Ettore Livini, la Repubblica 12/5/2009, 12 maggio 2009
LA FEBBRE DELLA TAZZINA DI CAFFE’
Già la crisi ci fa dormire male. Ma adesso la pioggia (troppa) in Colombia e la siccità in India rischiano di rendere più amaro anche il risveglio degli italiani. I prezzi di caffè e zucchero, le due pietre angolari della prima colazione tricolore, sono schizzati alle stelle.
Il costo del saccarosio raffinato sui mercato all´ingrosso è salito del 58% da inizio anno. Quello dei pregiati chicchi arabica di Bogotà – penalizzati da una serie di alluvioni – è quasi raddoppiato, balzando dagli 1,25 dollari alla libbra di dicembre, ai 2,20 di questi giorni. «E ha trascinato al rialzo i prodotti, come quello brasiliano, che vanno verso un raccolto record», spiega Mario Cerutti, responsabili acquisti materie prime della Lavazza. Così diversi produttori (da Kraft ai big Usa Folgers e Maxwell House) hanno già ritoccato del 20% i loro listini per le miscele colombiane. Aumenti che tra poco, inevitabilmente, arriveranno a cascata fino alla tazzina d´espresso del bar sotto casa.
«La situazione rischia di esplodere – conferma Andrea Illy, amministratore delegato Illycaffè ”. La produzione non sta al passo con i consumi. La domanda aumenta malgrado la crisi. Dalle piantagioni arrivano 3 milioni di sacchi in meno dei 130 milioni che si consumano ogni anno». Così basta pochissimo – come la pioggia in America Latina e in Vietnam o il crollo del 40% della raccolta di zucchero in India – per mettere i prezzi in tensione.
Gli analisti contavano sulla recessione. Certi che il calo della domanda avrebbe calmierato i problemi d´offerta della materia prima. Ma non è stato così. «I consumi mondiali continuano a crescere – assicura Illy ”. L´unica differenza è che si beve meno caffè al bar e più in casa, per risparmiare. In Italia le vendite sono stabili ma in tutti i paesi emergenti stanno esplodendo». Non solo. Dopo gli anni pionieristici della Moka e della Cimbali, anche il business un po´ sonnolento dell´espresso ha iniziato a esplorare le frontiere tecnologiche del terzo millennio. «Intendiamoci, il rito della caffettiera non tramonterà mai, resta il principale canale di consumo», dice il numero uno del gruppo triestino. Ma accanto all´omino con i baffi della Bialetti sono arrivate le cialde (i tecnici lo chiamano "caffè porzionato") che crescono a ritmi del 30% l´anno e il decaffeinato, salito dal 6% al 9% del mercato. Sono spuntate tazzine esotiche aromatizzate al ginseng o alla cannella che fanno storcere il naso a un purista come Illy. Che però, business is business, ha lanciato un caffè in lattina con la Coca-Cola.
Morale: la domanda sale mentre la produzione stagna. E per i caffè-dipendenti d´Italia – siamo i quinti consumatori al mondo dopo brasiliani, americani, tedeschi e giapponesi con 5,8 kg. a testa – lo spettro del caro-tazzina è dietro l´angolo. «Ma non c´è da preoccuparsi – tranquillizza tutti Cerutti ”. I mercati sono destinati a stabilizzarsi. E il costo della materia prima per ogni tazzina è di 10 centesimi. Gli aumenti quindi sarebbero minimi». Stesso discorso per lo zucchero: cinque degli otto analisti interpellati ieri da Bloomberg prevedono un calo. Il caffè amaro, per ora, può attendere.