Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2009  maggio 13 Mercoledì calendario

A MILANO MI MANDA LOMBARDO"


Saranno anche gli enti più inutili d’Italia, però le province continuano - per il momento - a esistere e le provinciali ad attirare candidature. La più curiosa a Milano: il candidato è Alberto Veronesi, di professione direttore d’orchestra, figlio dell’oncologo ed ex ministro Umberto, il partito che candida è l’Mpa, il Movimento per le Autonomie «made in Sicilia» di Raffaele Lombardo, per l’occasione alleato con la Destra e i Pensionati.
Maestro, perché ha accettato?
«Per tre ragioni. Prima, perché ci credo. Seconda, perché mio padre mi ha trasmesso la passione civile. Terza, perché quella del direttore è una figura carismatica, che può parlare a tutti».
Sì, ma nonostante il cognome le probabilità di essere eletto sono poche...
«Lo dice lei. Io dico che ci saranno delle sorprese».
Che c’azzecca Lombardo con la Destra e i Pensionati?
« una pura allenza tecnica per superare lo sbarramento del 3%. Poi, ognuno per sé».
Ma per tutti c’è la candidata a presidente della Provincia, la pensionata Elisabetta Fattuzzo.
«L’ho conosciuta, è una persona molto stimabile. Ci accomuna la fede nell’autonomia».
Per questo ha scelto l’Mpa?
«Se uno è moderato e laico ma non crede al partito unico dove si mette?»
Già, dove?
«Nell’Mpa. Se la Lega corre in Sicilia, non vedo perché l’Mpa non possa fare lo stesso in Lombardia».
Però lei dirige l’Orchestra Sinfonica Siciliana, che dipende dalla Regione Sicilia di cui Lombardo è presidente. Insomma, lei si candida per il suo datore di lavoro.
«Macché. Io non mi candido a Palermo, ma a Milano. A Lombardo mi lega solo la stima, credo reciproca».
E anche un bel conflitto d’interessi.
«Ma no! E poi non è stato un partito a cercare me, ero io che cercavo un partito. E finalmente l’ho trovato».
A Palermo, dove già le vicende dell’orchestra sono, diciamo così, molto discusse, ci saranno polemiche.
«Dicano pure. Io faccio solo presente che siamo in un Paese libero e che ognuno può candidarsi con chi vuole. E la mia è una scelta coraggiosa, in un momento in cui c’è chi pensa di governare con un partito unico per il prossimo ventennio».
Il suo contratto con l’Oss scadrà davvero a fine anno?
«Vedremo. Non ne abbiamo ancora parlato. Però non capisco cosa c’entri la musica con la candidatura».
Parliamo di politica, allora. Lombardo a parte, quale leader le piace?
«Ho grande stima di Berlusconi».
Ma se l’ha appena accusato di puntare al ventennio...
«Si può apprezzare l’azione del premier senza dover appoggiare il suo partito. Anzi, credo che se non avesse una concezione così schiacciante e plebiscitaria della politica potrebbe governare anche meglio».
Se sarà eletto, lascerà il podio per la poltrona?
«Promesso».
E se le offrissero un assessorato?
«Vorrei quello alla Cultura».
Pensare che a suo padre piace il Pd...
«Io sono più moderato, ma affascinato dall’autonomia. La Lombardia deve diventare un’altra Catalogna».