Daniele Del Giudice, la Repubblica 15/04/2009, 15 aprile 2009
Mi piacciono i premi, ma non corro per lo Strega DANIELE DEL GIUDICE PER LA REPUBBLICA L’altra sera ho visto l’ennesima puntata del Dottor House – stavo in casa e a quell’ora in televisione non ci sono alternative
Mi piacciono i premi, ma non corro per lo Strega DANIELE DEL GIUDICE PER LA REPUBBLICA L’altra sera ho visto l’ennesima puntata del Dottor House – stavo in casa e a quell’ora in televisione non ci sono alternative. House rovistava in un cassetto, e quando uno dei suoi assistenti gli ha chiesto che cosa stesse cercando ha risposto: «Cerco come tutti voi approvazione, amore e qualche soldo in più». Anch’io come House e come voi cerco approvazione prima di tutto, i premi letterari mi piacciono e sono sempre stato grato alle giurie di quelli che ho vinto, ai giurati che si sono impegnati a leggermi e a esprimere un giudizio sui miei libri aiutandomi a proseguire. Anche a Montale piacevano i premi, a Quasimodo più ancora che a Montale, piacevano a Carlo Emilio Gadda, per quei pochi che ebbe, piacevano a Pirandello o a Pasolini. Ma devo confidare che io francamente al Premio Strega non ci avevo pensato, e nemmeno il mio Editore, e quando ho letto che lo avevo "già vinto" sono rimasto senza parole. Non ho mai avuto e non ho alcuna intenzione di partecipare alla selezione, non perché non apprezzi quel premio ma perché sto lavorando a un nuovo libro dal quale non vorrei distrarmi; e forse non tutti sanno che il Premio Strega in particolare richiede agli autori che vi partecipano un considerevole impegno. E poi desidero che il mio libro Orizzonte mobile percorra la strada che deve percorrere con le proprie forze, nel lavoro di chi scrive questo è sempre prioritario. Il libro stampato non ci appartiene più, e il nostro accompagnarlo è un po’ ridicolo, come se uno pretendesse di spingere avanti ciò che è stato prima. Un premio non riconosce l´autore, serve piuttosto a far conoscere un libro che va comunque per il mondo per suo conto. E nessuno scrittore dotato di un minimo di consapevolezza affiderebbe le proprie certezze, per poco importanti che siano, al risultato di un concorso letterario; il vero riconoscimento (e il riconoscersi) si vive da sé giorno dopo giorno mentre si scrive il libro: è lì che incontriamo gli altri attraverso le parole, lì stanno le nostre vittorie e le sconfitte, ed è abbastanza facile coglierle all’istante. Allo stesso tempo desidero che quanti hanno parlato di Orizzonte mobile a proposito dello Strega, attribuendo la certa vittoria a Tizio o a Caio, trovino il tempo di leggerlo nelle brevi pause dai loro impegni. Da parte mia, auguro al Premio Strega di scegliere bene, cosa non facile nella baraonda di chiacchiere da cui è circondato; e a me stesso auguro di lavorare tranquillamente alla stesura del nuovo libro, in compagnia dei miei lettori vecchi e nuovi.