Il fatto del giorno
di Giorgio Dell'Arti
L’Europa continua a prendersela con noi per la questione del «respingimento», la pratica adottata la settimana scorsa grazie alla quale barconi di migranti individuati in acque internazionali vengono respinti e costretti a tornare al porto di partenza (nel nostro caso, Tripoli). Ieri si è espresso con severità il commissario per i diritti umani del Consiglio d’Europa, Thomas Hammarberg. Ha detto che quello che l’Italia ha fatto «è molto triste», perché «mina la possibilità per ogni essere umano di fuggire da repressione e violenza, ricorrendo al diritto d’asilo». Un discorso analogo ha fatto Laura Boldrini, portavoce dell’agenzia Onu per i rifugiati. Insomma all’estero la «svolta storica» di Maroni non è piaciuta per niente.
• Ma questi che chiedono diritto d’asilo esistono veramente?
Ieri il ministro degli Esteri, Frattini, ha detto che su 100 clandestini l’asilo politico viene concesso a 20, cioè uno su cinque. Amnesty International dà cifre un po’ più alte: tre immigrati su dieci chiedono asilo politico e alla metà viene concesso. Frattini spiega che la linea di condotta italiana è stata concordata a livello di Comunità Europea lo scorso dicembre e che il Consiglio d’Europa, quello che ieri ci ha rimproverato, non ha niente a che fare con la Ue. Ha aggiunto: «Non è che noi possiamo consentire a 100 clandestini di entrare per accogliere 20 domande d’asilo».
• E allora?
Per il momento non c’è una risposta. E la maggioranza, nonostante l’appoggio forte di Berlusconi alla posizione leghista («Non vogliamo una società multietnica»), è spaccata. Fini ha ancora una volta preso una posizione critica verso il governo.
• Che cosa ha detto?
«Respingere l’immigrato che vuole entrare clandestinamente non viola il diritto internazionale. il diritto internazionale che lo prevede, ma è giusto che venga verificata la sussistenza dei requisiti per chiedere l’asilo prima di riaccompagnare il clandestino al Paese da cui proviene ». un modo per dire che il respingimento non si può fare, che Maroni ha sbagliato, che le intese a livello di Comunità Europea e l’accordo con la Libia – che i clandestini se li sta riprendendo – vanno buttati a mare. Per far partire la procedura del diritto d’asilo bisogna per forza accogliere gli immigrati, identificarli e interrogarli. un muro contro muro che però non porta da nessuna parte.
• Esiste una via d’uscita?
Credo che prima di tutto si debba tener conto del fatto che lo sbarco in Italia prelude per molti al raggiungimento di un altro Paese europeo. Dunque non è giusto lasciare il problema solo a noi. Lo ha detto lo stesso Hammarberg, l’uomo che ci ha criticato ieri: «Credo che il ministro Maroni agisca in questo modo perché a Bruxelles ha trovato soltanto il silenzio della Ue. In questo contesto, invece, anche l’Unione europea deve essere più responsabile e seria, mettendosi all’ascolto di quei Paesi come l’Italia o Malta che a nome di tutta l’Unione devono affrontare questa sfida. Spero davvero che l’Unione aiuti maggiormente l’Italia». A proposito di Malta, ieri s’è nuovamente verificato il caso di barche con disperati a bordo che Malta non ha voluto accogliere. La nave Spica, della Marina Militare, ha recuperato nel Canale di Sicilia 69 migranti, tra cui 16 donne, e li ha portati a Porto Empedocle. Prima ancora, due motovedette della Guardia di Finanza avevano soccorso a 23 miglia sud est di Capo Passero un gommone con 48 migranti. Li hanno portati a Siracusa, poi a Cassibile.
• Quindi gli sbarchi non sono cessati.
Però i trafficanti libici stanno pensando a rotte alternative, per esempio portare i barconi a Creta e da lì far arrivare i clandestini in Turchia. Il problema è sempre quello di raggiungere l’Europa. Certo ci vorrebbe che anche Gheddafi facesse un po’ di più. Il problema è che anche la Libia, con appena sei milioni di abitanti, è Paese di immigrazione. Chiama lavoratori da fuori e vive problemi non troppo diversi dai nostri: i libici danno la colpa di tanti loro guai agli stranieri. Ci vorrebbe, da parte di Gheddafi, soprattutto un’iniziativa seria contro i mercanti di uomini. Sa che nel patto che sottoscrivono con i migranti c’è la clausola che l’ultimo tratto di mare andrà percorso a nuoto? Grazie a questa clausola, i trafficanti si liberano dei loro passeggeri dopo aver percorso appena cento miglia, quando cioè appare la piattaforma dell’Eni che sta in prossimità della costa libica a pompare petrolio. Si vedono le luci della piattaforma, i trafficanti gridano «Italia, Italia», e quelli si buttano a nuoto. Come ha scritto Fiorenza Sarzanini sul Corriere della Sera di ieri: «Ne muoiono moltissimi, travolti dalle onde, stremati dalla fatica». [Giorgio Dell’Arti, Gazzetta dello Sport 12/5/2009]
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