non avevano il culo, e soprattutto ho smesso di interessarmi a loro appena si giravano e allontanandosi mostravano una mancanza»; «Il culo per me è fondamentale non solo per il sesso, ma anche per i sentimenti». Il bello del libro di Piccolo non è quello che dice, ma come lo dice. Il bello del libro di Piccolo è che non ci si crede, invece è così, infarcito di queste illuminazioni dall’inizio alla fine che non sai come fa a pensarle e a farne un romanzo senza smettere di pensare, per questo è Piccolo ma in questo suo essere Piccolo è anche unico, con il solo rischio che il Vaticano lo proponga come testo di studio nelle scuole, perché farebbe passare ogni fantasia perfino a Tinto Brass. Massimiliano Parente