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 2009  maggio 13 Mercoledì calendario

MA LA PANCHINA INCIDE SOLO PER IL 20% - C’è

attesa, anzi fermento, presso due delle tre principali tifoserie di casa nostra. Sottintesa la conferma di Mourinho alla guida dell’Inter, infatti, Juventus e Milan stanno decidendo in questi giorni, forse in queste ore, il nome del tecnico prossimo venturo. Della Juve si sapeva, dopo il tracollo dell’ultima fase di stagione.
Del Milan si sapeva da ben prima, ma tutto era tornato in discussione dopo una rimonta che aveva creato qualche suggestione e molte illusioni di troppo. Invece, come confermato una volta di più da una sortita di Berlusconi, il destino di Ancelotti era comunque segnato: non a caso l’allenatore aveva già raggiunto un accordo – da ratificare - con il Chelsea, e poi preso tempo nell’eventualità vuoi di una improbabile conferma vuoi, in particolare, di un segnale concreto da Madrid. In casa Juve la pole position è di Spalletti, con il genoano ma di estrazione bianconera Gasperini in prima fila al suo fianco, e Antonio Conte come outsider gradito alla piazza. Anche in casa Milan la quotazione di Spalletti è ragguardevole, ma la filosofia societaria sembra orientata su un nome di famiglia come quello di Rijkaard, con Van Basten in alternativa. In ogni caso, qua come là, il prescelto avrà margini operativi non proprio illimitati. A Torino perché, gli piaccia o meno, le due principali operazioni sono già state concluse nelle persone del fantasista brasiliano Diego e del vecchio totem difensivo Cannavaro. A Milano perché è tradizione consolidata che il mercato sia gestito dalla società, in un’ottica in cui il marketing pesa almeno quanto la valutazione tecnica. Non risulta, per restare alla stagione in corso, che Ronaldinho, Shevchenko e poi Bechkam fossero tra i primi cento della lista presentata da Ancelotti. Mentre Quaresma, per la completezza dell’informazione, era il terzo dell’elenco di Mourinho dopo Lampard e Deco: per dire che non è poi sempre il caso di pendere dalle labbra di un allenatore, per rinomato che sia.
A proposito di Juventus e Milan, un pur frettoloso ripasso serve a ricordare che Maifredi fu accontentato in tutto e per tutto, a cominciare da Baggio: e fu l’unica volta che la Juve restò fuori dall’Europa. Mentre l’allora sconosciuto (come allenatore) Capello vinse tre scudetti consecutivi, e poi un quarto, rigenerando una squadra prima scolpita e poi stressata dal profeta Arrigo. Si quantifica in genere intorno al 20 per cento l’incidenza di un allenatore sui risultati di un club. In qualche caso la percentuale è approssimata per difetto: in altri quel numero, 20, andrebbe preceduto dal segno meno.