Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2009  maggio 13 Mercoledì calendario

LO ZEN E LA FISICA DELLE PAROLE


Le profezie scompariranno; il dono delle lingue cesserà e la scienza svanirà». Così, nella prima lettera ai Corinzi, l’apostolo Paolo annunciava la scomparsa del carisma delle lingue. Ma, forse, proprio la devozione verso gli antichi testi religiosi, coniugata all’high tech e a un po’ di follia, salverà il fragile patrimonio polifonico delle lingue. La prova è nella storia di Luisa Zini, una fisica italiana specializzata in scienza dei materiali che vive negli Usa. «Dopo il PhD in chimica all’Università di Los Angeles, sono finita a Portland - racconta -. Cercavo una comunità di tango argentino, una delle mie passioni. Iniziai a lavorare alla Norsam e un giorno si presenta una monaca buddhista che arriva dall’Australia con una singolare richiesta».
La Norsam Technologies è un’azienda dell’Oregon che usa le nanotecnologie e strumenti come i laser a eccimeri e i «Fib» - Focused ion beam, fasci di ioni concentrati - per creare oggetti miniaturizzati ed eseguire operazioni delicate come incidere i numeri di serie sui diamanti. Lì arriva la monaca, con un sogno: comprimere tutti i 600 testi in 98 volumi del canone tibetano «Kangyur» in un pendente grande quanto una moneta, affinchè chiunque potesse tenere le venerate parole sempre con sé, accanto al cuore. «Io, che sono buddhista da 20 anni - dice la Zini - non potevo che essere subito conquistata da un progetto simile e così ho iniziato a occuparmi di Rosetta». La Rosetta in questione è un metodo di archiviazione ad alta densità di dati, analogici e digitali, iscritti su superfici metalliche destinate a durare millenni.
La tecnica, nata nei laboratori di Los Alamos per memorizzare le informazioni sui siti di stoccaggio dei rifiuti nucleari che, per legge, vanno conservate per 10 mila anni, è un processo micro-fotolitografico: simile a quelli in uso nell’industria dei semiconduttori, è talmente preciso da permettere incredibili densità di scrittura. Su un disco di poco più di 5 centimetri di diametro possono essere incise fino a 200 mila pagine (se l’informazione è letta da un microscopio elettronico) o 20 mila (con un microscopio ottico). In questo caso la dimensione di ogni pagina è di 400 micron (meno di mezzo millimetro), con una risoluzione di 4 mila pixel per 4 mila.
Il nodo infinito
Spronata dall’ispirazione, la Zini ha sviluppato un software di controllo del processo di microincisione che compone i testi in un raffinato disegno visibile a occhio nudo. Poi ha trovato il modo di realizzare copie plastiche dai master metallici, ottenendo riproduzioni a basso costo. «Abbiamo creato un oggetto davvero interessante: nel piccolo disegno di un nodo infinito è contenuto l’intero canone ”Kangyur”. L’ho mostrato al mio maestro che si è sorpreso, ricordando come in Cina gli stessi testi ricoprano le pareti di intere caverne. A quel punto ho sentito che il mio lavoro assumeva un significato diverso, al di là del piacere di sperimentare».
E’ così che la fisica-artista si è buttata in un altro progetto, non meno fantastico: il Disco di Rosetta. Questa versione rivista e corretta della celebre stele che permise di decifrare i geroglifici egizi è un’idea della «The Long Now Foundation» di San Francisco: diretta dalla linguista della Stanford University Laura Welcher, prevede la collaborazione internazionale tra università, biblioteche, linguisti, antropologi e piccole comunità e punta a preservare la «biodiversità» linguistica del mondo. Dato che dal 50 al 90% delle 6 mila lingue attualmente parlate scompariranno entro un secolo (e molte non lasceranno traccia), la «Long Now» ha avviato diverse iniziative di salvaguardia, dalla creazione di un archivio permanente online fino al Disco di Rosetta.
Pazienza da amanuense
E qui Luisa Zini si è conquistata un ruolo di primo piano. Alla Norsam, con la pazienza di un amanuense, ha scannerizzato oltre 13 mila pagine di testi e le ha incise per mezzo del «Focused ion beam» su un disco di nickel di 7,1 cm di diametro. Ogni pagina, larga mezzo millimetro (come 5 capelli), può essere letta da un microscopio ottico con un ingrandimento di 650 volte. Quindi, in definitiva, il disco è un oggetto analogico, più che digitale. «Volevamo un sistema di archiviazione semplice e duraturo - conferma la Welcher -. Alla ”Long Now”, dove si pensa in chiave di millenni, ci siamo resi conto che i sistemi di stoccaggio dei dati sono effimeri, perché sono soggetti al sempre più rapido cambiamento delle tecnologie. Per quanti anni una foto salvata su Cd o Dvd sarà leggibile? Abbiamo definito questo problema ”The digital Dark Age” e abbiamo cercato una soluzione».
La soluzione si chiama «Disco di Rosetta». E’ contenuto in una sfera di cristallo e acciaio, garantita per 2 mila anni. Il lato visibile mostra un’immagine della Terra circondata da una spirale composta dalle parole «Lingue del mondo», tradotte negli 8 idiomi più parlati.