Il fatto del giorno
di Giorgio Dell'Arti
Tutto il mondo ce l’ha con noi per la storia dei respingimenti. Ieri è intervenuta anche l’Onu, con una lettera al governo dell’Alto commissariato delle Nazioni Unite. Ne ha dato conto il portavoce dell’Alto commissariato (che in sigla fa Unhcr), Ron Redmond: «L’Unhcr, pur essendo cosciente del problema che l’immigrazione irregolare pone all’Italia e agli altri Paesi dell’Ue, resta gravemente preoccupato che la politica ora applicata dall’Italia mini l’accesso all’asilo nell’Unione europea e comporti il rischio di violare il principio fondamentale di ”non respingimento” ( non refoulement) previsto dalla Convenzione del 1951 sui rifugiati. Il principio di non respingimento non conosce limitazione geografica e gli Stati sono obbligati a rispettare questo principio ovunque esercitano la loro giurisdizione, in alto mare incluso». motivo di ulteriore preoccupazione, per l’Alto commissariato, che la Libia non abbia aderito a questa Convenzione del 1951, il che significa che sulle persone riconsegnate a Gheddafi non si può mettere in atto alcuna tutela. Il portavoce del segretario generale Ban Ki-moon s’è detto d’accordo con questa presa di posizione.
• Quindi?
Quindi niente: l’Italia continuerà a respingere le imbarcazioni individuate in acque internazionali e intenzionate ad approdare sulle nostre coste. Oggi Maroni consegna ai libici tre motovedette da impiegare nei pattugliamenti congiunti. Cerimonia con tutti i crismi a Gaeta, a cui sono invitati giornalisti e fotografi. Non parliamo poi delle dichiarazioni di Berlusconi, rilasciate dal Sharm el Sheik, in Egitto, dove si trova a colloquio con Mubarak.
• Che cosa ha detto?
Che non ci sono rifugiati politici su quei barconi, che i disperati ammassati a bordo sono stati raccolti da organizzazioni criminali «in maniera scientifica». «Gli accordi con la Libia per il rimpatrio degli immigrati clandestini li ho gestiti io, li ho sottoscritti io, Maroni esegue quelli che sono gli accordi presi direttamente tra me e il leader libico Gheddafi». In questa dichiarazione bisogna anche vedere un tentativo di accreditarsi verso l’elettorato leghista come uomo che sa tenere a bada gli stranieri. La concorrenza con Bossi per le Europee è forte e il Cavaliere sta giocando la sua partita con impegno, oltre tutto subito dopo potrebbe esserci l’en plein del referendum. In ogni caso, un sondaggio effettuato ieri da Sky mostra che il 78% degli italiani è d’accordo col premier e appena il 22% sta con Fini, che ha fatto ancora una volta resistenza. Franceschini ha dichiarato che il Pd non può dar ragione al centro-destra solo perché la politica del respingimento è popolare. Il centro-sinistra la considera sbagliata, razzista eccetera e quindi, nonostante l’opinione generale contraria, continuerà ad avversarla.
• Come si fa a resistere a una pressione che va dalla Chiesa all’Onu?
Il fatto è che si tratta di pressioni importanti, ma solo morali. Sul piano operativo o pratico, possono poco. L’unico organismo che ha titolo per tentare di fermare Maroni è l’Unione europea. Da cui è arrivata l’ammissione che l’Italia non sta violando trattati. Del resto ieri sono usciti i dati relativi ai respingimenti messi in atto fino ad ora dal resto d’Europa: 150 mila persone mandate indietro tra il 2005 e il 2008, senza che nessuno abbia fiatato. Nell’estate del 2006, quando al governo c’era Prodi, gli italiani hanno partecipato all’operazione Poseidon con Spagna, Malta, Francia, Belgio, Grecia per mezzo della quale sono stati rimandati in patria o respinti decine di migliaia di immigrati. Ci sono state tante altre operazioni del genere: Amazon, Hera I e Hera II, Nautilus, eccetera.
• Vuol dire che c’è un pregiudizio verso il governo Berlusconi?
A ripercorrere la storia sembrerebbe di sì. D’altra parte all’Italia basterà intaccare la reputazione di Paese facile da raggiungere e comodissimo per commettere illeciti per frenare il flusso. Ho già detto ieri che secondo parecchie fonti i criminali che organizzano il trasporto di essere umani si stanno orientando verso rotte alternative, Creta o la Grecia da cui poi raggiungere la Turchia. una rotta che seguono, venendo dall’altra parte, anche i profughi afgani.
• E quelli che hanno effettivamente diritto all’asilo politico?
L’idea è che l’Onu apra uffici appositi in Libia. Del resto all’Onu la Libia ha presieduto per tre anni, a partire dal 2003, la Commissione per i diritti umani. L’Onu adesso sarà in grado, in quel Paese, di aprire uno sportello per chi ha bisogno d’asilo, no?
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