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 2009  aprile 15 Mercoledì calendario

In Italia

Il Presidente della Repubblica è Giorgio Napolitano
Il Presidente del Senato è Renato Schifani
Il Presidente della Camera è Gianfranco Fini
Il Presidente del Consiglio è Silvio Berlusconi
Il Ministro degli Interni è Roberto Maroni
Il Ministro degli Esteri è Franco Frattini
Il Ministro della Giustizia è Angelino Alfano
Il Ministro di Istruzione, università e ricerca è Mariastella Gelmini
Il Ministro del Lavoro e delle politiche sociali è Maurizio Sacconi
Il Ministro dell’ Economia e delle Finanze è Giulio Tremonti
Il Ministro della Difesa è Ignazio La Russa
Il Ministro dello Sviluppo economico è Paolo Romani
Il Ministro delle Politiche agricole è Luca Zaia
Il Ministro di Infrastrutture e trasporti è Altero Matteoli
Il Ministro della Salute è Ferruccio Fazio
Il Ministro di Beni e Attività culturali è Giancarlo Galan
Il Ministro dell’ Ambiente è Stefania Prestigiacomo
Il Ministro dell’ Attuazione programma di governo è Gianfranco Rotondi (senza portafoglio)
Il Ministro della Gioventù è Giorgia Meloni (senza portafoglio)
Il Ministro delle Pari opportunità è Mara Carfagna (senza portafoglio)
Il Ministro delle Politiche europee è Andrea Ronchi (senza portafoglio)
Il Ministro di Pubblica amministrazione e Innovazione è Renato Brunetta (senza portafoglio)
Il Ministro dei Rapporti con il Parlamento è Elio Vito (senza portafoglio)
Il Ministro di Rapporti con le Regioni e Coesione territoriale è Raffaele Fitto (senza portafoglio)
Il Ministro delle Riforme per il federalismo è Umberto Bossi (senza portafoglio)
Il Ministro della Semplificazione normativa è Roberto Calderoli (senza portafoglio)
Il Governatore della Banca d’Italia è Mario Draghi
Il Presidente della Fiat è Luca Cordero di Montezemolo
L’ Amministratore delegato della Fiat è Sergio Marchionne
Il Segretario Nazionale dei Popolari-UDEUR è Clemente Mastella
Il Coordinatore Nazionale di Sinistra Democratica è Claudio Fava
Il Presidente della Rosa per l’Italia è Savino Pezzotta

Nel mondo

Il Papa è Benedetto XVI
Il Presidente degli Stati Uniti d’America è Barack Obama
Il Presidente del Federal Reserve System è Ben Bernanke
Il Presidente della BCE è Jean-Claude Trichet
Il Presidente della Federazione russa è Dmitrij Medvedev
Il Presidente del Governo della Federazione russa è Vladimir Putin
Il Presidente della Repubblica Popolare Cinese è Hu Jintao
La Regina del Regno Unito è Elisabetta II
Il Premier del Regno Unito è Gordon Brown
La Cancelliera Federale di Germania è Angela Merkel
Il Presidente della Repubblica francese è Nicolas Sarkozy
Il Primo Ministro della Repubblica francese è François Fillon
Il Re di Spagna è Juan Carlos I
Il Presidente del Governo di Spagna è José Luis Rodríguez Zapatero
Il Presidente dell’ Egitto è Hosni Mubarak
Il Primo Ministro di Israele è Benjamin Netanyahu
Il Presidente della Repubblica Turca è Abdullah Gül
Il Presidente della Repubblica Indiana è Pratibha Patil
Il Primo Ministro della Repubblica Indiana è Manmohan Singh
La Guida Suprema dell’ Iran è Ali Khamenei
Il Presidente dell’ Iran è Mahmud Ahmadinejad

Sergio Marchionne è negli Usa per la pratica Chrysler e gli americani si sono talmente innamorati di lui che il più autorevole magazine di settore – Automotive News – lo ha indicato come il probabile amministratore delegato (Ceo) della casa automobilistica americana, beninteso se ci sarà il matrimonio con Fiat.

