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 2009  maggio 12 Martedì calendario

DALL’ESTRAZIONE AL GIOIELLO, GOLDLAKE CONIA L’ORO ETICO

Se le donne di Neandertal avessero indossato gioielli (e magari, chissà, lo facevano davvero), sarebbero stati d’oro. Secondo molti studiosi l’oro è stato il primo metallo usato dall’uomo (anche prima del rame), per creare ornamenti, gioielli e oggetti per i rituali.
Da allora – sono trascorsi 200mila anni – l’oro non ha mai conosciuto crisi come ingrediente principe della gioielleria e gli esseri umani si sono sbizzarriti a crearne tipi diversi, anche perché l’oro puro è troppo tenero per poter essere lavorato normalmente e viene quindi indurito legandolo ad altri metalli (in genere rame e argento). Da qualche anno però gli sforzi si stanno concentrando sulla nascita di un nuovo tipo di oro, quello etico, cioè estratto e lavorato nel rispetto dell’ambiente e delle persone. La strada per sensibilizzare consumatori e aziende è ancora lunga, soprattutto sui temi ambientali: in pochi sanno ad esempio che per produrre una semplice fede nuziale occorrono cinque tonnellate d’acqua e vengono prodotte 18 tonnellate di materiali di scarto.
Una delle aziende più impegnate nella costruzione di una vera e propria filiera etica dell’oro è la Goldlake, nata nel 2003 per iniziativa della famiglia di industriali umbri Colaiacovo, principali azionisti di Colacem, terzo gruppo cementiero italiano, con un giro di affari intorno agli 800 milioni di euro. Tramite Goldlake Italia, Goldlake Group detiene il pacchetto di maggioranza in Eurocantera, una società che opera in giacimenti auriferi in Honduras, nell’America centrale. L’attività di estrazione si concentra in un giacimento alluvionale e la l’alleata principale della Goldlake è la tecnologia: grazie a investimenti in ricerca, l’azienda ha sviluppato un processo industriale che permette di riciclare l’acqua e di non usare additivi, come il cianuro. La tecnica estrattiva si basa su un processo " gravimetrico", cioè sulla separazione per caduta di inerti, polveri e terriccio dall’oro, utilizzando esclusivamente acqua di riciclo, senza l’utilizzo di altre sostanze. La produzione di Eurocantera proviene per due terzi dalla miniera, il resto dell’oro viene estratto da artigiani indipendenti locali, che lavorano all’interno delle concessioni Eurocantera e che godono degli stessi benefici degli altri dipendenti, come l’assistenza sanitaria. Inoltre in questi anni Goldlake ha introdotto macchinari che facilitano il lavoro degli artigiani, sempre nell’ottica di sostenere le comunità locali.
Ma Goldlake non vuole limitarsi a estrarre l’oro senza danneggiare l’ambiente e senza sfruttare il lavoro locale (cosa che avviene ad esempio in alcune miniere africane e sudamericana, dove viene utilizzato il lavoro minorile e non sono rispettati standard ambientali). Quello di Goldlake è un model-lo di business applicabile all’intera filiera. L’oro di Eurocantera viene infatti raffinato direttamente in Italia, ad Arezzo, dove Goldlake ha un impianto di raffinazione. La raffinazione è realizzata in joint venture con il banco metalli Italpreziosi attraverso la società Goldlake IP, controllata al 50% da Goldlake Group e 50% da Italpreziosi. In altreparole, l’oro Goldlake/Eurocantera è trasparente, si possono seguire tutte le tracce che ha lasciato, dall’estrazione alla raffinazione.
Ora la sfida, per Goldlake, è coinvolgere anche i marchi di gioielleria nel progetto, una scelta annunciata ad esempio da Vhernier (si veda Il Sole 24 Ore del 18 dicembre scorso).