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 2009  aprile 15 Mercoledì calendario

Francesco Ambrosio, 77 anni, e sua moglie Giovanna Sacco, 74. Lui, nato nel napoletano da una famiglia di mugnai, un naso pronunciato che a detta degli amici rivelava fin da giovane il fiuto per gli affari, diventato proprietario dell’Italgrani, azienda fondata nell’Ottocento dai suoi avi, aveva creato negli anni Ottanta un impero da 2

Francesco Ambrosio, 77 anni, e sua moglie Giovanna Sacco, 74. Lui, nato nel napoletano da una famiglia di mugnai, un naso pronunciato che a detta degli amici rivelava fin da giovane il fiuto per gli affari, diventato proprietario dell’Italgrani, azienda fondata nell’Ottocento dai suoi avi, aveva creato negli anni Ottanta un impero da 2.500 miliardi di lire guadagnandosi il soprannome di «re del grano». Lei, originaria di Lucera, alta, bellissima, bionda, portamento austero, era la figlia di Gianfranco Sacco, proprietario in Puglia di tre mulini. I due, sposati dalla fine degli anni Cinquanta, negli anni Ottanta andavano in giro con un jet privato e solcavano le acque di Capri con un lussuoso fuoribordo Magnum 63, poi per lui, amico intimo dell’ex ministro democristiano Paolo Cirino Pomicino, con Tangentopoli era cominciato il declino: arrestato due volte dalla Procura di Milano nell’ambito dell’inchiesta sulla maxitangente Enimont, costretto a vendere barca e aereo, in seguito coinvolto in un crac da circa 1000 miliardi per il quale era stato condannato a 9 anni di reclusione in primo grado, era ancora sotto processo. Martedì 14 aprile incontrò il suo avvocato per concordare la linea difensiva («Era sereno, più che sereno»), poi tornò nella villa di Posillipo a picco sul mare, piena di impalcature, sacchi di cemento e calcinacci per via di una ristrutturazione, e li cenò con la consorte. Più tardi lui si infilò il pigiama e andò a dormire in uno studio trasformato in camera da letto a causa dei lavori, le invece s’appisolò sul divano davanti alla tv, tutta vestita, perché dopo i fatti dell’Aquila aveva il terrore del terremoto e in caso di scosse non intendeva scappare in strada in camicia da notte. In serata arrivò da quelle parti un Marius Vasile Acsinei di anni 22, rumeno, ex giardiniere della villa che la signora Sacco aveva in gran simpatia per via dello «sguardo buono», che credendo la villa disabitata aveva architettato un furto con due balordi suoi connazionali, anche loro ventenni e incensurati. I tre entrarono prima nella dependance dove ingurgitarono wurstel e cioccolata annaffiati da vino Taurasi e champagne, quindi con una spranga di ferro infransero la porta-finestra della villa ma trovandosi di fronte Ambrosio che s’era svegliato per il fracasso con la stessa spranga lo colpirono in testa fracassandogli il cranio, lo stesso fecero con la consorte appena quella entrò nella stanza, quindi rovistarono ovunque rovesciando armadi e cassetti, arraffarono qualche gioiello, qualche orologio, un po’ di soldi e i cellulari dei cadaveri, e scapparono via (il Vasile Acsinei fu rintracciato proprio perché chiamò la madre in Romania col telefonino di Ambrosio: «Ho fatto un guaio, ho ucciso due persone»). A scoprire i corpi, la mattina dopo verso le 8, furono il figlio maggiore Massimo e un operaio. Verso la mezzanotte di martedì 14 aprile in una villa a picco sul mare in Discesa Gaiola a Posillipo.