Giampiero Mughini, La collezione, Einaudi Torino 2009, 15 aprile 2009
Il 6 o 7 dicembre 1913 Campana porta il manoscritto de I canti orfici nella redazione de Lacerba, dove però sono tutti presi dalla preparazione della serata futurista del 12 dicembre 1913 al Teatro Verdi (ne faranno il numero 24 del quindicinale)
Il 6 o 7 dicembre 1913 Campana porta il manoscritto de I canti orfici nella redazione de Lacerba, dove però sono tutti presi dalla preparazione della serata futurista del 12 dicembre 1913 al Teatro Verdi (ne faranno il numero 24 del quindicinale). Papini glielo ridà il giorno dopo senza commenti, dopo tre o quattro giorni glielo richiede, Campana lo consegna a Soffici la mattina del 12 dicembre, Soffici dice che pubblicherà, Campana torna a Marradi (non ha una lira e non può restare a Firenze), Soffici non dà notizie e quando il poeta, deluso, chiede indietro il manoscritto, Soffici gli comunica di averlo perso nel trasferire le sue cose da una stanza all’altra della casa. Campana riscriverà i Canti daccapo, ma non a memoria dato che aveva una gran quantità «di brogliacci e bozze e stesure tentate e ritentate». Il manoscritto venne poi ritrovato dalla figlia di Soffici, Valeria, nel 1971 (da cui l’edizione del 1973 che porta il titolo Il giorno più lungo)