Anna Masera, La stampa 13/5/2009, 13 maggio 2009
E-BOOK, LA CARTA NON ABITA PIU’ QUA
Negli Usa, sul lettore e-book Kindle di Amazon ci si può abbonare a oltre 58 giornali (presto anche a La Stampa). Ma in Italia La Stampa è il primo a essere già disponibile in abbonamento (11,90 euro al mese) in formato e-paper (www.lastampa.it/epaper) sugli unici e-book attualmente in vendita, iLiad e iRex, commercializzati da Simplicissimus Book Farm (www.simplicissimus.it): per saperne di più, vederlo e provarlo, partecipate alla conferenza stampa di lancio venerdì alle 12,15 al nostro stand alla Fiera del Libro (Pad. 3 – Q26 R25).
L’editore Stefano Angeli per ora si limita a metterli nel suo catalogo su Internet (www.francoangeli.it): 250 libri in formato elettronico, che saliranno a un migliaio entro la fine dell’anno, l’offerta più ricca oggi disponibile in Italia nell’ambito dell’editoria universitaria e professionale, quella che molti ritengono la più indicata ad aprire la strada all’e-book.
«Spero di convincerlo a offrire i suoi libri anche sui nostri dispositivi portatili» commenta Antonio Tombolini, amministratore delegato di Simplicissimus Book Farm, partner de La Stampa, che commercializza gli unici lettori e-book disponibili attualmente in Italia, l’iLiad e l’iRex, prodotti dalla Rex Technologies della Philips. Già: perché quando si parla di e-book si intende il lettore digitale - un oggetto di plastica delle dimensioni di un libro in formato paperback, ma più sottile - che contiene nella sua memoria centinaia di libri e permette di leggerli tutti su un unico schermo di «carta elettronica» più riposante per la lettura di un computer grazie a particelle che riproducono l’inchiostro anche alla luce del sole e simulano le pagine stampate.
C’è chi la vede come Umberto Eco, secondo cui il libro digitale non farà mai scomparire la carta. Chi la vede come Rupert Murdoch, secondo cui per salvare l’editoria nell’era dei bit bisogna trovare modelli di business a pagamento per libri e giornali come è stato fatto per la musica. E chi non trova affatto scontato che un libro - o un giornale - di carta resti sempre più comodo per la lettura. L’idea dietro all’e-book è accattivante: anziché parole inerti stampate, i lettori hanno testi dinamici immagazzinati in un supporto elettronico che permette loro di leggere, ingrandire, annotare, sottolineare, ricercare, archiviare, in futuro anche ascoltare. La sfida per i produttori è sviluppare un apparecchio comodo e facile da usare, trasportabile e fruibile dappertutto, come è un libro. Secondo Elido Fazi (Fazi Editore), «l’e-book permette di reintrodurre titoli usciti dal mercato o mai tradotti». Di certo c’è che l’e-book alletta perché fa risparmiare agli editori la carta, la stampa e la distribuzione, e permette di riproporre per i contenuti editoriali quel modello di business a pagamento che su Internet non funziona, perché nel Web il pubblico si aspetta tutto gratis e - come per la musica digitale e i video - addio copyright. Se il vecchio caro libro di carta affascina ancora, è ormai consolidato che l’e-book sarà ideale per gli studi: ai professionisti consente una modalità di lettura funzionale, con un accesso immediato alle informazioni cercate. E addio zainetto pesante a scuola.
Ma è anche vero che finora gli e-book hanno deluso le aspettative. Innanzitutto perché i prezzi dei dispositivi hardware sono ancora troppo alti, come sottolinea Gian Arturo Ferrari, direttore generale della divisione libri Mondadori: tra i 350 e i 600 euro (per quelli col wi-fi). Il problema prezzo riguarda anche i titoli: gli editori si giustificano additando l’Iva, che per i libri è del 4% ma per gli e-book è del 20%. Poi siamo ancora lontani da standard che ne rendano intuitivo l’uso ai non tecnofili: batterie che si scaricano, tasti piccoli, buchi tra le righe, numeri di pagina che non si trovano. Ogni produttore hardware promuove il proprio a discapito degli altri. Per tutelare i diritti d’autore, l’acquisto è di fatto una «licenza d’uso» che consente di scaricare il file e di ricevere una chiave d’accesso che permetterà all’acquirente di memorizzarlo e di visualizzarlo, ma solo sul proprio pc o sul proprio lettore e-book. Non è possibile stamparlo né copiarlo. Il sistema di controllo per la gestione dei diritti cosiddetto Drm (Digital Rights Management) limita l’utilizzo a un solo dispositivo.
«I clienti che scelgono gli e-book leggono nel corso dell’anno molti più libri rispetto agli altri» ha osservato Jeff Bezos, il fondatore di Amazon che sulla vendita dei libri via Internet ha fatto la sua fortuna, presentando quest’anno il suo Kindle 2, più maneggevole, potente e capiente. Nel frattempo, anche la Sony ha perfezionato il suo Reader, stringendo un importante accordo con Google Books per offrire il suo catalogo di libri digitalizzati. E Amazon ha poi sfornato il nuovo Kindle Dx, con uno schermo appositamente studiato più grande per permettere di leggere più comodamente anche gli «e-paper», i giornali scaricabili in abbonamento. L’ultima ricerca dell’Associazione Italiana Editori sembra dargli ragione: i ragazzi (6-17enni) che utilizzano le tecnologie - dall’ipod ai social network - hanno un rapporto sempre più stretto con la lettura. Qui stanno gli investimenti da fare e forse anche la chiave per identificare il lettore di domani.