• E questo amore nascerebbe da cosa?
Da considerazioni molto pratiche. Gli analisti d’Oltreoceano sono andati a vedere in che condizioni si trovava la Fiat nel 2004, quando Marchionne ne prese il comando, e in che condizioni si trova oggi. La chiusura con General Motors, che fruttò alla Fiat, in totale, 4 miliardi di dollari, è stata raccontata senza rancore, ma con ammirazione. Lo staff che affianca Obama sulle questioni automobilistiche è rimasto colpito dall’approccio di Marchionne ai problemi di Chrysler. C’è poi la consapevolezza che Fiat potrebbe effettivamente avere quello che serve per rilanciare l’azienda americana, la capacità di fare macchine piccole, a basso consumo, ecologiche. Nel ritratto che gli ha dedicato ieri il Washington Post si respira ammirazione perfino per il casual di Marchionne, la sua predilezione per i girocollo e l’avversione per giacche e cravatte. Siamo di fronte a una piccola mitizzazione. Sarebbe però da ingenui credere che sia tutto oro quello che riluce.  

• In che senso?  Un pezzo di partito repubblicano – un pezzo maggioritario – è contrario alla vendita di aziende Usa agli stranieri. È anche contrario a personaggi non-americani che vadano a comandare in casa loro. Gli americani non sono diversi da noi: il nome di Marchionne potrebbe essere stato fatto uscire per bruciarlo e spianare la strada a Jim Press, che viene da Toyota. Toyota sa fare macchine piccole e Press è americano. Perché no? Toyota, a differenza di Fiat, è già presente in America e paga stipendi più bassi di quelli di Detroit. Anche Marchionne ha implicitamente riconosciuto che Toyota è un modello. Quando gli hanno chiesto: «Crede che Chrysler potrebbe guadagnar soldi vendendo auto piccole agli americani?», ha risposto: «Toyota does», «Toyota li guadagna».


• A proposito, il nostro uomo non ha problemi con l’inglese, vero?
È nato a Chieti, è cresciuto in Canada, ha tre lauree, gira il mondo da una vita. Guardi che il problema non è il curriculum né la lingua. Il problema è se l’accordo si fa o no.


• Avevo capito che la cosa era fatta.
No e non è neanche probabile. Non si potrà far niente se le banche che devono avere soldi da Chrysler non accetteranno di trasformare almeno parzialmente i loro crediti in azioni. E non si potrà far niente se i sindacati non accetteranno un forte ridimensionamento nelle paghe, nei contributi, nell’assistenza sanitaria. Obama (che ieri, sulla crisi globale, ha detto: «Si intravedono progressi, ma non siamo ancora fuori pericolo») ha dato tempo fino al 30 aprile: a quella data, le parti in causa dovranno essersi alleate e aver concordato il piano di sopravvivenza. Se sarà così, il governo tirerà fuori 6 miliardi per dare al gruppo il tempo necessario. Per far completare l’arrivo di Fiat in America ci vorranno infatti un paio d’anni, mentre i soldi per la ristrutturazione servono immediatamente.


• E se questo accordo non venisse raggiunto?
Ci sarebbe la procedura cosiddetta del Chapter 11 – dal paragrafo della legge fallimentare americana – che impedisce ai creditori di intervenire mentre l’azienda si riorganizza. È quello che si farà quasi sicuramente con General Motors, dove l’amministratore delegato è già stato cambiato. Si fa a pezzi l’azienda e si vendono questi pezzi (fabbriche o linee di concessionarie) al miglior offerente. Con i soldi si pagano i creditori. L’Economist ha scritto che questo caso per la Fiat sarebbe forse migliore: acquisterebbe concessionari e linee produttive a poco prezzo e con la garanzia di pagare stipendi bassi. Tornerebbe a far business negli Usa dopo più di 20 anni. E tuttavia l’altra linea, l’alleanza senza fallimento, è più seducente e magari anche più sicura, perché forse si farebbero avanti in parecchi per comprare i pezzi di una Chrysler fallita. Invece, dopo lo stanziamento di sei miliardi, si farebbe un consiglio d’amministrazione di 7 persone, con un presidente americano e Marchionne amministratore delegato. Può un essere umano guidare contemporaneamente la Fiat in Italia e la Chrysler in America? Parecchi scuotono il capo. Altri dicono che c’è già chi governa due grosse aziende contemporaneamente: il brasiliano Charles Ghosn sta alla testa di Nissan e di Renault nello stesso tempo. Evidentemente, si può fare.
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