varie, 15 aprile 2009
Lisa Morino, 22 anni. Figlia di siciliani ma nata a Genova, bella, bionda, prosperosa, «gentile e simpatica», cameriera nel bar-tavola calda del padre Rosario, nel luglio 2007, dando un grosso dispiacere ai genitori, aveva sposato in abito bianco il tunisino Walid Hamami di anni 23, clandestino prima delle nozze, qualche precedente per spaccio, «mezzo matto, spaccone, amante dei bei vestiti e dei telefonini», un’espulsione alle spalle e un lavoro saltuario da muratore finché il suocero non l’aveva assunto nel suo locale
Lisa Morino, 22 anni. Figlia di siciliani ma nata a Genova, bella, bionda, prosperosa, «gentile e simpatica», cameriera nel bar-tavola calda del padre Rosario, nel luglio 2007, dando un grosso dispiacere ai genitori, aveva sposato in abito bianco il tunisino Walid Hamami di anni 23, clandestino prima delle nozze, qualche precedente per spaccio, «mezzo matto, spaccone, amante dei bei vestiti e dei telefonini», un’espulsione alle spalle e un lavoro saltuario da muratore finché il suocero non l’aveva assunto nel suo locale. Da qualche giorno la Morino, stufa della gelosia dell’Hamami che la tormentava con scenate e pedinamenti, era tornata a vivere col padre, però la domenica di Pasqua volle rientrare nell’appartamento dove aveva abitato col marito per riprendersi la sua roba. Lui rincasò mentre lei riempiva una valigia, subito scoppiò una lite, d’un tratto il tunisino con la mano sinistra spinse la consorte sul letto, con la destra gli infilò un coltellaccio da cucina lungo venti centimetri nove volte nella gola, poi la stessa lama se la ficcò tre volte nel collo e gocciolando sangue scese cinque piani di scale urlando «ho ucciso mia moglie, mi voleva lasciare». Verso le 23 di domenica 12 aprile in un appartamento all’ultimo piano del civico 42 in via De Vincenzi a Molassana, quartiere periferico di Genova.