Giampiero Mughini, La collezione, Einaudi Torino 2009, 15 aprile 2009
«Si può dire che nessuno abbia interpretato piú attivisticamente di Longanesi il clima, prodottosi allora in Italia in reazione alla chiusura provinciale fascista, di fervore culturale cosmopolita, che non aveva paragone nella éhte di alcun Paese libero d’Europa
«Si può dire che nessuno abbia interpretato piú attivisticamente di Longanesi il clima, prodottosi allora in Italia in reazione alla chiusura provinciale fascista, di fervore culturale cosmopolita, che non aveva paragone nella éhte di alcun Paese libero d’Europa. E anzi, come importatore di contrabbando letterario d’avanguardia, egli batteva, probabilmente, con statistiche alla mano si potrebbe dimostrarlo, gli antifascisti. Il gusto longanesiano, malgrado la sua estrema superficialità ed ambiguità, malgrado i vistosi sberleffi con cui egli lo avallava presso i fascisti, apriva di fatto nel gelido e goffo schieramento del gusto ufficiale fascista, uno spiraglio di frivolezza, di divertimento che significava se non aria di libertà, sollievo, allentamento di costrizione, e cioè cose che aiutano un poco a resistere» (Elena Croce su Longanesi e il Dopoguerra, 1946-1950).