Marco zatterin, La stampa 12/5/2009, 12 maggio 2009
LA SVIZZERA BLOCCA I LAVORATORI EUROPEI
I prossimi a essere catapultati nella categoria dei «respinti» potrebbero essere gli italiani, in buona compagnia con tedeschi, francesi, inglesi e tutti gli altri soci del club dei primi (in ordine d’adesione) quindici membri dell’Ue. Stretta dalla crisi e preoccupata per una disoccupazione a livello di guardia, almeno per gli standard nazionali, la Svizzera valuterà domani se porre un limite al numero di cittadini europei ammessi a lavorare nella confederazione, in modo da difendere i posti nazionali e porre un freno all’ingresso di nuovi residenti. «Alla luce dell’andamento dell’economia e dei flussi migratori - ha dichiarato un portavoce del ministero della Giustizia - potremmo attivare presto la clausola di protezione».
La mossa è consentita dagli accordi bilaterali siglati negli Anni Novanta con Bruxelles, dove però la sua possibilità viene valutata come «un pericoloso precedente». Oltretutto, ai piani alti della Commissione c’è chi legge nel provvedimento anche una ritorsione per l’offensiva virulenta - guidata da Francia e Germania - contro il segreto bancario. Con questa premessa gli eventuali nuovi vincoli all’ingresso di cittadini comunitari potrebbero surriscaldare un insieme di relazioni bilaterali già tese. In febbraio si è evitata la rottura referendaria sulla libera circolazione, grazie al «sì» che ha evitato la chiusura dei confini all’Unione. Adesso il governo potrebbe fare, almeno in parte, quello che al fronte del no non è riuscito.
Alla radice del problema c’è l’allarme per i senzalavoro che crescono più di quanto l’esecutivo federale sia disposto ad accettare. Venerdì il Segretariato di Stato all’economia ha annunciato che i disoccupati sono giunti al 3,5% della popolazione attiva, solo un terzo rispetto all’Europa, ma la Svizzera è un altro pianeta. Preoccupa che il numero risulti d’un punto più alto rispetto a un anno fa e che a rischio siano soprattutto i giovani (il 4% non ha un impiego). I colpevoli di tutto ciò sarebbero, oltre la crisi globale a cui le banche svizzere hanno dato una bella spinta, anche degli immigrati comunitari.
Di qui nasce il giro di vite, con la clausola di salvaguardia contenuta nel trattato bilaterale sulla libera circolazione delle persone. L’accordo consente alla Confederazione di limitare le autorizzazioni di soggiorno per un massimo di due anni, qualora l’immigrazione cresca di oltre il 10% rispetto alla media dei tre anni precedenti. Vale per gli Euro-15, tutti gli altri sono già contingentati. «Per il momento il livello è abbastanza alto da rientrare nei termini contrattuali che consentono di reintrodurre una limitazione» ha spiegato Serge Gaillard, capo della direzione del Lavoro al segretariato dell’Economia.
Berna nega ogni ostilità nei confronti del mondo transalpino. «E’ grazie all’immigrazione che la nostra economia ha potuto crescere rapidamente in questi ultimi anni - insiste l’uomo del Tesoro elvetico -. Ed è grazie a loro se siamo stati colpiti più tardi e in modo meno grave dalla recessione». Difficile dire chi potrebbe essere colpito e in che misura. Il più grosso numero di immigrati arriva da Germania e Portogallo. Nel 2007, anno delle ultime cifre disponibili, gli italiani entrati in Svizzera sono stati 8.500. Nel complesso, francesi, tedeschi, portoghesi, italiani, spagnoli e austriaci rappresentano un esercito di invasione da circa centomila unità l’anno. Troppi per Berna. Ne devono saltare 5 mila se non di più, la cifra è allo studio. Bisogna vedere quanti posti svizzeri si possono blindare senza rompere i rapporti con Bruxelles.