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 2009  maggio 13 Mercoledì calendario

SCARPE DA REGINA, OGGI VIVIER LE RIFAREBBE


Se per caso alla regina venisse la stravagante idea di andare – come dire’ in un night, why not? Se la ride Bruno Frisoni al pensiero, pe­rò confessa che il sogno l’ha fatto quando carta e china alla mano ha cominciato a disegna­re la piccola collezione Roger Vivier dedicata a «The Queen»: quattro calzature (uno stivale, una ballerina, una pumps e un sandalo) e tre borse (sera, gior­no e cocktail). «Capsula» pre­sentata con grande stile all’am­basciata francese a Londra. Co­lori regali (rubino, smeraldo, zaffiro, oro) e fiori nobili (il gi­glio). Eleganza e praticità e gla­mour.

Non senza una storia anzi «la» storia per l’ispirazione. Perché fu proprio a monsieur Vivier che la giovane principes­sa Elisabetta commissionò le «scarpette» dell’incoronazio­ne: era il 2 giugno del 1953. Lo stilista che inventò i tacchi a spillo entrò nella leggenda. Con molta discrezione, perché schizzi e decolleté furono con­segnati ai cerimoniali e nessu­no li rivide più. L’abito poi era lungo, e di quelle creazioni fu­rono immortalate, nelle foto uf­ficiali, solo le punte. Vivier mantenne il segreto e salvo qualche resoconto sui giornali dell’epoca e un paio di disegni null’altro. Questi i dettagli: nu­mero 37, tomaia di capretto d’oro e tacco tempestati di ru­bini. Giglio decorativo. E inno­vazione rivoluzionaria per l’epoca: un plateau nascosto al­l’interno. «Perché la principes­sa fosse regina da subito», dice Bruno Frisoni ri-raccontando la storia. Che era poi quella di una ragazza semplice-sempli­ce alla quale la madre, che per poco era stata regina, si era rac­comandata di non vacillare mai durante tutte le tre ore del­la cerimonia d’incoronazione, altrimenti la corona sarebbe ca­duta, segno di terribili presagi. Il plateau di Vivier aiutò la giovane Elisabetta ad essere re­gale, senza esitazioni. Non ten­tennò neppure per un secon­do. E la corona è ancora lì, do­po 56 anni. E per Buckingham Palace sono già partite le riedi­zioni di sandalo e pochette, en­tusiasmi elisabettiani permet­tendo. «Un così meraviglioso racconto non poteva andare di­menticato – aggiunge Frisoni – così ho pensato di rituffar­mi in quei momenti disegnan­do questa capsula, divertendo­mi a pensare una principessa oggi che sarà regina moderna domani dunque magari con una gran voglia di uscire la se­ra ».

La settecentesca ambasciata di Francia, nel cuore di Lon­dra, non poteva essere teatro più charmant, con la collezio­ne presentata fra cuscini di se­ta, marmi, specchi, ritratti dei più illustri ambasciatori. Nel­l’allestimento anche sei opere della regina Elisabetta firmate da Warhol, di cui due mai espo­ste in pubblico, della collezio­ne privata di Tim Griffiths. Co­lazione in ambasciata e cock­tail in boutique. Padroni di ca­sa Diego Della Valle, Ines de la Fressange e Bruno Frisoni fra attrici (Margo Stiller, Priscilla Waters, Astrid Munoz, Jeanne Marine), amici e clienti illustri.