varie, 13 maggio 2009
Salvatore D’Angelo, 77 anni. Napoletano, «tranquillo, solitario, quasi scorbutico», viveva della sua misera pensione e abitava a Posillipo in un deposito di trenta metri quadri adattato a casa vicino alla villa dove il 5 aprile scorso tre rumeni massacrarono Franco D’ambrosio e consorte
Salvatore D’Angelo, 77 anni. Napoletano, «tranquillo, solitario, quasi scorbutico», viveva della sua misera pensione e abitava a Posillipo in un deposito di trenta metri quadri adattato a casa vicino alla villa dove il 5 aprile scorso tre rumeni massacrarono Franco D’ambrosio e consorte. L’altro giorno attraverso la finestra entrò nel suo monolocale qualcuno che lo riempì di calci e pugni, gli legò i piedi con un lenzuolo, gli tappò la bocca con un fazzoletto, poi frugò per casa rovesciando armadi e cassetti e infine andò via con un portafogli con pochi spiccioli e un cellulare (giorni dopo un conoscente trovò D’Angelo ancora in terra, tutto confuso, pieno di lividi e lordo di sangue; subito chiamò l’ambulanza ma il vecchio morì durante il trasporto in ospedale). Sabato 9 maggio in un monolocale al piano terra di via Marechiaro 89 bis a Posillipo, Napoli.