Alberto Grassani, ཿIl Sole-24 Ore 12/5/2009;, 12 maggio 2009
FISCHIO CONSOB SULLE OPA MAI VISTE
Quando si tratta di calcio, Piazza Affari si trasforma. La regola è il fuorigioco. L’almanacco delle tentate scalate è pieno di colori: c’è l’ex centravanti Giorgio Chinaglia, oggi latitante, che annuncia per radio l’Opa sulla Lazio, c’è il portale del calcio che conferma il mai avvenuto acquisto della Roma da parte di George Soros- «ormai è fatta l’avvocato Joseph Tacopina sarà presidente » - e, ancora, c’è l’imprenditore farmaceutico Francesco Angelini che consegna alle pagine del Corriere dello Sport la propria manifestazione di interesse per la quotata As Roma. Gli stadi si infiammano. Nel 2005 alcuni "tifosi" biancocelesti, oggi condannati, hanno minacciato di morte il presidente Claudio Lotito per convincerlo a vendere a Chinaglia il controllo della Lazio, mentre domenica scorsa i supporter della Roma hanno chiesto a Rosella Sensi di cedere la squadra ad Angelini; inutile spiegare alla tifoseria della "Maggica" che l’imprenditore farmaceutico – benché credibile a differenza di Chinaglia – non ha presentato a Italpetroli nemmeno una generica manifestazione di interesse. La curva ha scelto il nuovo socio di riferimento: «Rosella c’è poco da litigà, te ne devi annà», spiegano gli striscioni, anzi «sbrigati, perché con Angelini ci passa il mal di testa».
Di sicuro il mal di testa viene al presidente della Consob Lamberto Cardia che per fermare la speculazione di Borsa ( il titolo As Roma è balzato del 45% in tre settimane) interviene, ammonisce, sanziona. Il problema è che la Commissione non fa in tempo a chiudere un’inchiesta - quella sull’offerta del finanziere ungherese Soros – che sul titolo As Roma arriva la cordata europea del magnate tedesco Volker Flick. E appena Flick liquida il suo interesse come «una bufala» subentra il progetto di Angelini. Fra una scalata e l’altra è meglio non trovarsi in portafoglio azioni della "Maggica"; cadono come Materazzi dopo la testata di Zidane.
Nel caos c’è anche buona fede. Gli stessi protagonisti sembrano sorpresi dalla sproporzione fra gli eventi societari, pressoché inesistenti, e l’effetto mediatico e borsistico delle loro "scalate". « curioso – ha spiegato il già noto Soros – ho avuto molta più pubblicità per il mio presunto interesse sulla Roma Calcio che è praticamente pari a zero, piuttosto che per i miei 20 anni di devozione alla causa dei Rom». Miracoli del calcio.
Rispetto al passato, però, questa notorietà ha un prezzo salato. La Consob sta tentando di arginare il fenomeno delle manipolazioni di mercato e grazie al nuovo potere sanzionatorio inizia a registrare alcuni successi.
La contesa della Ss Lazio, per esempio, è stata una partita marginale di Piazza Affari. Ma fra manipolazioni, riciclaggio e violazioni della normativa sull’Opa è da record per violazioni delle regole di Borsa e del codice penale, nonché da primato per sanzioni arbitrali. il «capitalismo delle multe», dove il controllo di una società da 27 milioni di euro di valore di mercato può costare, solo di ammende Consob, oltre 6 milioni di euro. «Oggi costa più la salsa dell’arrosto - scherza una fonte vicina al garante del mercato ”, perché con la legge del 2005 sui reati finanziari e la successiva riforma del risparmio si è data alla Consob l’attribuzione diretta del potere sanzionatorio e sono stati quintuplicati gli importi delle sanzioni». Le multe sono diventate «efficaci, dissuasive e proporzionali » e la proporzione viene calcolata sulla gravità degli abusi, non sul valore di Borsa della società colpita da manipolazioni. Così, solo per Chinaglia – fenomeno laziale che durante i mondiali del 74 fece il gesto dell’ombrello in mondovisione all’allenatore Ferruccio Valcareggi – la Consob ha stabilito sanzioni per 4,2 milioni.
E gli è andata bene, perché la sanzione massima per gli abusi di mercato (25 milioni) è un limite indicativo che può essere anche superato nei casi in cui la Commissione lo reputi necessario.
Sulla contesa per la Lazio, il garante dei mercati non ha peraltro punito solo l’Opa fantasma ma, nei giorni scorsi, ha sanzionato con 530 mila euro anche le manovre difensive di Lotito. Sotto la minaccia di scalata il presidente della Lazio ha infatti blindato il controllo della società con il "catenaccio" di un patto parasociale: secondo la ricostruzione della Consob, Lotito (che nel 2005 possedeva circa il 29% della società sportiva) avrebbe stretto un accordo occulto con Roberto Mezzaroma per acquistare un altro 14% del capitale della Lazio senza lanciare l’Opa obbligatoria. Insomma, Lotito è stato sanzionato con 530 mila euro per avere mantenuto il controllo di una società che vale 27 milioni e di cui l’imprenditore aveva il controllo di fatto. la stretta delle sanzioni, e non c’è confronto con il passato: nel 2002 i vertici di Sai sono stati sanzionati con 51 mila euro per il patto occulto con il quale hanno conquistato il controllo della Fondiaria.